2022-11-23
Prima riunione tecnica del governo per sveltire i tempi della rete unica
Vertice per sbloccare il piano Cdp. Giancarlo Giorgetti: «Controllo statale di interesse strategico».Il tema della rete unica appare prioritario nell’agenda politica e il nuovo ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ieri ha fatto sapere che lo Stato intende rivedere il dossier sull’infrastruttura che dovrebbe nascere dall’intreccio tra Telecom e Open Fiber.Ieri, infatti c’è stato un incontro tecnico tra tutti i ministri interessati al dossier Tim e «coordinati dalla presidenza del Consiglio», ha detto Giorgetti, rispondendo a una domanda nel corso della conferenza stampa sulla manovra.«Lo Stato deve avere il controllo sulla parte di rete che è di interesse strategico. Questa forma di controllo si può esercitare in tanti modi. Il problema di Tim è che è integrata verticalmente e una parte deve essere messa sotto il controllo pubblico, è un passaggio complicato», ha aggiunto Giorgetti sottolineando che «l’obiettivo è trovare una soluzione che salvaguardi l’interesse del Paese, tuteli i lavoratori» e Tim come società, oltre a proteggere il controllo pubblico sulla rete. D’altronde l’idea su cui molti ministri sono d’accordo è che il modello da seguire per la rete unica è quello di Terna o, più in generale, delle compagnie private a controllo pubblico. Il vero nodo da chiarire è chi si siederà al tavolo delle trattative per conto del nuovo esecutivo nel tentativo di risolvere una delle partite più difficili lasciate dall’ex governo Draghi. Anche perché il nodo delle deleghe alle tlc non è ancora stato dipanato. I nomi sul tavolo sono ben noti: si tratta del ministro dell’Industria Adolfo Urso o del sottosegretario all’Innovazione, Alessio Butti. Fatto sta che, sul tema, pare che la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, non intenda mollare la presa. Inoltre, parte dei giochi sul tema della rete unica sono già stati fatti. Dando uno sguardo agli accordi in vigore fino a fine novembre prevede che Open Fiber rilevi Netco.Anche le valutazioni di massima sono note: i due grandi azionisti, Cdp al 60% e Macquarie al 40% valutano la rete di Tim tra 16 e 18 miliardi, ben lontano dalle ipotesi che davano l’affare intorno ai 25 miliardi di euro. Per questo motivo, la trattativa sarà serratissima e il governo guidato dalla Meloni giocherà un ruolo molto importante nell’operazione. Anche per questo potrebbe essere la stessa leader di Fratelli d’Italia e ora premier a occuparsi direttamente della questione. Certo è che l’esecutivo ha tutto l’interesse di evitare che la partita vada in stallo. Anche perché questo metterebbe a repentaglio il piano per la digitalizzazione previsto dal Pnrr. In verità, si tratta di una eventualità tutt’altro che remota. Tanto che ieri il ministero per le Imprese e il Made in Italy ha diffuso una nota in cui spiega che «si sta raccordando con tutti i soggetti rilevanti per contribuire al piano del governo su un tema così rilevante per lo sviluppo e la competitività del Paese». La nota si riferiva proprio all’incontro di oggi tra diversi ministri e Cassa depositi e prestiti. Intanto i dossier sulla rete unica stanno facendo bene al titolo Tim a Piazza Affari. Ieri l’azione legata all’azienda guidata da Pietro Labriola ha chiuso le contrattazioni in salita del 3,45% a 0,22 euro, portando la quotazione ai livelli massimi da fine agosto e dimostrando che il mercato crede nel progetto della rete unica e che il ruolo del governo possa essere fondamentale nel buon esito delle trattative.