2023-04-21
I fondi bocciano la paga di Labriola. Vivendi vuole un altro cda per Tim
Pietro Labriola (Imagoeconomica)
L’assemblea vota contro la politica di remunerazione e i nuovi consiglieri. La società: «Pesa l’astensione». Il primo azionista francese: «Persi 20 mesi su offerte respinte dal mercato, manca governance adeguata».Più che dalle astensioni che equivalgono a un «no» del primo azionista Vivendi, la notizia dell’ennesima assemblea Tim a distanza arriva dal mercato. O meglio dai fondi che si sono espressi contro il piano di remunerazione del management dell’ex monopolista e che hanno di conseguenza bocciato i compensi anche dell’ad Pietro Labriola. Non un dettaglio. Perché se si escludono il colosso dei media francese (che detiene il 23,75%) e Cdp (che ha il 9,81% delle azioni e ha votato a favore), il resto della società di tlc è nelle mani del mercato e dei fondi che evidentemente hanno ritenuto non congrui i guadagni del management rispetto ai risultati ottenuti.Di fronte al 53% del capitale presente, il 40,7% ha votato a favore della politica sulle remunerazioni, il 45,7% tra cui il primo azionista Vivendi si è astenuto (equivale a una bocciatura) e il 13,55% ha votato contro. Hanno di certo pesato le indicazioni dei proxy advisor, che hanno appunto il compito di dare indicazioni ai fondi, Iss e Glass Lewis. Tra gli altri voti va anche evidenziato lo stop al piano di incentivazione a lungo termine 2023-2025 e all’autorizzazione all’acquisto di azioni ordinarie Tim al servizio appunto del piano. Sui risultati, afferma una nota di Tim, «ha influito significativamente l’elevato numero di astensioni». Certo. Ma ieri più dei dettagli contava la sostanza e la sostanza parla di una seconda giornata difficile per Tim, dopo che martedì il mercato aveva giudicato evidentemente deludenti le proposte migliorative per la rete arrivate da Kkr e dalla cordata Cdp-Macquarie. Entrambi i pretendenti della cosiddetta NetCo hanno messo sul piatto piccoli rialzi (Cdp è arrivata intorno ai 19.3 miliardi, Kkr a quota 21) che visto il meno 8,3% di mertedì e il meno 1,57% di ieri la Borsa ha giudicato insufficienti. C’era attesa per il giudizio di Piazza Affari anche perché quello del primo azionista Vivendi era noto da tempo. I francesi hanno da mesi fissato sui 31 miliardi l’asticella del valore della rete e hanno fatto capire in tutte le salse di ritenere una perdita di tempo il processo di vendita in atto. Così ieri hanno avuto gioco facile a rincarare la dose. Fonti vicine a Vivendi hanno fatto sapere che per loro «Tim ha perso 20 mesi a discutere offerte che sono state in queste ore chiaramente rigettate dal mercato. La strategia di Labriola è stata bocciata così come la politica di remunerazione. Sorprende leggere nel comunicato di Tim che il management voglia attribuire la responsabilità di questo chiaro segnale degli azionisti all’astensionismo. Manca una governance adeguata è tempo di cambiare passo...».Se non è una dichiarazione di guerra ci siamo davvero molto vicini. Evidentemente c’è una richiesta di resettare l’attuale cda. E se sulla persona del presidente - la volontà di sostituire Salvatore Rossi con Massimo Sarmi non è un mistero - ci sono pochi dubbi, diverso è discorso che riguarda l’ad. Difficile immaginare attacchi così diretti a Labriola senza che si abbiano le idee chiare sul sostituto che va comunque ricercato all’esterno di Tim. Intanto ieri l’assemblea ha confermato nella carica di consiglieri Giulio Gallazzi e Massimo Sarmi, ma le candidature proposte per sostituire Arnaud de Puyfontaine, Paola Bruno sostenuta dai fondi e Franco Lombardi presidente di Asati, non hanno ottenuto le necessarie maggioranze e così le poltrone in cda si ridurranno da 15 a 14. E adesso cosa succederà? Sembra che alcuni consiglieri abbiano già chiesto le dimissioni del comitato nomine, comunque, di certo dopo l’esito dell’assemblea di ieri diventa ancor più importante il consiglio del 4 maggio che dovrà esprimersi sulle offerte. Complicato per cda prendere tempo anche perché Kkr ha fissato l’8 maggio come termine per la scadenza della sua proposta. Insomma, il consiglio dovrà indicare una direzione chiara. E se la strada delle offerte dovesse tramontare non potrebbe che tornare in auge quella del take private. La soluzione preferita da Vivendi. Una sorta di cordata, composta dalla stessa Vivendi e da un soggetto pubblico che insieme a un fondo (oltre a Kkr potrebbe entrare in scena Macquarie) si prenderebbero la rete, per lanciare un’Opa su tutta Tim. In tutto questo c’è una postilla non indifferente. Il tempo che passa e il debito netto da 25,4 miliardi con tassi al 7% che sale. Insomma, se non si trova una soluzione a breve il rischio di un aumento di capitale può diventare realtà.
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)
Mario Draghi e Ursula von der Leyen (Ansa)
Il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin (Imagoeconomica). Nel riquadro il programma dell'evento organizzato da La Verità