2021-08-31
Test salivari a scuola, perché non al lavoro?
Vacilla la linea dura del «green pass o niente». L'incubo è la chiusura a raffica degli istituti. Favorevoli anche esponenti del Cts: «Idea valida per entrare in treno, in aereo o in classe». Si muovono pure le Regioni. Prelievi a campione. Ma c'è il nodo dei costi.Il muro del governo contro i test salivari comincia a sgretolarsi. Nel Comitato tecnico scientifico, s'iniziano a fare i conti con la comodità dei test per risolvere il pasticcio del green pass nelle scuole. Dopo le prime aperture dell'immunologo Sergio Abrignani, più che altro preoccupato che i test non siano percepiti come un sostituto del vaccino, ieri è uscito allo scoperto anche Fabio Ciciliano. «I test salivari sono semplici e ripetibili e riducono il rischio di dover chiudere le classi», ha spiegato Ciciliano, medico della Polizia ed esperto di «medicina delle catastrofi». Del resto, da più di una settimana si stanno muovendo in questo senso, con sano pragmatismo, alcune Regioni, capitanate dal Veneto di Luca Zaia. E anche senza andare troppo lontano, basta guardare all'esempio della Francia, dove ormai si viaggia al ritmo di 600.000 test rapidi a settimana. Poi, certo, bisognerebbe mettere ordine nella giungla dei prezzi e iniziare a campione, perché in questa fase costringere le famiglie a fare un test ogni due giorni, anche per chi ha solo un figlio da mandare a scuola, sarebbe oneroso quanto impopolare. Meglio iniziare con controlli eseguiti a scuola, a scacchiera o secondo i sospetti in caso di piccoli focolai. Dopo due settimane di confusione totale sull'utilizzo nelle scuole del green pass, sempre più un legno storto in assenza del coraggio politico di forzare la mano (e la Costituzione) sull'obbligatorietà del vaccino per la parte più anziana della popolazione, nel comitato che consiglia il ministro Roberto Speranza si è leva la voce di chi è abituato da sempre a gestire emergenze e grandi numeri. I test salivari «avranno sicuramente un ruolo molto importante grazie alla semplicità di esecuzione e ripetibilità», ha ammesso Ciciliano al Corriere della Sera. Che però non ha fatto una fuga in avanti, visto che ha ricordato «il valido progetto elaborato dall'Istituto superiore di sanità» con l'individuazione di istituti sentinella di elementari e medie. «Sarà così possibile, insieme ad analisi dei tamponi salivari sui ragazzi, eseguite a cadenze regolari, intercettare precocemente eventuali incrementi dei positivi o l'insorgenza di focolai per consentire alla autorità sanitarie di ridurre al minimo la chiusura di classi ed istituti», ha concluso Ciciliano. Già, perché è la chiusura di scuole a raffica l'incubo dello stesso governo, che pure ha fatto la faccia feroce con il personale scolastico che non si è vaccinato, minacciando sospensioni dal lavoro e dall'insegnamento. Salvo poi impelagarsi in una promessa, nel protocollo Sicurezza del ministro Patrizio Bianchi, di accollarsi il costo dei tamponi per i non vaccinati, facendo arrabbiare tutti gli altri e allarmando i genitori. Il piano dell'Iss non è ancora la prima scelta, par di capire, ma guadagna terreno man mano che si avvicina l'apertura delle scuole. Prevede tamponi ogni 15 giorni sulle famose «classi sentinella», che sono già state individuate con la collaborazione delle Regioni e in una prima fase dovrebbero riguardare 110.000 ragazzi. Per Abrignani, che era uscito allo scoperto la scorsa settimana, si tratta di un'idea valida e i test salivari servono, «per entrare in treno, in aereo o in classe quando si ha a che fare con grandi numeri». Ma questo a patto che resti ben fermo un principio, ovvero che «il campione di saliva può essere utile occasionalmente, ma non si può sostituire al vaccino». Un messaggio scontato, in un'Italia dove ci sono oltre quattro milioni di persone ultracinquantenni che non si sono vaccinati e a questo punto potrebbero anche aver deciso di non farlo neppure in futuro. Se a Roma la linea dura del «green pass o niente» vacilla, è anche perché alcune Regioni si sono mosse. Il Veneto, da una settimana, ha lanciato il suo piano delle «scuole sentinella», insieme ai ricercatori dell'Università di Padova, per quello che Zaia ha promesso come «uno screening a tappeto». Si faranno i test salivari per gli studenti asintomatici e poi, in caso di positività al Covid, tamponi nasali per tutta la scuola. Nel Lazio, ci si prepara a eseguire 18.000 test salivari per la prima tranche di controlli a campione nelle varie classi, con ripetizione ogni 15 giorni. L'Abruzzo sta valutando un'iniziativa analoga e lo stesso vale per la Lombardia, che li aveva già sperimentati con soddisfazione la scorsa primavera. Resta ovviamente il nodo dei costi. Oggi un test salivare rapido, a seconda delle zone, costa in media circa la metà di un tampone eseguito in farmacia, che a sua volta oscilla tra i 15 euro dell'Emilia e i 35 della Valle d'Aosta. Molte Asl, specie quelle che hanno a che fare con scali aeroportuali di una certa dimensione, in questi ultimi mesi hanno maturato una discreta esperienza. E oltre alla scuola, che in questa fase è la priorità assoluta, i test salivari possono risolvere almeno in parte la querelle sul green pass sui luoghi di lavoro.
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