2021-03-31
Contro la zona rossa tamponi truccati: «Spalmiamo i morti»
L'ex assessore alla Salute siciliana, Ruggero Razza
Si dimette l'assessore siciliano Ruggero Razza (indagato). Tre arresti: numeri manipolati facendo figurare meno contagi e più test.Troppi morti? «Spalmiamoli». I contagiati? «Abbassiamoli un poco». Un «disegno politico scellerato», lo definisce il gip di Trapani che, accogliendo la richiesta della Procura, ha disposto gli arresti domiciliari per la dirigente generale dall'assessorato alla Salute della Regione Sicilia Maria Letizia Di Liberti, per il funzionario Salvatore Cusimano e per Emilio Madonia, dipendente di una società che si occupa della gestione informatica dei dati dell'assessorato. Sono accusati di aver mandato all'Istituto superiore di sanità dati taroccati sull'andamento della pandemia per evitare la zona rossa a Palermo e non solo. In tutto gli indagati sono sette. E tra loro c'è l'assessore alla Salute Ruggero Razza, che si è dimesso. Mentre, scrive il gip, è «estraneo il presidente Nello Musumeci, che pare tratto in inganno dalle false informazioni che gli vengono riferite». In una intercettazione del 20 marzo, infatti, Musumeci parla con Razza. E gli chiede come mai non sia stato più informato sulla istituzione della zona rossa a Palermo (i cui dati erano stati tagliati). Razza, scrive il gip, «tergiversa nella risposta, racconta che non è più necessaria in quanto, dall'analisi dei dati, hanno accertato che l'area interessata si trova al di sotto della soglia di 250 contagi per 100.000 abitanti». Ma il problema è il percorso seguito per ottenere quei dati. E sono finiti indagati anche il vice capo di gabinetto dell'assessorato Ferdinando Croce e il dirigente Mario Palermo. L'intercettazione clou è del 19 marzo: «61 Agrigento, 75 Caltanissetta, 90 Catania, 508 Palermo…», è Cusimano a portare la conta dei positivi. È a telefono con Di Liberti, che gli risponde da tifoso: «Ma che dici? No, scusa non può essere, se sono questi i dati definitivi, Palermo va in zona rossa subito». In più bisognava aggiungere i 228 pazienti positivi non comunicati tempestivamente dall'ospedale Cervello di Palermo. Con quelli il numero dei contagiati sarebbe schizzato a 736 in un solo giorno. I due vanno nel panico. La soluzione: «A questo punto io scenderei sotto i 400 su Palermo. Ho parlato con Ruggero e facciamo il punto domani». Il metodo sembra emergere in modo chiaro ascoltando le telefonate: «Quindi 508 lo portiamo a 370… che ne so una cosa di queste… sono numeri esageratissimi… E ci aggiungiamo 1.000 tamponi». Escamotage che avrebbe subito mandato giù il tasso di incidenza. Gli investigatori hanno contato, tra novembre 2020 e il 19 marzo scorso, 40 comunicazioni truccate. La dirigente generale è a telefono con l'assessore quando gli investigatori ascoltano queste parole: «Allora, su Palermo sono moltissimi, moltissimi, non ti dico quanti, perché secondo me non hanno comunicato quelli di ieri e dell'altro ieri alcuni». I ritardi ancora una volta avrebbero fatto salire l'incidenza: «670 solo su Palermo e quindi ho detto no, non se ne parla proprio perché questi sono i dati di tre giorni e non li posso dare tutti nello stesso giorno». E ancora: «Ma in ogni caso più di 300... io più di 300 non ne do oggi, e gli altri a poco a poco durante la settimana, perché gli ho detto questi sono i dati di tre giorni che non avete caricato, perché era chiuso Istituto zooprofilattico, perché c'era […] non avevano gli amministrativi». Stessa tecnica per la conta dei morti: «Ma sono veri?», chiede l'assessore. «Sì», afferma la dirigente, «solo che sono di tre giorni fa». Razza propone: «E spalmiamoli un poco…». La trovata della Di Liberti: «Ah, ok allora oggi gliene do uno e gli altri li spalmo in questi giorni [...] mentre quelli del San Marco, i sei sono veri e pure gli altri cinque sono tutti di ieri…». E anche con il commissario per l'emergenza Covid di Palermo, Renato Costa, la dirigente della Sanità gioca con i dati: «Ho parlato con Ruggero. Gli ho mandato i dati. E dice che sono troppi, c'è il problema della domenica e di non darli tutti». Costa (la cui posizione è al vaglio degli inquirenti) è d'accordo: «Va bene gioia mia, certo!». Il ritocco dei conti, anche sui morti, insomma, era all'ordine del giorno: «[...] mi ha chiesto Ruggero di fare una modifica… eh… meno 20 su Palermo…». I reati: falso materiale e ideologico. Stesso reato contestato all'assessore Razza, al quale è stato notificato un avviso a comparire per rendere interrogatorio. Musumeci invita alla prudenza. E si chiede: «Se di fronte al dilagare dei contagi, siamo stai i primi a operare le chiusure, se insieme all'assessore abbiamo chiesto due settimane di zona rossa, tutto questo a cosa serviva? Ecco perché sono tranquillo». Ma siccome gli indagati, secondo l'accusa, non hanno agito per finalità personali, secondo il gip, «si è cercato di dare un'immagine della tenuta e dell'efficienza del Servizio sanitario regionale e della classe politica migliore di quella reale e di evitare il passaggio dell'intera regione o di alcune sue aree in zona arancione o rossa, con tutto quel che ne discende anche in termini di perdita di consenso elettorale per chi amministra».Nelle sue valutazioni il gip, però, non nasconde che «la Di Liberti, sovente, pur essendo un dirigente generale, si è fatta personalmente carico di quotidiani interventi di sollecito telefonico nei confronti dei referenti Covid-19 delle strutture periferiche del Servizio sanitario regionale, solo al fine di sopperire alla disorganizzazione e lentezza nella comunicazione dei dati richiesti». Il meccanismo previsto dal ministero della Salute e dal governo per la comunicazione dei dati, insomma, ha mostrato in questa inchiesta tutti i suoi limiti.
Tyler Robinson dal carcere dello Utah (Ansa)
Tedros Ghebreyesus (Ansa)