
Dal fondo americano proposta vincolante per la rete Tim vicina ai 24 miliardi di euro. Dossier aperto sui collegamenti Sparkle.Il fondo americano Kkr ha presentato l’offerta per l’acquisto di Netco, la scatola che conterrà la rete telefonica di Tim. Il mercato, però, ha reagito male e, dopo un iniziale rialzo ha affondato il titolo a quota 0,26 euro con una perdita che supera il 6%.Come mai? Piazza Affari, vista la lunghissima gestazione dell’offerta e l’ancor più tormentato esame del dossier rete unica di cui Netco è parte essenziale, si aspettava una conclusione definitiva. Kkr, invece, ha scelto la via della cautela che tiene anche conto di diversi spigoli. A cominciare dall’ostilità di Vivendì che, in qualità di primo azionista di Tim, considera la separazione della rete un’operazione che non crea valore per il gruppo. Ed è, quindi, alla ricerca di soluzioni alternative. Senza contare naturalmente l’allarme dei sindacati per il futuro dell’occupazione: difficile, infatti che ServicCo (quello che resterà di Tim dopo lo scorporo della rete) possa reggere 20.000 dipendenti dopo averne passati altrettanti al Netco.La proposta di Kkr è valida fino all’8 novembre (giorno in cui il cda di Tim si riunirà per esaminare i conti trimestrali) con possibili ulteriori estensioni sino al prossimo 20 dicembre. Nella proposta, che occupa 500 pagine, non si parla di cifre ma le indiscrezioni parlano di 23 miliardi che a determinate condizioni potrebbero salire a 24 miliardi.A questa offerta Kkr ha affiancato anche quella, per il momento non vincolante, su Sparkle che contiene gli impianti per i collegamenti internazionali, chiedendo un periodo di esclusiva fino al 20 dicembre per convertire la proposta in vincolante. Nei mesi scorsi, quando accanto a Kkr era in pista anche la cordata Cdp-Macquarie per la rete, le valutazioni di Sparkle erano state - secondo indiscrezioni - di circa 1,5 miliardi da parte degli americani e di circa 700 milioni da parte di Cassa depositi e prestiti. Da capire - come osserva un analista - se le tempistiche delle due operazioni viaggeranno in parallelo, finendo per intrecciarsi, oppure se la mossa di Kkr su Sparkle porterà Tim ad aprire una procedura competitiva su quest’ultima società con una elevata probabilità per un soggetto pubblico come Cdp di rilevare l’asset delle tlc internazionali in ragione della sua strategicità per il governo italiano.Non bisogna dimenticare, infatti, che a Sparkle fanno capo anche i collegamenti nel Mediterraneo, il cui hub italiano è collocato a Palermo. Inutile segnalare l’importanza geopolitica di questa infrastruttura nel momento in cui il terrorismo palestinese sta riprendendo vigore.Tutto questo, per il mercato, ha avuto un sapore amaro perché significa che, contrariamente alle attese, il dossier avrà ancora bisogna di tempo prima di scrivere la parola fine.A consolidare la convinzione che i tempi saranno ancora lunghi contribuiscono anche la dichiarazioni del ministro Giancarlo Giorgetti: «Se l’offerta verrà respinta, verranno prese in considerazione altre opzioni», ha dichiarato nel corso della conferenza stampa dedicata alla manovra, «La proposta rispetta gli interessi dello Stato, le cifre sono state ampiamente dibattute, lo Stato non deve regalare niente a nessuno». E, dunque, nemmeno a Vivendi. «La proposta è sul tavolo, il tema è complesso», ha aggiunto Giorgetti, «la decisione spetterà al cda di Tim e all’assemblea, non entro in questi aspetti. Anche le fasi successive, se la proposta sarà accolta, saranno complesse. Ma il governo su tutte queste vicende che si erano incancrenite si è mosso e ha fatto proposte. Vediamo l’esito finale».Andando per gradi, ora la prima valutazione toccherà al cda di Tim che, probabilmente, verrà convocato nelle prossime due settimane. L’idea sarebbe quella di arrivare a una decisione per l’8 novembre, quando dovranno essere approvati i conti dell’ultima trimestrale.I consiglieri avranno modo di analizzare la proposta di Kkr per poi decidere che fare in una riunione che dovrebbe essere convocata tra fine ottobre e inizio novembre. Da capire se, in caso di approvazione dell’offerta da parte cda, si deciderà di proseguire senza assemblea, con la prospettiva di una battaglia legale con l’azionista di maggioranza relativa Vivendi, che ha il 23,7% del capitale, o se convocarla come del resto già richiesto dai francesi.Quanto ai tempi, l’idea sarebbe quella di arrivare alla firma dell’accordo entro dicembre, per poi concludere l’operazione nella seconda metà del 2024.
