Dopo anni di difficoltà, pandemia e guerra hanno portato le commodities ai massimi. Il principale indice del settore è quasi triplicato in due anni. L’esperto di Capital group: «Pensiamo sia una tendenza duratura».
Dopo anni di difficoltà, pandemia e guerra hanno portato le commodities ai massimi. Il principale indice del settore è quasi triplicato in due anni. L’esperto di Capital group: «Pensiamo sia una tendenza duratura».La risalita delle materie prime senza sosta dall’estate del 2020 è un fenomeno unico nel suo genere. Uno degli indici più seguiti del settore, l’S&P gsci (un ampio barometro per il prezzo delle materie prime globali) è quasi triplicato in due anni e la recente invasione della Russia in Ucraina ha solo aggiunto benzina a un tema già infuocato. Storicamente l’andamento dei prezzi delle materie prime negli ultimi 30 anni - e da quando soprattutto si è fortemente sviluppato un mercato dei future sempre più speculativo - ha visto alternarsi brusche discese a forti salite con un andamento soprattutto negativo dall’estate del 2008 in poi. In quel periodo avere materie prime in generale (a eccezione in parte dell’oro) era considerato quasi uno dei modi più sicuri per perdere soldi.Offerta in abbondanza e scorte elevate, concorrenza dei produttori, deflazione, globalizzazione, prezzi dei noli in continua discesa hanno spinto al ribasso i prezzi di quasi tutte le materie prime. Da quelle agricole a quelle industriali.Poi, però, la fortissima ripresa industriale dopo i lockdown da pandemia ha avviato una dinamica dei prezzi al rialzo, sostenuta dalla forte domanda in alcuni settori (automobilistico, costruzioni, semiconduttori, energia) nel mezzo di una transizione energetica e con colli di bottiglia sempre più forti a livello logistico. In più, il clima avverso in molte parti del pianeta ha penalizzato la produzione di energia eolica e idroelettrica e anche quella di materie agricole come il grano. Così, come mostra l’andamento in Borsa di tutte le principali commodity, i produttori hanno goduto di un trend positivo, dato soprattutto dalla scarsità di prodotto. Inoltre, l’invasione della Russia in Ucraina ha esacerbato ulteriormente la situazione poiché sono coinvolte due nazioni produttrici di alcune fra le più richieste materie prime del pianeta. «Nei nostri portafogli in Soldiexpert scf», spiega Salvatore Gaziano, direttore investimenti della società di consulenza indipendente, «una presenza di materie prime e commodity in percentuali sopra il 10% è spesso presente da anni, poiché riteniamo che queste abbiano una loro logica ai fini della diversificazione, unita al fatto che molte società produttrici sono arrivate a quotare a livelli molto bassi e appetibili».A ogni modo, resta da capire se questa fiammata dei prezzi durerà ancora a lungo. «I prezzi», dice Lisa Thompson, gestore azionario di Capital group, «stavano aumentando molto anche prima dell’inizio del conflitto, contribuendo a pressioni inflazionistiche che non si vedevano dai primi anni Ottanta. Quindi, la domanda cruciale per gli investitori è: questi picchi di prezzo sono sostenibili?», si domanda, «Nel breve termine, la risposta è no. Il mercato ha reagito in modo eccessivo e stiamo già vedendo una diminuzione dei prezzi. Ma, rispetto a un anno fa, i prezzi delle materie prime sono significativamente più alti e pensiamo che si tratti di una tendenza duratura».
Massimo Doris (Imagoeconomica)
Secondo la sinistra, Tajani sarebbe contrario alla tassa sulle banche perché Fininvest detiene il 30% del capitale della società. Ma Doris attacca: «Le critiche? Ridicole». Intanto l’utile netto cresce dell’8% nei primi nove mesi, si va verso un 2025 da record.
Nessun cortocircuito tra Forza Italia e Banca Mediolanum a proposito della tassa sugli extraprofitti. Massimo Doris, amministratore delegato del gruppo, coglie l’occasione dei conti al 30 settembre per fare chiarezza. «Le critiche sono ridicole», dice, parlando più ai mercati che alla politica. Seguendo l’esempio del padre Ennio si tiene lontano dal teatrino romano. Spiega: «L’anno scorso abbiamo pagato circa 740 milioni di dividendi complessivi, e Fininvest ha portato a casa quasi 240 milioni. Forza Italia terrebbe in piedi la polemica solo per evitare che la famiglia Berlusconi incassi qualche milione in meno? Ho qualche dubbio».
Giovanni Pitruzzella (Ansa)
Il giudice della Consulta Giovanni Pitruzzella: «Non c’è un popolo europeo: la politica democratica resta ancorata alla dimensione nazionale. L’Unione deve prendere sul serio i problemi urgenti, anche quando urtano il pensiero dominante».
Due anni fa il professor Giovanni Pitruzzella, già presidente dell’Autorià garante della concorrenza e del mercato e membro della Corte di giustizia dell’Unione europea, è stato designato giudice della Corte costituzionale dal presidente della Repubblica. Ha accettato questo lungo colloquio con La Verità a margine di una lezione tenuta al convegno annuale dell’Associazione italiana dei costituzionalisti, dal titolo «Il problema della democrazia europea».
Ansa
Maurizio Marrone, assessore alla casa della Regione Piemonte in quota Fdi, ricorda che esiste una legge a tutela degli italiani nei bandi. Ma Avs la vuole disapplicare.
In Italia non è possibile dare più case agli italiani. Non appena qualcuno prova a farlo, subito si scatena una opposizione feroce, politici, avvocati, attivisti e media si mobilitano gridando alla discriminazione. Decisamente emblematico quello che sta avvenendo in Piemonte in queste ore. Una donna algerina sposata con un italiano si è vista negare una casa popolare perché non ha un lavoro regolare. Supportata dall’Asgi, associazione di avvocati di area sorosiana sempre in prima fila nelle battaglie pro immigrazione, la donna si è rivolta al tribunale di Torino che la ha dato ragione disapplicando la legge e ridandole la casa. Ora la palla passa alla Corte costituzionale, che dovrà decidere sulla legittimità delle norme abitative piemontesi.
Henry Winkler (Getty Images)
In onda dal 9 novembre su History Channel, la serie condotta da Henry Winkler riscopre con ironia le stranezze e gli errori del passato: giochi pericolosi, pubblicità assurde e invenzioni folli che mostrano quanto poco, in fondo, l’uomo sia cambiato.
Il tono è lontano da quello accademico che, di norma, definisce il documentario. Non perché manchi una parte di divulgazione o il tentativo di informare chi stia seduto a guardare, ma perché Una storia pericolosa (in onda dalle 21.30 di domenica 9 novembre su History Channel, ai canali 118 e 409 di Sky) riesce a trovare una sua leggerezza: un'ironia sottile, che permetta di guardare al passato senza eccessivo spirito critico, solo con lo sguardo e il disincanto di chi, oggi, abbia consapevolezze che all'epoca non potevano esistere.






