2021-10-01
«Le terapie anti Covid non esistono». Tutte le bugie dei veri negazionisti
Matteo Bassetti (Ansa-iStock)
Per Roberto Burioni, le cure domiciliari erano una «bufala», Matteo Bassetti le squalificava come «fantomatiche», mentre per il dem Andrea Romano servivano solo «vaccini e foglio verde». L'ok (tardivo) dell'Aifa ad anakinra li sbugiarda.Adesso che l'Aifa ha approvato il trattamento anti Covid a base di anakinra, baricitinib e sarilumab, tre farmaci immunomodulanti inseriti per di più nell'elenco che consente la copertura carico del Servizio sanitario nazionale, tutti plaudono. In prima fila il virologo che vive cinguettando, Roberto Burioni: «Buone notizie: altre armi per curare i casi più gravi di Covid-19 disponibili anche nel nostro Paese», ha scritto in un tweet. Però a giugno la pensava diversamente: «Le terapie domiciliari sono una bugia pericolosa, forse molto remunerativa per alcuni», sosteneva il docente al San Raffaele di Milano. Ritornava sul concetto il 15 settembre: «Non esiste nessuna cura “domiciliare" efficace per poliomielite, morbillo, rosolia, parotite, epatite A, Covid-19. Esistono invece vaccini efficaci in grado di prevenire queste malattie. Chi vi dice che le “cure domiciliari" esistono è un irresponsabile».L'Aifa ha finalmente allargato il numero di «opzioni terapeutiche», che assieme a remdesivir, eparine, tocilizumab, anticorpi monoclonali possono essere utilizzate nelle cure domiciliari. Si guarda alla terapia anti coronavirus, non solo al vaccino, con grande ritardo ed eccessiva lentezza, consentendo ai medici di impiegare farmaci diversi per evitare l'ospedalizzazione dei loro pazienti. «La strada principale di lotta al Covid resta la vaccinazione, ma c'è anche chi si contagia e bisogna curarli con i monoclonali, in particolare le persone sopra i 70 anni, i diabetici, i cardiopatici», dichiarava ieri Ivan Gentile, professore ordinario di malattie infettive dell'Università Federico II di Napoli». «Invece oggi si usano i monoclonali solo per il 9% dei contagiati, è un assurdo spreco, serve una svolta». Un'accelerazione non invocata pochi mesi fa, quando solo a sentir parlare di cure a domicilio si chiedevano censure e condanne dei medici che le applicavano. «Le cure domiciliari per il Covid sono un'illusione. La gente, comprensibilmente stanca ed esasperata, è in cerca di soluzioni facili per problemi complessi. Lo specchietto per le allodole per la terapia domiciliare è una soluzione facile ma si basa fondamentalmente sul fatto che si fa finta di non capire che questa è una patologia che non ha una cura», spiegava lo scorso maggio su Sanitàinformazione.it il piemontese Diego Pavesio, medico di famiglia, tra i fondatori dell'associazione Patto trasversale per la scienza assieme a Guido Silvestri, Roberto Burioni, Pierluigi Lopalco e Andrea Cossarizza. Giacomo Gorini, il ricercatore italiano che ha testato il vaccino Astrazeneca nel team di Oxford, il 21 agosto scriveva in un tweet: «Le cure domiciliari sono una bufala tutta italiana, per gli italiani. Al di fuori del nostro Paese non ne parla nessuno, perché non esistono. Nessun trattamento assunto all'insorgere dei sintomi può prevenire gravi conseguenze. Chi dice il contrario o vi frega o è stato fregato». Nello stesso mese in Sardegna Antonio Maria Soru, responsabile della Centrale operativa per il coordinamento delle attività sanitarie, spediva ai medici di famiglia una email con oggetto «protocolli di terapia domiciliare Covid», dei medici dell'omonimo Comitato fondato dall'avvocato Erich Grimaldi, con uno schema terapeutico domiciliare che ha consentito di curare, a casa, migliaia e migliaia di persone. Emanuele Nicastri, direttore della divisione malattie infettive dello Spallanzani scrisse subito una lettera in cui dichiarava: «Leggo con stupore che la Sardegna apre alle cure domiciliari per il Covid secondo un protocollo non validato da alcun ente di Salute […] e che prevede farmaci che, se all'inizio della epidemia sono stati utilizzati fuori indicazione […] sono stati ora ufficialmente banditi per inefficacia e in alcuni casi, come per la associazione tra idrossiclorochina e azitromicina o l'uso di cortisone in assenza di desaturazione, per la evidenza di incremento di mortalità». Commentò la notizia anche l'infettivologo Matteo Bassetti: «Purtroppo siamo ancora in un Paese in cui c'è qualcuno che pensa che la risposta al Covid non siano i vaccini ma le fantomatiche cure domiciliari». E che dire del ginecologo catanese Salvo Di Grazia, autore del seguito blog Medbunker contro le fake in ambito scientifico, che due mesi fa su Iodonna, inserto del Corriere della Sera, puntava il dito contro le persone che «per rinunciare a un farmaco (il vaccino) si imbottiscono di medicine anche molto tossiche, con rischi ed effetti collaterali (per esempio quelli cardiaci) affatto irrilevanti» e «sono vittime perfette di chi promette loro guarigione certa, immediata, semplice e senza sofferenze. Arriviamo a settembre, in Aula inizia la discussione generale sul decreto sulle misure urgenti per fronteggiare l'emergenza e il deputato dem Andrea Romano dichiara: «L'unica politica seria e responsabile è quella che promuove vaccini e uso del green pass». Due settimane fa, sempre il Patto trasversale per la scienza e l'associazione biotecnologi italiani, nel dire no alle «pseudoterapie» affermarono che «il plasma iperimmune non ha dimostrato di poter dare benefici certi […] l'uso di idrossiclorochina non è raccomandato né a scopo terapeutico né a scopo di prevenzione […] l'uso di ivermectina non è raccomandato né come terapia né come prevenzione, per la sua inutilità contro il coronavirus e l'alto profilo di rischio». Non c'è nulla da fare, per il trattamento a domicilio del Covid la strada rimane ancora lunga e sono ancora pochi i politici e i medici che lo sostengono.
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