2021-03-14
Le tesi «negazioniste» tornano buone a chi adesso si ritrova a difendere i vaccini
Le rassicurazioni: «Morti soggetti anziani o fragili». Succede anche col Covid, ma in quel caso si deve alimentare il panico.La crociata per l'espropriazione dei brevetti è una dannosa battaglia ideologica.Lo speciale contiene due articoli.Uno dei fenomeni più bizzarri di questi interminabili tredici mesi di emergenza Covid è l'uso intermittente (si potrebbe dire «semaforico», se non ci fosse il rischio di creare confusione con le zone gialle, arancioni, rosse) di alcuni argomenti: curiosamente adottati quando fanno comodo a un certo tipo di propaganda, e invece ferocemente osteggiati se per caso portano acqua ad altri mulini. Così, dalle stesse sponde da cui avevamo sempre ascoltato una narrazione terrorizzante (sul Covid) arriva oggi uno storytelling rassicurante (sui vaccini): e, da un certo punto di vista, ci si potrebbe anche rallegrare di un registro argomentativo finalmente più razionale e meno emotivo, da parte di alcuni. Peccato che però certe voci, forse nemmeno accorgendosi della contraddizione in cui cadono, facciano propri gli argomenti che avevano selvaggiamente attaccato fino a poco fa.Come sappiamo, questa settimana è stata caratterizzata dalle brutte notizie relative alle reazioni avverse avvenute dopo la somministrazione dei vaccini, in alcuni casi anche con esiti fatali. Naturalmente solo un'adeguata analisi scientifica potrà distinguere – per dirla in latino – tra post hoc e propter hoc: se cioè quegli eventi si siano verificati solo dopo la somministrazione (e quindi indipendentemente da essa) oppure a causa di essa. Tuttavia, non c'è dubbio sul fatto che, per un paio di giorni, sia prevalso un racconto a forti tinte emozionali, con il rischio di spaventare oltre misura chi abbia ricevuto o stia per ricevere la sua dose di vaccino, e magari addirittura «bruciando» per via mediatica un certo vaccino. Come si risolve tutto questo? Come La Verità sostiene dall'inizio: con trasparenza integrale, informando i cittadini in modo corretto e completo (ancora ieri mattina Paolo Del Debbio spiegava mirabilmente come questo avvenga negli Usa e in Uk), non nascondendo nulla sugli effetti collaterali, anche su quelli che possono verificarsi in un numero infinitesimo di casi. La strada maestra è informare i cittadini, e consentir loro di scegliere in maniera libera e consapevole. Sta di fatto che invece in Italia al racconto sensazionalistico dei primi due giorni stia facendo seguito una iper-rassicurazione che però rischia di non convincere per il motivo opposto, e che lascia scivolare con una nonchalance cifre che fanno una certa impressione. Ad esempio, un recentissimo rapporto Aifa, sintetizzato ieri su Repubblica, parla di reazioni post vaccino in 30.000 persone. Non pochissime, di tutta evidenza. Fortunatamente, si fa notare, in oltre il 93% dei casi si tratterebbe di reazioni lievi (dolori alle ossa o nel punto dell'iniezione, stanchezza, febbre). Occhio però a una cifra che va cerchiata in rosso: vi sarebbero stati, dopo l'iniezione (considerando un arco temporale di 21 giorni post inoculazione) 40 morti. Ci si informa che in 10 casi sarebbe escluso qualunque rapporto di causalità con la somministrazione del vaccino, mentre gli altri casi sono all'esame della commissione di farmacovigilanza. Attenzione a ciò che dichiara, sempre su Repubblica, l'epidemiologo che guida il comitato scientifico Aifa che vigila sui vaccini, Vittorio Demicheli: «Ora immunizziamo anziani e fragili, è normale avere numeri simili». E, a conferma della tesi, il quotidiano fa notare che l'età media delle vittime sia di 86 anni. E qui molti lettori (e noi con loro) diranno: finalmente un argomento razionale, che anche a nostro avviso il professor Demicheli fa benissimo a usare. Peccato che questo argomento così ragionevole sia stato costantemente avversato dalla stragrande maggioranza di politici, media ed esperti per tutto il 2020, quando qualcuno osava fare domande sul quadro clinico dei pazienti deceduti nell'anno del Covid. Se qualcuno, senza essere affatto un negazionista, osava dire che un conto era morire con il Covid e un altro era morire per il Covid, il partito unico della paura si ribellava. Per mesi, una minoranza di osservatori saggi faceva osservare che non era corretto attribuire al Covid (o solo a esso) il decesso di persone che erano già in una condizione fragilissima e vulnerabile. Ma i sacerdoti del panico sbraitavano contro questo argomento, che invece adesso – immaginiamo – adotteranno a difesa dei vaccini. E non basta ancora. Leggiamo ora da più parti (e ne siamo lieti), a proposito dei vaccini, che non esiste il rischio zero e che i benefici sono superiori ai danni. Benissimo: ma allora questo argomento così condivisibile deve valere sempre. Anche quando, tra un semestre, staremo molto meglio, occorrerà spiegare (varrà per il Covid e varrà pure per le influenze ordinarie) che, nonostante l'esistenza di vaccini efficaci, sarà illusorio e perfino stolto inseguire la chimera del Covid zero, del rischio zero, dei contagi zero. Significherebbe perpetuare una condizione che già adesso non è più sostenibile.