2023-09-16
Ginecologa sparita, riammesso il primario accusato di mobbing
L'ingresso dell'ospedale Santa Chiara di Trento. Nel riquadro, il dottor Saverio Tateo
Il medico licenziato per le presunte vessazioni alla dottoressa Sara Pedri vince la causa: l’ospedale di Trento dovrà reintegrarlo.«Vessazioni, insulti, umiliazioni, demansionamenti». Sull’onda mediatica della scomparsa di Sara Pedri il primario di ginecologia dell’ospedale Santa Chiara di Trento, Saverio Tateo, era stato accusato di tutto. Soprattutto di mobbing nei confronti della giovane dottoressa che secondo la narrazione sarebbe stata indotta al suicidio (i sommozzatori e i cani molecolari continuano a cercarla in fondo al laghetto alpino di Santa Giustina). Tateo era stato trasferito e poi licenziato per «maltrattamenti sul lavoro» dall’Azienda sanitaria locale (Apss), preoccupata di doversi tenere in casa il protagonista di uno scandalo nazionale. Al termine di un procedimento lungo e approfondito, ieri il giudice del lavoro ha messo il primo punto fermo sulla vicenda: «Licenziamento illegittimo». Il dirigente medico dovrà essere reintegrato nel ruolo, nel posto di lavoro, e dovranno essergli riconosciuti gli stipendi di due anni più gli interessi. L’Apss ha deciso di non commentare «fino a quando non avremo letto le motivazioni», in base alle quali deciderà se fare ricorso. Non è certamente scacco matto (rimane in piedi la richiesta di rinvio a giudizio della Procura di Trento), ma è un bagno di realtà per il conformismo del giornalista unico delle coscienze, in questo caso graniticamente colpevolista. Fatta eccezione per poche testate, fra le quali questo giornale che proprio non riesce ad appiattirsi sugli storytelling preconfezionati. Il giudice ha ritenuto che le 17 contestazioni disciplinari non configurino alcun maltrattamento, che i «fatti oggettivi gravissimi» non siano tali e quindi non ci fosse la giusta causa per mandare a casa il primario. «Il giudice ha rimesso le cose a posto. Sono state sgretolate le contestazioni riportando la vicenda all’accertamento effettivo dei fatti e non alle dichiarazioni riguardanti vaghe volontà di persecuzione», spiega il professor Vincenzo Ferrante, uno dei legali di Tateo. «La sentenza ricostruisce l’integrità del mio assistito dal punto di vista umano e professionale. Abbiamo sempre detto che si trattava di una caccia alle streghe, con un provvedimento di licenziamento preso a giudizio di popolo e molto lontano dal mondo moderno. Tutte le singole contestazioni sono state oggetto di analisi e di precisa ricostruzione, sentendo una ventina di testimoni, tra medici, infermieri, personale di sala, amministrativi e vertici dell’azienda sanitaria». Poi una stoccata ai processi istruiti nelle edicole e negli studi televisivi: «Bisogna stare attenti a condannare in prima battuta sulla base di dichiarazioni che si sgretolano davanti alla prova dei fatti». Caccia alle streghe o no, la vicenda è nota ed è diventata un paradigma frettoloso e abborracciato di mobbing; perfino l’enciclopedia Treccani ne esemplificò il perimetro citando il caso. Il 4 marzo 2021 la giovane ginecologa forlivese Sara Pedri scomparve nel nulla dopo aver abbandonato la sua Volkswagen T-Roc vicino al ponte di Mostizzolo (Trento) sul torrente Noce, con la portiera aperta e il cellulare sul sedile. Si parlò subito di suicidio indotto dai maltrattamenti e dai condizionamenti psicologici all’interno dell’ospedale per colpa di Tateo e della sua vice Liliana Mereu. Incalzati dal furore mediatico, i due indiziati subirono l’inchiesta di una Commissione disciplinare interna con esito nullo, poi quella sprint (due giorni) degli ispettori mandati dall’allora ministro Roberto Speranza e guidati da Maria Grazia Laganà (Pd), vedova di Francesco Fortugno. Il rapporto fu singolare: il reparto venne definito un’eccellenza, i pazienti erano molto contenti di Tateo, però lui «non sa relazionarsi con i colleghi». In effetti veniva accusato da un piccolo gruppo di medici e infermieri - una decina sugli oltre 100 in forza al Santa Chiara - di essere poco democratico e di imporre turni massacranti; ma raramente una realtà con accentuati conflitti interni è un’eccellenza. Allora l’Azienda sanitaria cambiò idea, trasferì ad altro incarico primario e vice mentre il reparto Nas dei carabinieri cominciava le indagini per maltrattamenti. Poi Tateo fu licenziato, sui social fu minacciato di morte da qualche matto («Vorrei sentirvi urlare i dolori del parto dalle mazzate che vi darei») e fece denuncia contro ignoti. Sull’intera vicenda si limitò a dire: «Non sono certo il mostro che viene descritto e che ormai tutti pensano».Oggi è il giorno della rivincita ma la storia è tutt’altro che finita. Il 24 novembre è in calendario l’udienza preliminare e il gup deciderà se mandare a processo il primario e la sua vice per maltrattamenti, come da richiesta della Procura. Alla luce della sentenza del giudice del lavoro (270 pagine, ogni dettaglio sviscerato con puntiglio), l’avvocato Ferrante, anche docente di Diritto del lavoro all’Università Cattolica di Milano, è ottimista: «In quell’udienza non si potrà non tenere conto di questo pronunciamento. Qualche rilievo dovrà averlo perché non siamo più nell’ambito di un verbale, ma di una sentenza. Fino all’altro ieri a dire che «nulla di ciò che ci viene ascritto è vero» eravamo noi. Adesso è un giudice».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.