2022-06-20
Alessandro Tomasi: «Ho rivinto a Pistoia e vi svelo quanti disastri fa la sinistra»
Alessandro Tomasi (Imagoeconomica)
Il sindaco appena rieletto: «Non abbiamo finito di togliere i loro scheletri dall’armadio. Qui avevano governato per 70 anni e avevano abbandonato tutto, dalle scuole ai parchi».Alessandro Tomasi sindaco rieletto a furor di popolo nella rossa Pistoia al primo turno con oltre il 51% dei voti. Se l’aspettava?«Al primo turno senza ballottaggio, onestamente no. Però sapevamo di essere competitivi e soprattutto uniti come coalizione. Un successo anche di difficile lettura. Avevamo governato per appena cinque anni. Di cui due di pandemia. Gli avversari avevano fatto di Pistoia la “battaglia delle battaglie”».Perché?«Perché il sindaco era di Fratelli d’Italia. Tutti i leader nazionali del centrosinistra, da Letta a Conte, il governatore Giani, il sindaco di Firenze Nardella sono arrivati qui a Pistoia a dare manforte al mio avversario già assessore regionale, attualmente consigliere e presidente di Provincia quando queste erano importanti».Da sindaco uscente aveva la strada in discesa, diciamolo.«Se hai lavorato bene parti con un vantaggio. I due anni di Covid senza possibilità di confrontarsi direttamente con la cittadinanza ci hanno anche rallentato».Mi sarei aspettato che mi dicesse: «Io nel 2017 ho vinto contro il sindaco uscente».«E dopo 70 anni di governo rosso. Noi potevamo contare su un’esperienza molto meno lunga. Eravamo sereni perché avevamo dato il massimo». Ci descrive chi è Alessandro Tomasi?«Vengo dalle file di Azione giovani che era il movimento giovanile di Alleanza nazionale. Coordinatore prima provinciale e quindi regionale. Nel 2007 sono eletto per la prima volta consigliere comunale di opposizione qui a Pistoia. Faccio due mandati. Nel 2017 vinco e divento sindaco. Gavetta lunga. La classe dirigente è cresciuta. Due figli, Marco e Manfredi, sposato con Stella. Facevo il fornaio nella ditta di famiglia. Mi sono laureato in scienze politiche con una tesi sui cattolici in Terrasanta fatta andando anche a Gerusalemme. Malato di politica fin da ragazzo come rappresentate di classe. Vengo da una famiglia di sinistra».Urca, figlio degenere.«Mio padre mi strappò in faccia la tessera che avevo fatto quando sono entrato nel Fronte della gioventù, successivamente confluito in Alleanza nazionale».Ora suo padre strappa ancora le sue tessere?«È contento. Si è arreso. Non gli chiedo se mi vota. Ma credo lo faccia. Pur essendo un vecchio socialista di estrazione».A Pistoia non c’è stato alcun calo di affluenza rispetto a cinque anni fa. Questo vuol dire che…«Sono contento anche se speravo di più».Tenere quando tutti arretrano è tanta roba, però!«Confermo».Quando si è insediato la prima volta come sindaco cinque anni fa ha trovato qualche scheletro nell’armadio?«A decine. Gli scheletri li avevamo denunciati negli anni di opposizione molto dura. Abbiamo trovato una situazione inimmaginabile. In questa città mancava la manutenzione ordinaria e straordinaria. Tante scuole non a norma. Impianti sportivi non a norma. Il nostro arrivo è stato salutato come una sorta di “bomba libera tutti”. Tutti gli enti hanno iniziato a mettere gli occhi sulle loro proprietà. Abbiamo fatto 40 verifiche antisismiche su altrettante scuole, con successivi lavori per metterli a norma. Stiamo ricostruendo una nuova scuola che era praticamente fatta quasi tutta in amianto. L’ultimo intervento sull’impianto di atletica risaliva al 1992. Le palestre non avevano un impianto antincendio. In molte mancava l’accessibilità per i disabili. Lo stadio e i palazzi dei nostri uffici avevano bisogno di interventi di efficientamento energetico, sismico e statico. Era stato abbandonato tutto. Parchi pubblici trascurati. Oggi hanno giochi nuovi, impianti di sorveglianza e di illuminazione».Tutte cose concrete.«Ma anche strategiche. Se pago le tasse, dove vanno i miei soldi? Ho il diritto di mandare mio figlio in una scuola sicura. Lo stesso dicasi se fa attività sportiva nel pomeriggio. Era venuto meno un patto sociale che deve sempre esserci fra i cittadini e chi li amministra. Se fai sport in impianti a norma, è salute e mio figlio cresce bene. Se frequenti una scuola bella e attrezzata, passo successivo dopo la messa a norma, avrai un futuro migliore. Se non ho soldi per andare in vacanza, devo avere un bel parco dove portare i miei figli. Non sono forse strategiche queste cose? Ci innamoriamo di progettoni e parole grosse come “città europee” e a Pistoia abbiamo trovato migliaia di famiglie senza acqua potabile: abbiamo dovuto lavorare all’estensione della rete idrica. Migliaia di famiglie senza fognature e abbiamo iniziato a lavorare al collettore per uscire da una situazione di infrazione. Le zone montane del nostro Comune erano senza metano. Con costi di riscaldamento enormi, anche di 6.000 euro a famiglia. Tutte cose strategiche per l’ambiente, ma anche per l’economia».A proposito di economia. Come ve la passate a Pistoia?