2021-02-18
Tornano disciplina e rispetto ma solo in un reality dove la norma è eccezione
«La Caserma» su Rai 2 è un reality diverso da tutti gli altri. Un gruppo di ventenni deve affrontare l'addestramento militare e imparare a rispettare le regole, a lavorare in gruppo e a faticare. Distinguendosi dai piagnistei imperanti sullo schermoCapisci di avere davanti qualcosa di completamente diverso quando, sullo schermo, appare Elena, una ragazza di 21 anni, con la divisa grigioverde addosso e un'espressione molto seria disegnata sul viso. Si sta candidando a guidare la sua squadra e si presenta dicendo: «Penso di poter portare disciplina e rispetto delle regole». Qualche minuto dopo, ecco un altro ragazzo, Andrea, anche lui in divisa, anche lui serio. Sta parlando delle qualità di un capo, e spiega: «Servono responsabilità e attitudine militare, e io finora ho dimostrato di averle». Eccola qui, la diversità radicale: due ragazzi giovani che dicono cose fuori dall'ordinario. Una tesse l'elogio della disciplina, l'altro fa professione di umiltà. Elena e Andrea appartengono a quella che molti osservatori amano chiamare «Generazione Z». L'intellettuale radical Claire Fox, anni fa, ne diede una definizione molto calzante, presentandola come la «generazione dei fiocchi di neve». La Fox voleva descrivere i ventenni odierni, «incapaci di affrontare tutto ciò che si pone come problematico o che viene percepito come offensivo, solo perché contrasta con il loro modo di pensare, che poi è quello del mainstream generale». Secondo la studiosa, i post adolescenti odierni «sono così fragili che, di fronte a un'idea diversa dalla loro, chiedono che venga eliminata per essere lasciati in pace. Accade perché non sono assolutamente in grado di opporsi a visioni differenti con argomentazioni ragionevoli. Sono inconsistenti». I giovani fiocchi di neve sono così: convinti di essere speciali, unici, e pronti a sciogliersi alla prima difficoltà. Ma Elena e Andrea appaiono diversi, e così pure i compagni che con loro partecipano al reality show di Rai 2 intitolato La caserma. I protagonisti del programma sono «quindici ragazzi e sei ragazze appena maggiorenni, provenienti da tutta Italia, che non hanno mai sperimentato un mondo senza internet e social media e che vivranno per un mese un'esperienza estrema e sconosciuta. Una sfida a mettersi alla prova, per imparare a credere nel gruppo e nell'amicizia». Questi giovani tra i 18 e i 23 anni sono rimasti per un mese a Levico, in provincia di Trento, dentro a una struttura allestita come se fosse una caserma. Con loro c'erano cinque istruttori militari professionisti (Simone Cadamuro, Germano Capriotti, Deborah Colucci, Giovanni Rizzo, Salvatore Rossi) che li hanno trattati come se fossero reclute. I ragazzi e le ragazze della Caserma non hanno imparato a fare le mossette su un palco o a misurarsi con una besciamella come se lottassero per salvarsi la vita. No, questi ventenni sono stati educati a diventare adulti. Sono stati disciplinati, cioè hanno imparato attraverso l'esempio e tramite la fatica. Di questi tempi sul piccolo schermo siamo abituati a vedere il trionfo del narcisismo. Non c'è format, film o serie tv che non metta in scena le minoranze risentite che richiedono diritti e, più spesso, privilegi. I personaggi adolescenti che vanno per la maggiore sono di solito vittime dei bulli, o vagano spaesati alla ricerca di sé stessi. Annegano nei social network, o si presentano come «ribelli» che «infrangono le regole» allo scopo di «essere davvero sé stessi». Cioè, per essere chiari, sono ragazzotti arroganti che si perdono in un bicchiere d'acqua e pretendono di fare quello che gli pare, a discapito degli altri. La Caserma propone un modello alternativo. Osservare un gruppo di ventenni che partecipa - imbracciando un fucile mitragliatore - a un'esercitazione militare è uno spettacolo inaudito per gli occhi anestetizzati del pubblico italico. Ma, a dirla tutta, le divise e i mitra sono soltanto l'elemento superficiale e spettacolare. Perché gli aspetti più interessanti del programma sono molti più semplici, quasi banali. I giovani imparano a rifarsi il letto, a rispettare gli ordini. Imparano le regole della comunità, l'attenzione nei riguardi dei compagni e dei superiori. Sono, almeno per qualche giorno, immersi in un ordine gerarchico, in cui i limiti contano eccome. Vivono in una situazione che la politologa Chantal Mouffe chiamerebbe «agonistica». Imparano, cioè, ad affrontare le difficoltà, a vivere come avversari che si rispettano e non come spietati «competitor» che si affrontano sul mercato con l'unico obiettivo di schiacciarsi. Questi giovani, insomma, fanno tutto ciò che i loro coetanei, normalmente, non