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/tesi-negazioniste-tornano-buone-vaccini-2651056525.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-sinistra-fa-la-guerra-a-big-pharma-per-nascondere-il-fallimento-dellue" data-post-id="2651056525" data-published-at="1615698985" data-use-pagination="False"> La sinistra fa la guerra a Big Pharma per nascondere il fallimento dell’Ue C'è un'altra categoria nel luogo-comunismo: il virology correct. Il mantra di questa tribù alla quale si è subito associato Romano Prodi - basterebbe per sospettare che non è una buona idea - è: togliamo i brevetti a big pharma e avremo tutti i vaccini che ci servono. Autorevole sostegno a questo annuncio di espropriazione viene dal presidente dell'Oms, Adhanom Ghebreyesus, quello che ha dichiarato la pandemia con tre mesi di ritardo, non ha indagato sulla Cina ed è ancora convinto che il mondo si sia bevuto che è tutta colpa di un pipistrello. Detto per inciso l'Oms è quella organizzazione per cui Francesco Zambon che ha denunciato l'inesistenza di un piano pandemico in Italia viene accompagnato alle dimissioni e Ranieri Guerra, numero due dell'Oms indicato da Zambon come responsabile dei ritardi resta dov'è. Ma queste sono bazzecole. Oggi tuta la sinistra invoca: togliete i brevetti a Pfizer, Moderna, AstraZeneca, Johnson&Johnson perché generano la penuria di dosi. La tesi molto ideologica e assolutamente puerile, è che le case farmaceutiche i vaccini li danno sono al miglior offerente. A sostenerla in Italia sono Oxfam, Emergency, l'ex ministro Pd Franco Bassanini, Romano Prodi, il colonnello Bernacca del virus, Nino Cartabellota (Fondazione Gimbe), Silvio Garattini (farmacologo), Filippo Anelli Federazione Ordine dei Medici, Pierpaolo Bombardieri (Uil) Maurizio Landini (Cgil) tutti accomunati nella petizione che Nicola Fratoianni e Loredana de Petris (lui onorevole lei senatrice di Sinistra Italiana) hanno fatto al governo perché tolga i brevetti firmata da un vasto milieu sinistro: da Fabrizio Barca a Giuliano Pisapia, da Luigi Lopalco epidemiologo che col virus è diventato assessore alla Sanità in Puglia a Susanna Camusso (ex Cgil). In Europa tutta la sinistra è scatenata a chiedere vaccino libero. La giustificazione? I Paesi poveri non possono vaccinarsi. Perfetto, ma sono gli stessi che dicono: l'Europa blocchi le esportazioni di vaccini. La Ue che fa fuoco e fiamme in particolare contro AstraZeneca, che ha il grave difetto d' aver attinto dalle ricerche dell'università di Oxford (dal brevetto guadagna e svilupperà altra ricerca), di essersi fatta finanziare da Boris Johnson e di aver così dimostrato che la Brexit per ora è un ottimo affare per i britannici, in sede di Wto (commercio mondiale) ha detto no alla cancellazione dei brevetti. Sa perfettamente che non serve ad aumentare la produzione, ma anzi indurrebbe le aziende a smettere di investire in ricerca. A Ursula Von der Leyen fa comodo però alimentare questa crociata paraideologica contro Big Pharma perché spera di nascondere così gli enormi errori che l'Europa ha fatto. Ieri se ne è avuta una conferma; a fronte dell'annuncio di Astrazeneca di nuovi tagli alle forniture di dosi da Bruxelles hanno risposto: «Non crediamo che stia facendo di tutto per onorare i suoi impegni e quindi analizziamo tutte le possibili misure da prendere». Che sarebbero nulla di nulla perché nel contratto con AstraZeneca per poter risparmiare la Ue non ha posto penali, ha solo chiesto che il fornitore assicurasse il massimo impegno. L'Europa che oggi chiede il rispetto dei patti non potrebbe invalidare i brevetti violando a sua volta i patti e sa che non ha speso un euro per finanziare la ricerca. Solo la Germania ha dato 480 milioni a Biontec (partener di Pfizer). Ben diverso quanto hanno fatto Stati Uniti e Gran Bretagna, che hanno finanziato a suon di miliardi la ricerca. E infine l'Ue è la prima che ha fatto un uso politico dei vaccini. Lo ha ammesso il presidente del consiglio d'Europa Charl Michel dicendo: «Lo Sputnik russo è usato per fare propaganda, Putin non condivide i nostri valori» e intimando all'Italia di non produrre il vaccino russo. Meglio far credere che togliendo i brevetti ci sarebbero sieri per tutti. Siamo seri: mancano gli impianti per produrre i vaccini che sono fatti con 400 sostanze diverse, alcune delle quali reperibili da solo tre o quattro produttori al mondo. Ma il luogocomunsmo, anche in fatto di vaccini serve proprio per non fare i conti con la realtà.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 17 settembre con Carlo Cambi