2025-07-13
Tra fianco Est e sfide cyber ora i tedeschi fanno sul serio
Legacy codes
La Bundeswehr sarà in pianta stabile in Lituania. E sfrutterà tutte le nuove tecnologie. Fino a una decina di anni fa le forze armate tedesche si sono mosse all’estero nell’esclusiva logica della complementarietà. Hanno partecipato a missioni Nato, Onu e dell’Unione europea in Africa e Medio Oriente. Il ruolo è sempre stato quello di riempitivo. In molti casi hanno fatto sponda con i francesi nel Sahel, dove Angela Merkel immaginava potesse esserci un interesse commerciale o industriale. La marina tedesca dal 2008 si è impegnata contro la pirateria nel Corno d’Africa e ha dato supporto alle missioni Ue per presidiare il fianco Sud della Nato. Nel 2022, prima dello scoppio della guerra in Ucraina, gli uomini impegnati all’estero erano poco più di 3.000.Una numero che non è mai riuscito a fare la differenza. Adesso, però, la Bundeswehr sta ridisegnando la mappa della propria presenza geopolitica. Dopo l’annuncio del piano miliardario di riarmo, punta ad avere un presidio fisso in Lituania. Alla fine di maggio il cancelliere Friedrich Merz ha inaugurato il primo dislocamento della brigata corazzata. A oggi sono meno di 200 uomini. A breve saranno 500 e, all’inizio del 2027, rasenteranno la cifra di 4.800 unità. Appunto, l’intera brigata. È chiaro che l’obiettivo è fissare il perno Nato nel fianco Est. Rafforzare la rete militare nella Mitteleuropa e trovare il link definitivo con le forze armate polacche. Da un lato fa rumore anche solo l’idea che una intera brigata corazzata sia a tempo indeterminato dislocata fuori dai confini tedeschi, ma questa è solo la punta dell’iceberg. La guerra in Ucraina sta consentendo a un pezzo di Difesa Ue di fare passi da gigante nella gestione delle guerra nella quinta dimensione. E nell’utilizzo dell’Intelligenza artificiale. E gli esempi concreti non mancano.Il colosso del Deep State Usa, Palantir, è riuscito a mettere sotto le proprie ali anche la Nato. L’azienda creata poco più di 20 anni fa da Peter Thiel, Stephen Cohen, Joe Lonsdale e Alex Karp, dopo essere diventata fornitore indispensabile di tutte le agenzie federali Usa e delle agenzie di intelligence occidentali, ha annunciato poche settimane fa un accordo con Ncia, il dipartimento delle comunicazioni e delle informazioni dell’Alleanza. Sul tavolo, l’applicazione dell’Intelligenza artificiale alle missioni Nato e, quindi, alla guerra. Il software chiamato Maven smart system è già operativo. Secondo il direttore generale di Ncia, Ludwig Decamps, l’impiego della piattaforma fornisce «capacità di Intelligenza artificiale personalizzate e all’avanguardia» all’Alleanza atlantica, garantendo che le forze armate siano dotate «degli strumenti necessari per un’azione efficace e decisiva sul campo di battaglia moderno». Al di là delle dichiarazioni di rito, bisogna capire sia da un punto di vista concreto sia filosofico in che cosa consiste il cambio di passo. I centri di comando e controllo saranno in grado di avviare una tokenizzazione delle informazioni con l’obiettivo di elaborare milioni di input in brevissimo tempo. Si potranno tracciare i target fino nei dettagli più minuscoli, tanto da poter distinguere tra un civile e un militare o un miliziano anche all’interno di un edificio. Una evoluzione di quanto oggi riesce a fare l’Idf che, a partire dalla guerra di Gaza, è il primo esercito al mondo che ha fatto il «salto quantistico». Adesso sia i polacchi sia i tedeschi cominciano a utilizzare il nuovo software, ma non è certo una sperimentazione. Negli ultimi due anni è stato impiegato, a quanto risulta alla Verità, dalle forze armate ucraine già settato con parametri Nato. La guerra fa evolvere le tecnologie e chi ha partecipato, magari sotto copertura, a quella ucraina si porterà a casa un maggiore bagaglio. Ecco, al di là del dislocamento all’estero, sarà importante porre attenzione a quanto i tedeschi, magari a braccetto con i polacchi, potranno fare nella dimensione del cyberspazio.
Edoardo Raspelli (Getty Images)
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