Da un lato Marina e Pier Silvio, dall’altro Barbara, Luigi ed Eleonora. Per la registrazione serviranno alcuni giorni. Occhi puntati sulla divisione della galassia Fininvest. Fra i nodi il debito di Forza Italia.
Da un lato Marina e Pier Silvio, dall’altro Barbara, Luigi ed Eleonora. Per la registrazione serviranno alcuni giorni. Occhi puntati sulla divisione della galassia Fininvest. Fra i nodi il debito di Forza Italia.A 25 giorni dall’addio a Silvio Berlusconi è stato aperto il testamento. Ieri mattina alla presenza di due testimoni, gli avvocati Luca Fossati e Carlo Rimini. A leggere il documento il notaio Arrigo Roveda. I figli del Cavaliere sono arrivati solo nel pomeriggio e hanno assistito alla lettura dell’eredità in momenti separati. Gli uni alle 17.30 e gli altri alle 19. Da un lato Marina e Pier Silvio, avuti con Carla Dall’Oglio, e dall’altro Barbara, Eleonora e Luigi, figli di Veronica Lario. Per leggere il testo sarà necessario attendere la registrazione e quindi qualche giorno di pratiche burocratiche. È interessante sapere che alla fine sia stata scelta una duplice lettura, forse con l’idea di non mettere immediatamente a diretto confronto i due nuclei familiari. In ballo c’è, oltre alla ripartizione che deriva dalla cosiddetta legittima, il controllo societario o del patto della galassia che sta attorno a Fininvest. Secondo la classifica di Forbes sui miliardari 2023, Berlusconi era il terzo uomo più ricco d’Italia con un patrimonio che ammonta a 6,9 miliardi di dollari pari a poco meno di 6,5 miliardi di euro. Nell’ultima dichiarazione dei redditi resa nota, l’ex premier aveva dichiarato al fisco un imponibile di oltre 50 milioni di euro. La principale parte dell’eredità è la quota che controlla Fininvest. La holding dell’impero possiede il 50% di MediaForEurope (cioè il nuovo nome di Mediaset da quando ha trasferito la sede in Olanda), il 30% di Banca Mediolanum e il 53% di Mondadori. Un pacchetto azionario che in Borsa vale quasi 3 miliardi. Di Fininvest Berlusconi aveva il 61%. Il resto delle quote è diviso tra i figli e tutti in azienda si attendono continuità di gestione. Mediolanum vale circa 6 miliardi, garantisce dividendi e una plusvalenza a libro di oltre 1,7 miliardi. A seguire c’è la partecipazione in Mondadori: oltre il 53%. L’azienda di Segrate adesso è tornata a essere un tesoretto. Abbandonata la stampa periodica e ceduta la propria fetta del Giornale agli Angelucci, la casa editrice è diventata leader del comparto libri e si appresta a chiudere il 2023 con 1 miliardo di ricavi, margini superiori al 15% e utili che viaggiano sul 5%. Gli anni Novanta, quando imperversò lo scontro con i De Benedetti, sono ormai un lontano ricordo. Diverso è invece il discorso per la ex Mediaset, ora Mfe con sede in Olanda da che ha incorporato la controllata spagnola. Quando in Italia fu introdotto l’euro, il Biscione capitalizzava circa 18 miliardi. L’ultimo dato rasenta il decimo di quel valore. Nel frattempo c’è stato il digitale terrestre, l’arrivo dello streaming e della concorrenza delle piattaforme pay come Netflix. Non solo. Nell’ultimo decennio si è assistito all’invecchiamento - lento ma inesorabile - del pubblico della tv generalista. Per questo, Pier Silvio, dopo aver tentato importanti rilanci con Endemol, ha pensato di incamminarsi verso la strada paneuropea. L’idea è quella di evitare la saturazione del mercato locale consolidando il business e soprattutto scommettendo su una Ue in grado di fare concorrenza ai contenuti importati dagli Usa. Da qui il progetto di scalare i tedeschi di Prosiebensat, di cui a oggi Mfe possiede il 29%. La scelta sulla carta funziona. Finanziariamente non altrettanto. «Nel 2022 la tv tedesca», si legge in su MilanoFinanza, «ha chiuso con un calo dei ricavi del 7%. Il debito finanziario netto vale 2,4 volte il margine lordo». Tradotto in altre parole, la quota a scalare di Fininvest è già stata svalutata, mentre quella di Mfe riporta a un valore prossimo al miliardo, che se però dovesse essere consolidato difficilmente supererebbe i 700 milioni. La posizione porterebbe, dunque, a una perdita secca e all’interessamento di terzi. Perché se è chiaro che il timone è saldo nelle mani di Marina e che Mediolanum e Mondadori viaggiano su binari ben saldi, il futuro di Mfe potrebbe riservare qualche sorpresa. Difficile che arrivi dal lato francese. L’esperienza con Vincent Bolloré ha segnato entrambe le parti. Bolloré non ha mai del tutto abbandonato l’idea di realizzare la sua campagna italiana, che per forza comprende Tim. Sempre due anni fa, la holding in capo al finanziere ha ceduto il 60% di Universal music e ha fatto cassa per investire nel mercato spagnolo con una quota di rilievo del celebre El País. Era il 2006 quando alcuni advisor si dilettavano a studiare la fusione tra Mediaset e Telecom. I report sono sempre stati smentiti dalle rispettive parti. Replica avvenuta nel 2020. Vivendi e la rete unica si sono ingarbugliate. C’è il tema delle torri e la necessità di capire quale possa essere il futuro dei contenuti video. Entro il 2030 sparirà anche il digitale terrestre e, prima di quella data, o Mfe porterà avanti con un nuovo partner il progetto europeo, o sarà lo stesso Bolloré a imporsi sullo scenario del Sud Europa. Esaurita la questione aziende, resta l’affetto degli ultimi anni. Molto probabile anche l’esclusione parziale dall’eredità della compagna Marta Fascina. Per lei dovrebbe essere previsto un lascito di tra i 50 e i 100 milioni, una villa e la residenza di Arcore. Infine, il capitolo che riguarda Forza Italia. Il partito al momento ha un debito, garantito tramite fidejussioni della famiglia, superiore ai 100 milioni di euro. Capire chi, assieme al simbolo, si farà carico legalmente del fardello sarà fondamentale per il futuro del partito. Potrebbe essere Marina fino alle europee? Che ruolo avrà Marta? A breve lo scopriremo.
Jose Mourinho (Getty Images)
Con l’esonero dal Fenerbahce, si è chiusa la sua parentesi da «Special One». Ma come in ogni suo divorzio calcistico, ha incassato una ricca buonuscita. In campo era un fiasco, in panchina un asso. Amava avere molti nemici. Anche se uno tentò di accoltellarlo.