2023-10-06
Terapie intensive piene di vaccinati. I ricoveri negati dai fan del vaccino
«La Verità» ha ricostruito i casi di decine di persone finite in ospedale nel 2021 nonostante la puntura. Mentre medici e politici dicevano che il siero protegge dal contagio e liquidavano le prove contrarie come «eccezioni».è costretta a entrare per polmonite da Covid nell’ospedale del Delta. Sempre nello stesso ospedale romagnolo, il 25 dicembre Lorella, 86 anni, tridosata, viene trovata positiva al Covid e ricoverata per insufficienza respiratoria acuta. Nei precedenti mesi estivi, al presidio ospedaliero Spedali civili di Brescia, il 31 luglio è Pietro, 79 anni, a finire in rianimazione nonostante la seconda dose Pfizer. Il 9 agosto il signor Luigi, 65 anni con vaccino Pfizer fatto tra maggio e giugno, prende il Covid e viene ricoverato per polmonite. Sono tanti i nomi, è un lungo elenco quello dei vaccinati che nel 2021, in piena campagna anti Covid, ebbero bisogno di cure ospedaliere, spesso anche di terapia intensiva. Il grande terrore dei positivi era che l’infezione potesse causare la polmonite interstiziale. «L’unica vera prevenzione è data dal vaccino», veniva ribadito a reti unificate. Il 3 settembre 2021, l’Istituto superiore di sanità dichiarava che la vaccinazione riduce il rischio del «94% per l’ospedalizzazione, del 96% per i ricoveri in terapia intensiva». Invece, c’erano vaccinati che finivano in ospedale. In questi pazienti, il virus di Wuhan continuava a scatenare una risposta immunitaria esagerata che portava fenomeni di fibrosi interstiziale e di microembolia/trombosi dei vasi polmonari. Forse, anche il vaccino c’entrava. Il 22 aprile 2021, l’allora sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, in audizione al Senato rassicurava: «Chi si vaccina con la prima e la seconda dose, quasi sicuramente non si ammalerà in forma grave, non andrà in terapia intensiva e verosimilmente non morirà». Fonti super certe hanno riferito alla Verità che era ben diversa la situazione negli ospedali. Raccontano quello che è successo in due mesi estivi e a fine 2021 in tre ospedali. Nel primo, il presidio Spedali civili di Brescia, il 13 luglio 2021 viene ricoverata una signora di 81 anni con polmonite interstiziale e che necessitava di supporto ventilatorio non invasivo. Ad aprile aveva completato il ciclo vaccinale (allora erano due dosi) con Pfizer, ma era stata contagiata dal figlio.Il 26 luglio, Alvise di 74 anni e vaccinato con Pfizer, si ricovera per polmonite interstiziale da Covid-19 con infiltrati alveolo-bilaterali. Il 31 luglio è Pietro, 79 anni, a finire in rianimazione nonostante la seconda dose di vaccino Pfizer. Il 2 agosto Lucia, 89 anni, finisce in pneumologia malgrado le due dosi Pfizer. Lo stesso giorno anche Fabio, 72 anni, entra in terapia intensiva con supporto ventilatorio non invasivo (Niv), ovvero senza l’uso di un tubo endotracheale. Eppure, a metà luglio aveva fatto la seconda dose di Astrazeneca. Il 24 agosto, in un intervento per la Fondazione Arché, l’infettivologo Massimo Galli dichiarava che «l’agente della variante Delta buca il vaccino, anche se per fortuna non ammazza il vaccinato e neanche lo porta in ospedale». Aggiungeva: «Il vaccino ci aiuterà a tenere gli ospedali vuoti».Però il 3 agosto, Mauro, un signore di 62 anni vaccinato con Astrazeneca, viene ricoverato sempre a Brescia per polmonite interstiziale bilaterale. Il 5 agosto, il pronto soccorso invia alla pneumologia Mario, 78 anni, vaccinato con Moderna, per febbre e dispnea grave in desaturazione. Aveva serie difficoltà respiratorie. Il 9 agosto il signor Luigi, 65 anni con doppio vaccino Pfizer, prende il Covid e viene ricoverato per polmonite. Il 10 agosto, con diagnosi di polmonite interstiziale entra in reparto la signora Margherita, 79 anni, una dose Janssen. L’11 agosto Marcello, 47 anni, una vaccinazione con Astrazeneca, si ricovera per versamento pleurico bilaterale. Il 13 agosto è Michele, 60 anni, vaccinato con J&J, ad aver bisogno dell’ospedale per polmonite bilaterale. Il 