Franco Zanellato
Lo stilista Franco Zanellato: «Il futuro? Evolvere senza snaturarsi e non inseguire il rumore, ma puntare su qualità e coerenza. Nel 2024 abbiamo rinnovato il marchio partendo dal Dna. Il digitale non è più soltanto un canale di vendita».
C’è un’eleganza silenziosa nel successo di Zanellato. In un panorama della moda che cambia rapidamente, tra nuove sensibilità e mercati in evoluzione, il brand fondato da Franco Zanellato continua a crescere con coerenza e autenticità, restando fedele ai valori del Made in Italy e a un’idea di lusso discreto e consapevole. Partito da Vicenza, ha saputo trasformare l’azienda di guanti di famiglia, in un luxury brand conosciuto in tutto il mondo. L’iconica Postina, simbolo di una femminilità raffinata e senza tempo, oggi dialoga con tre nuove borse che ampliano l’universo creativo della maison, interpretando con linguaggio contemporaneo il concetto di «Arte e mestieri» che da sempre ne definisce l’identità. Una visione che piace e convince. A trainare questa crescita, il mercato italiano e la piattaforma e-commerce, ma soprattutto una strategia che mette al centro la ricerca, l’equilibrio tra tradizione e innovazione, e un dialogo sempre più diretto con le donne che scelgono Zanellato per ciò che rappresenta: autenticità, bellezza, rispetto dei tempi e dei gesti, una filosofia che unisce artigianalità e design contemporaneo sempre vincente. Ne abbiamo parlato con Franco Zanellato per capire come si spiega questo successo e quale direzione prenderà l’azienda nei prossimi anni.
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Proviene dal «maiale degli alberi»: dalle foglie alla corteccia, non si butta niente. E i suoi frutti finiscono nelle opere d’arte.
Due sabati fa abbiamo lasciato la castagna in bocca a Plinio il Vecchio e al fior fiore dell’intellighenzia latina, Catone, Varrone, Virgilio, Ovidio, Apicio, Marziale, i quali hanno lodato e cantato il «pane dei poveri», titolo ampiamente meritato dal frutto che nel corso dei secoli ha sfamato intere popolazioni di contadini e montanari.
Albert Bourla (Ansa)
Il colosso guidato da Bourla vende una quota della sua partecipazione nella casa tedesca. Un’operazione da 508 milioni di dollari che mette la parola fine sull’alleanza che ha dettato legge sui vaccini anti Covid.
Pfizer Inc vende una quota della sua partecipazione nella casa farmaceutica tedesca Biontech Se. Il colosso statunitense offre circa 4,55 milioni di American depositary receipts (Adr) tramite un collocamento accelerato, con un prezzo compreso tra 108 e 111,70 dollari per azione. L’operazione porterebbe a Pfizer circa 508 milioni di dollari, segnala la piattaforma di dati finanziari MarketScreener.
Da sinistra, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli e Maurizio Landini (Ansa)
Secondo uno studio, solo nel 2024 hanno assicurato all’erario ben 51,2 miliardi di euro.
A sinistra c’è gente come Maurizio Landini, Elly Schlein o l’immancabile duo Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni che si sgola per denunciare il presunto squilibrio della pressione fiscale che grava sui cittadini e chiede a gran voce che i ricchi paghino di più, perché hanno più soldi. In parole povere: vogliono la patrimoniale. E sono tornati a chiederla a gran voce, negli ultimi giorni, come se fosse l’estrema ancora di salvataggio per il Paese.






