2019-09-18
Tenta di sgozzare un soldato invocando Allah
Un clandestino yemenita ha aggredito ieri un militare di fronte alla stazione Centrale meneghina: giugulare sfiorata di poco. Dopo essere stato disarmato e immobilizzato ha lanciato il grido islamico. L'uomo è stato arrestato con l'accusa di terrorismo.A distanza di pochi minuti dal fattaccio, i militari che piantonano piazza duca d'Aosta, a Milano, hanno già le bocche cucite: dell'aggressione avvenuta a un loro commilitone non possono parlare. È la prassi. Il momento politico, del resto, non favorisce la loquacità: sia mai che qualcuno, sbottonandosi, inciampi sulla retorica salviniana o magari metta in dubbio il lavoro fatto dall'attuale ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, quando era prefetto di Milano. No, meglio non parlare dell'aggressione subita ieri da un militare dell'esercito di 34 anni, che ha ricevuto al collo e alla schiena due colpi di taglierino sferrati da quello che una nota dell'Esercito, con sospetta timidezza, definisce «un cittadino di presumibile origine straniera». Mentre usciva lo scarno comunicato, la quasi totalità della stampa già diffondeva le generalità di quello che appare come uno straniero molto più che presunto. Si tratta di un ventitreenne di origine yemenita, Mahamad Fathe, docimiciliato nel Mantovano ma col permesso di soggiorno scaduto e dunque irregolare sul territorio nazionale. Questi i fatti: ieri mattina, nei pressi della piazza duca d'Aosta, a Milano (quella di fronte alla stazione Centrale, per chi è poco pratico del capoluogo meneghino) il caporale scelto dell'Esercito Matteo Toia, che era in servizio nell'ambito dell'operazione «Strade sicure», è stato sorpreso alle spalle da Fathe, armato di taglierino, e ferito al collo (in un punto non distante dalla giugulare). Sull'esatta natura dell'arma circolano in realtà varie versioni, c'è chi parla di un tagliacarte e chi di un paio di forbici. Di sicuro era un'arma potenzialmente letale. «Nel corso della colluttazione, durante la quale un militare del 5° reggimento alpini della brigata alpina Julia, ha riportato una lieve ferita al collo», spiega la nota dell'Esercito, «il soggetto è stato prontamente immobilizzato dai soldati grazie alle tecniche acquisite durante l'addestramento al metodo di combattimento militare». Mentre veniva immobilizzato e disarmato, per non farsi mancare nulla l'immigrato ha anche urlato «Allah akbar». La ferita di Toia non si è comunque rivelata grave e il militare è stato prima medicato sul posto, poi portato in codice verde al Fatebenefratelli. Quanto allo yemenita, dopo essere stato bloccato dai militari è stato consegnato alle forze di polizia e poi arrestato su disposizione del pm di turno Luca Gaglio. Le accuse sono di lesioni e violenza a pubblico ufficiale. Il pool antiterrorismo di Milano, guidato dal pm Alberto Nobili, ha inoltre disposto accertamenti sullo straniero. Non è ancora chiaro se si tratti di un terrorista o di uno squilibrato, anche se la storia degli attentati degli ultimi anni dimostra quanto il confine tra le due fattispecie sia spesso labile. Abu Bakr Al Baghdadi ha del resto rinnovato proprio in questi giorni il suo invito a colpire gli infedeli, con un appello che, al solito, si rivolge a una platea ben più ampia dei soli militanti islamisti «certificati». «Solidarietà al militare» è stata espressa, sui social, da Giorgia Meloni, che ha aggiunto: «Fratelli d'Italia continua a chiedere condanne più severe per i farabutti che aggrediscono i nostri uomini e donne in divisa. Difendiamo chi ci difende!». Matteo Salvini, dal canto suo, ha rilanciato: «Ecco l'Italia a cui la sinistra ci sta riportando... Li fermeremo. Porti aperti? Meglio urne aperte!». Ma la vicenda imbarazza soprattutto colei che è succeduta a Salvini al Viminale, ovvero la già citata Lamorgese, ex prefetto di Venezia (2010-2012) e soprattutto di Milano (2017-2018). Se può essere ancora presto per imputare al nuovo ministro l'insicurezza della nazione, su quella della stazione Centrale invece qualche risposta dovrebbe darla. Da prefetto di Milano, Lamorgese autorizzò un discusso blitz delle forze dell'ordine di fronte allo scalo meneghino, sollevando varie critiche dalla Milano radical chic. Dopo l'operazione spot, la situazione in stazione restò tuttavia identica a quella di prima: degrado, delinquenza, spaccio, insicurezza. Un'umanità alienata che bighellona giorno e notte e che dà costantemente l'impressione di essere pronta a tutto. E, a volte, passa all'azione.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)