14 agosto la signora Giovanna, 89 anni, vaccinata con Pfizer entra per polmonite interstiziale da Covid-19. Il 24 agosto Claudia, 80 anni e due vaccinazioni con Astrazeneca, viene ricoverata con embolia polmonare bilaterale. Il mese dopo, è ancora un succedersi di ingressi di vaccinati, mai segnalati all’opinione pubblica. Il 9 settembre, nella trasmissione Omnibus su La7, il direttore sanitario del Galeazzi di Milano, Fabrizio Pregliasco sosteneva: «L’infezione dei vaccinati decorre in modo asintomatico, si prevengono malattia e decessi». Il 10 settembre Silvio Brusaferro, allora presidente dell’Iss e portavoce del Cts, afferma: «Il vaccino è uno strumento che stimola il nostro sistema immunitario e ci fa sviluppare una protezione, degli anticorpi che in qualche modo fanno sì che se entriamo in contatto con il virus si riduce la probabilità dell’infezione e il rischio che si trasformi in una patologia importante». Il 20 settembre, sempre Galli a Otto e mezzo sostiene che «i vaccini sono fantastici, molto validi, evitano di andare in cimitero, ma prima ancora in ospedale e in rianimazione».Il 5 settembre, invece, la signora Gisella di 82 anni, dopo aver completato tra febbraio e marzo il ciclo vaccinale con Pfizer, si prende il Covid ed entra in ospedale a Brescia con polmonite. L’8 settembre Alberto, 42 anni, vaccinato con J&J, viene ricoverato per peggioramento della respirazione. Il 10 settembre Claudio di 43 anni, entra in terapia intensiva con insufficienza respiratoria grave. È positivo al Covid, ha fatto una dose di Pfizer.L’elenco sarebbe lungo. E se ogni ospedale in Italia fornisse i numeri dei ricoveri nel 2021 di pazienti con polmonite da Covid sebbene vaccinati, si avrebbe un quadro chiaro delle bugie che hanno continuato a raccontarci. Anziani, ma non solo, a dispetto delle promesse sono stati colpiti da fibrosi interstiziale, si sono ritrovati con ostruzioni delle arterie polmonari che hanno provocato embolia. Il vaccino non li ha aiutati, hanno avuto bisogno di cure pesanti e forse oggi non sono più in salute. Sempre che siano sopravvissuti, di certo uno no.«Vai a fare l’iniezione, proteggi gli altri oltre a proteggere anche te, con la terza dose tu avrai feste gioiose», canticchiava il 20 dicembre 2021 a Un giorno da pecora il trio dei televirologi Matteo Bassetti, Fabrizio Pregliasco e Andrea Crisanti, oggi senatore del Pd. Con Sì Sì Vax reinterpretavano, penosamente, il classico natalizio Jingle Bells, millantando che «per fare un buon Natal, mangia il panettone, vai a fare l’iniezione».Invece, non passarono buone feste la signora Antonia, 64 anni, due dosi di vaccino, entrata nell’ospedale del Delta il 16 dicembre 2021 per pancreatite acuta e problemi polmonari. Peggiora, finisce in terapia intensiva. Il 18 dicembre Silvano, due dosi di vaccino, è ricoverato per sincope con riscontro di insufficienza renale in Covid positivo. Il 20 dicembre Luca, 60 anni e due dosi, finisce in ospedale per insufficienza respiratoria. Lo stesso giorno anche Fulvio, 81 anni, due dosi di Pfizer, è trasferito in pneumo Covid. Il 23 dicembre Arrigo, 83 anni, due dosi, entra in ospedale per polmonite da Covid e sospetta neoplasia del retto. Il 24 dicembre Anna, 94 anni, tre dosi Pfizer, è ricoverata per polmonite da Covid. Il 25 dicembre Lorella, 86 anni, tre dosi, viene trovata positiva al Covid e ricoverata per insufficienza respiratoria acuta. Il 27 dicembre Dario, 72 anni, due dosi, deve finire l’anno in ospedale con la polmonite. Il 30 dicembre Gabriele, tre dosi, è ricoverato per astenia Covid associata. Lo stesso giorno Silvio, 101 anni, tre dosi ma positivo al Covid, entra in ospedale per dispnea in Sars-CoV-2 associata a scompenso cardiaco. Sempre il 30 dicembre Antonietta, 78 anni, due dosi, viene ricoverata con tachicardia e insufficienza respiratoria. Intanto, continuava la narrazione sui vaccini che proteggono. Il 13 dicembre, il virologo Roberto Burioni a Che tempo che fa su Rai3 discettava: «Quelli che non hanno fatto nessuna dose sono in grave pericolo