2024-11-30
A Torino facinorosi contro gli agenti
Scontri tra forze dell’ordine e antagonisti, occupata la stazione. Sei poliziotti feriti Coisp: «Estremisti legittimati da chi inneggia ai tumulti». A fuoco foto di Giorgia Meloni e Matteo Salvini.Giornata di sciopero generale nelle principali città italiane. Ieri, i cortei hanno sfilato - tra i vari municipi - a Milano, Roma, Firenze, Torino, Cagliari, Palermo, Bologna (dove ha partecipato il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini) e Napoli (presente Pierpaolo Bombardieri, segretario della Uil). Non hanno aderito allo sciopero Cisl e Ugl, soddisfatti della manovra economica varata dal governo di Giorgia Meloni. E proprio la finanziaria avrebbe dovuto essere, sulla carta, l’oggetto delle contestazioni, benché in piazze come quelle di Torino abbiano preso il sopravvento gli antagonisti. E così, la rivolta sociale annunciata è servita sul piatto: sei agenti feriti.Nel capoluogo piemontese, lo spezzone degli studenti, dei centri sociali e dei manifestanti pro Pal ha marciato in coda al corteo dei lavoratori, esibendo bandiere della Palestina e striscioni in cui chiedevano «verità e giustizia per Ramy», il diciannovenne egiziano morto a Milano nei giorni scorsi durante un inseguimento della polizia (di cui gli antagonisti hanno già decretato la colpevolezza). Il blocco degli studenti si è reso protagonista di atti violenti già in Piazza Castello, dove sul palco dei sindacati è intervenuto Giorgio Airaudo, segretario generale della Cgil Piemonte. Entrato nella piazza, il gruppo di contestatori ha lanciato fumogeni, uova piene di vernice rossa e altri oggetti contro i carabinieri schierati a protezione della prefettura. A un certo punto, lo spezzone si è diretto verso Porta Nuova, dove in Via Sacchi ha cercato di sfondare il cordone della polizia, attaccandolo con calci e pugni e brandendo le aste delle bandiere. Gli agenti hanno risposto coi manganelli. In corso Vittorio Emanuele II, nello stesso frangente, una fetta di manifestanti ha bruciato un fantoccio raffigurante Matteo Salvini, vicepremier e ministro dei Trasporti, e tre cartonati con le facce del primo ministro Giorgia Meloni, del ministro della Difesa, Guido Crosetto, e dell’Ad di Leonardo, Roberto Cingolani. Il tutto accompagnato da cori come «Al rogo, al rogo!». Fallito l’assalto a Porta Nuova, un gruppo di 200 manifestanti si è spostato presso la stazione di Porta Susa, dove è riuscito a occupare i binari e fermare la circolazione dei treni al grido di «Intifada! Intifada». Dopo un po’, liberati i binari, sono ripartiti in corteo fino a piazza Statuto, dove si sono sciolti dandosi appuntamento al prossimo 13 dicembre.«Offese e aggressioni continue ai poliziotti: non ce la facciamo più», ha sbottato Domenico Pianese, segretario generale del sindacato di polizia Coisp. «Questi estremisti, aggressivi e violenti, non hanno esitato a scagliarsi rabbiosamente contro gli agenti, intonando cori offensivi e definendo «servi» i nostri colleghi, in un chiaro tentativo di delegittimare il loro ruolo e il loro impegno al servizio della collettività». «Non è immaginabile», prosegue Pianese, «che i poliziotti debbano continuare a subire attacchi e insulti di questo genere, spesso promossi da una matrice ben definita che trova legittimazione in chi, irresponsabilmente, inneggia alla rivolta sociale». Il riferimento, chiaramente, è a Maurizio Landini. Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha parlato di «clima pesante alimentato da frange estreme che si organizzano con il solo scopo di attaccare chi opera per garantire il diritto di manifestare le proprie idee». Più diretto, infine, Matteo Salvini: «Se, anziché manifestare pacificamente, aggredisci agenti in divisa e occupi i binari ferroviari non sei un manifestante ma un delinquente, e i delinquenti meritano la galera».
Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico.
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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Viktor Orbán durante la visita a Roma dove ha incontrato Giorgia Meloni (Ansa)
Francesca Albanese (Ansa)