«La nostra economia si basa innanzitutto sul florovivaismo. Il distretto più grande e importante in Europa. E durante il lockdown ha conosciuto un vero e proprio boom: +30%».Scherza?«Si sono vendute tantissime piante per il giardino e l’orto. La riforestazione urbana ha conosciuto un momento di forte sviluppo. Oggi c’è un piccolo calo dovuto alla guerra. Ma il settore è in salute. Poi c’è un’altra importante attività costituita dall’industria ferrotranviaria. Hitachi costruisce treni avendo acquistato Ansaldo Breda. E tutto l’indotto nel 2020-2021 ha fatto il record di ore lavorate. Molti gli investimenti fatti. Lo stesso dicasi per altri settori metalmeccanici. Abbiamo conosciuto una stagione di reindustrializzazione. E quindi io sono fiducioso».Ansaldo Breda purtroppo non è più italiana. Speriamo che gli azionisti si comportino bene.«Devo dire, a oggi, sì. Si stanno comportando bene. Fanno investimenti importanti all’interno dell’azienda. Sulle linee produttive. I vagoni dei treni anche dell’alta velocità vengono da lì».Che voto si darebbe da sindaco?«Non so rispondere».Una cosa che non rifarebbe. Un errore in questi cinque anni. Può dirlo, tanto ormai l’hanno votata.«Avevamo tante cose da fare e dovendo mettere la testa su tutto è inevitabile commettere errori. Chi non fa, non sbaglia. E comunque se pensi di non aver sbagliato e che non sbaglierai mai, sei finito come sindaco. Serve la tensione sempre. La preoccupazione di aver mollato su alcuni fronti che ti dà la spinta a recuperare. Penso sempre al parco che non è stato ancora sistemato».Una cosa che farà nei prossimi cinque anni.«Possiamo alzare la testa dopo tante emergenze. E pensare allo sviluppo economico futuro. Credo che lo sforzo di sintesi che potrò fare confrontandomi con le varie parti della città migliorerà. Avremo più tempo per coltivare tutte quelle partite sullo sviluppo economico che abbiamo seminato nei primi cinque anni».Giorgia Meloni che dice? «Mi ha chiamato. Ci conosciamo da anni. Non ha mai alzato il telefono per ordinarmi qualcosa. Lei dimostra concretamente molta fiducia. Ascolta il territorio e ne prende atto. Riconosce l’autonomia e il merito. Tante volte mi ha stimolato in campagna elettorale: “Alessandro, che ne pensi? Come la vedi?”. Posso solo ringraziarla». Lei mangia pane e politica da sempre. Le chiedo un’analisi. Come vede attrezzato il centrodestra per le politiche del 2023?«Bene. Sui territori e partendo dal basso andiamo d’accordo. Questo conta. Più dei titoli in prima pagina sui giornaloni. Se partiamo dal basso e valorizziamo ciò su cui andiamo d’accordo, faremo bene. Governiamo insieme e facciamo sintesi. È molto più ciò che ci unisce rispetto a ciò che ci divide. È così dal 1994. Per noi, andare d’accordo è molto più semplice che fra Pd e M5s. E i nostri steccati possiamo romperli. Possiamo aggregare forze che ci daranno una mano. Sapremo trovare una sintesi efficace, ripeto».A proposito di sintesi, chi deve essere il candidato premier del centrodestra? Non mi risponda Giorgia Meloni. Che già lo sappiamo. Sia meno prevedibile.«Faccio il tifo per lei. È un tifo taroccato dall’affetto e dalla stima che ho per lei. Smuove in me corde anche non razionali ed emozionali. Come sa fare anche nei comizi elettorali. E per questo la attaccano». Lei ha preso 20.000 voti, 11.000 dei quali con tre liste civiche. Un successo personale. Mi sembra chiaro che Alessandro Tomasi è pronto a sfidare Eugenio Giani, onnipresente in ogni cena o rinfresco per le prossime regionali: Toscana 2025.«Troppo prematuro. Non dobbiamo commettere un errore. Il problema non è la punta di questa avventura. Dobbiamo costruire piano piano, mattone su mattone, una vera classe dirigente. Centinaia di consiglieri comunali di opposizione e di governo. Bravi assessori al primo e secondo mandato preparati sui dossier. Si vincono così le elezioni. Metti tutti questi mattoni in fila e si vincono le elezioni nel 2025. Non serve solo un presidente di Regione. Ma una vera classe dirigente all’altezza».Allora mettiamola così. Giorgia Meloni la chiama e le dice: «Alessandro, devi sfidare Giani». Alessandro Tomasi cosa risponde?«Che prima di tutto ho un mandato da terminare come sindaco. Una cosa è certa. Io sarò sicuramente uno dei mattoni nella sfida a Giani».