e mettono in pericolo tutti noi: perché possono trasmettere la malattia e intasare i reparti ospedalieri». Il 24 dicembre, Walter Ricciardi, allora consulente dell’ex ministro della Salute Roberto Speranza, ammoniva: «La vaccinazione, anche quella con due dosi, è fondamentale, perché evita di andare in ospedale, evita conseguenze gravi ed evita di morire».Non era così. Nell’ospedale di Cento, il 2 dicembre era stata ricoverata per polmonite la signora Guendalina, 79 anni e doppia dose di vaccino. Il 7 dicembre Luca, 74 anni, vaccinato con due dosi, entra con polmonite interstiziale. Lo stesso giorno, Elisa, 82 anni e due dosi di vaccino, è ospedalizzata per polmonite. Peggiora, finisce in Niv. Il 10 dicembre Osvaldo, 71 anni, vaccinato in attesa della terza dose, ha problemi di respirazione, di saturazione e finisce in terapia intensiva per insufficienza respiratoria acuta. Il 14 dicembre Edoardo, 83 anni, due dosi più booster, è un altro paziente con polmonite. Il 24 dicembre Gianna, 86 anni, due dosi, entra in ospedale per polmonite bilaterale. Lo stesso giorno anche Stefano, 59 anni e due dosi in corpo, entra a far parte dei pazienti ospedalieri con polmonite. Il 27 dicembre a Laura, 77 anni, vaccinata con Johnson & Johnson, è diagnosticata una polmonite da Covid. Il 28 gennaio Mario, 88 anni e vaccinato con due dosi, entra in ospedale con polmonite da Covid. Il 2 gennaio 2022, Luigina di 83 anni con due dosi fatte viene ricoverata con rischio tromboembolico. Il 3 gennaio, Giovanni, 77 anni, tre dosi di Pfizer, entra in ospedale per polmonite interstiziale. Erano tutti positivi al tampone.Le autorità sanitarie e le Procure erano al corrente della mole di vaccinati nei reparti, contrariamente alla narrazione ufficiale? Bisognerebbe fornire il numero reale, di quei ricoveri, che non potevano essere eccezioni come faceva credere Sileri. «È una baggianata perché è l’eccezione, non la regola» che gli inoculati possano infettarsi e infettare, assicurava il 30 settembre 2021. Negli ospedali e nelle rianimazioni sapevano benissimo che non era così, la popolazione no.
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È stato pubblicato sul portale governativo InPA il quarto Maxi Avviso ASMEL, aperto da oggi fino al 30 settembre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), punta a creare e aggiornare le liste di 37 profili professionali, rivolti a laureati, diplomati e operai specializzati. Potranno candidarsi tutti gli interessati accedendo al sito www.asmelab.it.
I 4.678 Comuni soci ASMEL potranno attingere a queste graduatorie per le proprie assunzioni. La procedura, introdotta nel 2021 con il Decreto Reclutamento e subito adottata dagli enti ASMEL, ha già permesso l’assunzione di 1.000 figure professionali, con altre 500 selezioni attualmente in corso. I candidati affrontano una selezione nazionale online: chi supera le prove viene inserito negli Elenchi Idonei, da cui i Comuni possono attingere in qualsiasi momento attraverso procedure snelle, i cosiddetti interpelli.
Un aspetto centrale è la territorialità. Gli iscritti possono scegliere di lavorare nei Comuni del proprio territorio, coniugando esigenze professionali e familiari. Per gli enti locali questo significa personale radicato, motivato e capace di rafforzare il rapporto tra amministrazione e comunità.
Il segretario generale di ASMEL, Francesco Pinto, sottolinea i vantaggi della procedura: «L’esperienza maturata dimostra che questa modalità assicura ai Comuni soci un processo selettivo della durata di sole quattro settimane, grazie a una digitalizzazione sempre più spinta. Inoltre, consente ai funzionari comunali di lavorare vicino alle proprie comunità, garantendo continuità, fidelizzazione e servizi migliori. I dati confermano che chi viene assunto tramite ASMEL ha un tasso di dimissioni significativamente più basso rispetto ai concorsi tradizionali, a dimostrazione di una maggiore stabilità e soddisfazione».
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Roberto Occhiuto (Imagoeconomica)