fanno. Stanno a contatto con la natura, con il mondo reale. Sudano, si allenano allo scopo di diventare più forti e migliori, non per perdere qualche chilo in palestra. Il loro esercizio fisico, come nel ginnasio di Platone, è anche esercizio spirituale. Chiaro: La Caserma resta un reality show. Conserva alcuni dei vizi e dei luoghi comuni del pensiero predominante. Non può prescindere dagli sfoghi, dalle litigate e dall'esibizione del privato dei protagonisti. Non va fino in fondo, nel senso che presenta una versione un po' edulcorata dalla vita militare. Ma rappresenta comunque un soffio di vento diverso. Persino le lezioni di storia di Aldo Cazzullo, sviando dai sentieri consueti, offrono talvolta emozioni forti. Pensate: i ragazzi hanno sentito parlare della Grande guerra. Hanno ascoltato una celebrazione dell'eroismo degli alpini, un inno all'amor patrio e non la solita tirata dedicata a militanti politici che si sono battuti «per i diritti». Il ministro dell'Istruzione dovrebbe prendere esempio. Disciplina, umiltà, fatica, comunità, eroismo, dignità. Se fossimo abituati a trovare più spesso questi valori, La Caserma sarebbe un programma più banale e il mondo sarebbe un posto migliore. E invece, purtroppo, La Caserma è un programma originalissimo.
(Arma dei Carabinieri)
All'alba di oggi i Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Chieti, con il supporto operativo dei militari dei Comandi Provinciali di Pescara, L’Aquila e Teramo, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia de L’Aquila, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un quarantacinquenne bengalese ed hanno notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 19 persone, tutte gravemente indiziate dei delitti di associazione per delinquere finalizzata a commettere una serie indeterminata di reati in materia di immigrazione clandestina, tentata estorsione e rapina.
I provvedimenti giudiziari sono stati emessi sulla base delle risultanze della complessa attività investigativa condotta dai militari del NIL di Chieti che, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno fatto luce su un sodalizio criminale operante fin dal 2022 a Pescara e in altre località abruzzesi, con proiezioni in Puglia e Campania che, utilizzando in maniera fraudolenta il Decreto flussi, sono riusciti a far entrare in Italia diverse centinaia di cittadini extracomunitari provenienti prevalentemente dal Bangladesh, confezionando false proposte di lavoro per ottenere il visto d’ingresso in Italia ovvero falsificando gli stessi visti. L’associazione, oggi disarticolata, era strutturata su più livelli e si avvaleva di imprenditori compiacenti, disponibili a predisporre contratti di lavoro fittizi o società create in vista dei “click day” oltre che di di professionisti che curavano la documentazione necessaria per far risultare regolari le richieste di ingresso tramite i decreti flussi. Si servivano di intermediari, anche operanti in Bangladesh, incaricati di reclutare cittadini stranieri e di organizzarne l’arrivo in Italia, spesso dietro pagamento e con sistemazioni di fortuna.
I profitti illeciti derivanti dalla gestione delle pratiche migratorie sono stimati in oltre 3 milioni di euro, considerando che ciascuno degli stranieri fatti entrare irregolarmente in Italia versava somme consistenti. Non a caso alcuni indagati definivano il sistema una vera e propria «miniera».
Nel corso delle indagini nel luglio 2024, i Carabinieri del NIL di Chieti hanno eseguito un intervento a Pescara sorprendendo due imprenditori mentre consegnavano a cittadini stranieri documentazione falsa per l’ingresso in Italia dietro pagamento.
Lo straniero destinatario del provvedimento cautelare svolgeva funzioni di organizzazione e raccordo con l’estero, effettuando anche trasferte per individuare connazionali disponibili a entrare in Italia. In un episodio, per recuperare somme pretese, ha inoltre minacciato e aggredito un connazionale. Considerata la gravità e l’attualità delle esigenze cautelari, è stata disposta la custodia in carcere presso la Casa Circondariale di Pescara.
Nei confronti degli altri 19 indagati, pur sussistendo gravi indizi di colpevolezza, non vi è l’attualità delle esigenze cautelari.
Il Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro, da anni, è impegnato nel fronteggiare su tutto il territorio nazionale il favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, fenomeno strettamente collegato a quello dello sfruttamento lavorativo.
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Novità per i cittadini. Da questo mese stop al telemarketing da numero mobile, mentre il 30 novembre potrebbe arrivare lo stop a molti autovelox non conformi alle normative.