2020-10-02
Tra bonus e protocolli è campionato farsa
Enrico Preziosi (Jonathan Moscrop/Getty Images)
Al Genoa 16 contagiati, salta la partita con il Toro. Le regole Uefa sono paradossali, ma il calcio non si può fermare: ballano troppi soldi, impensabile un ulteriore slittamento di Europei e Champions. E la Lega di Serie A ha urgente bisogno dei diritti tv.Andrà tutto bonus: il campionato di calcio 2020/21 si concluderà a tutti i costi entro il 23 maggio prossimo, per una serie di motivi che nulla hanno a che vedere con la regolarità dal punto di vista sportivo, e il pallone italiano rotola ( così incontro a una stagione che sarà da dimenticare il prima possibile. L'11 giugno iniziano gli Europei, già spostati di un anno a causa del Covid, e questa volta gli sponsor non accetterebbero altri slittamenti. Lo stesso vale per la Champions league, la cui finale quest'anno si è disputata il 23 agosto: impossibile immaginare un altro slittamento. Infine, il campionato di Serie A: la Lega di Serie A non ha ancora incassato l'ultima rata dei diritti televisivi dell'anno scorso, 131 milioni di euro, e quindi la stagione appena iniziata dovrà assolutamente concludersi entro le date stabilite, perché un altro braccio di ferro con Sky e Dazn farebbe crollare il sistema.Dunque, ecco l'ideona del covid-bonus. Ieri il Consiglio di Lega ha deciso di rinviare a data da destinarsi Genoa-Torino, in programma domani, sabato, alle 18, accogliendo la richiesta dei rossoblù, che si ritrovano con ben 16 contagiati, 12 giocatori e quattro membri (ieri è arrivata la notizia della positività anche di Mattia Destro). Nel vertice è stato quindi deciso di adottare la regola Uefa: le partite si dovranno giocare se le squadre hanno almeno 12 giocatori sani più il portiere, e in caso di rifiuto è previsto lo 0-3 a tavolino. I club con almeno 10 giocatori positivi potranno però giocarsi un solo «bonus» e chiedere il rinvio: il Genoa lo utilizza per la partita contro il Toro, e quindi non ne avrà altri a disposizione per l'intera stagione. Proviamo a immaginare le conseguenze di questa decisione sul campionato: i paradossi sono talmente tanti che è difficile elencarli tutti. Il Genoa, ad esempio, lunedì sera dovrebbe giocare a Verona per il posticipo della quarta giornata: che cosa accadrà, se i giocatori non saranno ancora guariti? La risposta formale è: Rolando Maran farà ricorso alla primavera. Bene (anzi malissimo): in questo modo, il Genoa che scenderà in campo a Verona non sarà lo stesso Genoa che affronterà le altre squadre, col risultato di falsare il campionato. Non solo: immaginiamo una squadra con 9 positivi, tutti titolari, che deve disputare una gara da ultima spiaggia contro una diretta concorrente nella lotta per non retrocedere. Paradossalmente, quella squadra dovrà sperare di avere un altro contagiato, in modo da poter chiedere il bonus e far rinviare la partita. Identico discorso per gli scontri scudetto, per le partite decisive per la qualificazione alle coppe europee. Naturalmente, chi dovesse rendersi responsabile di un «contagio volontario» commetterebbe non solo un gravissimo illecito sportivo, ma anche un reato, e correrebbe rischi gravissimi, ma nessuno può escludere comportamenti irresponsabili. Infine, giocare una partita con 13 effettivi, significa poter effettuare in tutto due sostituzioni, contro una squadra che può effettuarne cinque. Non manca chi propone di mutuare la soluzione adottata dalla Nba: i giocatori di 22 squadre del principale campionato di basket americano, si sono chiusi a Disney world, in Florida, seguendo rigidissimi protocolli di igiene e distanziamento fisico, e stanno così riuscendo a portare a termine la stagione. Perché non fare lo stesso per la Serie A? Gli addetti ai lavori fanno notare che il calcio italiano deve andare avanti nella sua interezza, che non si può privilegiare la massima serie rispetto agli altri campionati, e che quindi si dovrebbe isolare dal resto del mondo migliaia di atleti. Tutto falsato, quindi, ma the show must go on, perché in ballo ci sono centinaia di milioni di euro, e occorre dare atto al Genoa di essere stata la prima squadra europea a far comprendere a tutti come sia difficile convivere con il coronavirus per lo sport professionistico. «Il rinvio della gara col Torino era normale», dice il presidente del Genoa, Enrico Preziosi, «siamo decimati, se non rinviavano la partita chi scendeva in campo, io e il direttore sportivo?». Il Genoa tra l'altro non si sta allenando: anche ieri l'Asl ha proibito la seduta quotidiana. Il 6-0 rimediato a Napoli domenica scorsa, in una situazione di ansia, preoccupazione, incertezza, può tranquillamente essere addebitato all'emergenza, così come non si può certamente definire tranquilla la vigilia del Napoli, atteso domenica prossima dalla Juventus per la prima sfida scudetto di quest'anno. L'altro ieri i tamponi effettuati dagli azzurri di Rino Gattuso sono risultati tutti negativi, ma come è noto i tempi di incubazione del coronavirus sono di 4/5 giorni, e quindi il secondo tampone effettuato ieri, i cui risultati si conosceranno oggi, lascia tutti col fiato sospeso. Sabato ci sarà l'ultimo tampone, e basterebbero un paio di positivi per non escludere un contagio più ampio, sempre considerati i tempi di incubazione. Domenica sera, quindi, tra i giocatori in campo potrebbero esserci dei contagiati, a loro insaputa.