2021-04-26
I tamponi a persone sane sono inattendibili
Cifre folli vengono spese per una pratica che non ci offre alcuna garanzia di individuazione del virus. «Esistono almeno 10 errori scientifici fondamentali», spiega il dottor Stefano Scoglio. Per questo non ha alcun senso presentare i positivi come i nuovi untori.L'Oms ha dichiarato che il tampone serve solo in caso di sintomi: se si ha febbre o tosse per stabilire la co-probabilità, non con certezza, se si tratta di Covid o no. Questo perché il coronavirus non è l'unica malattia al mondo. Esiste anche la comune influenza o le normali polmoniti batteriche. Invece, secondo i virologi televisivi e i giornalisti esiste solo il Covid. Con un tampone positivo in Italia si è classificati come malati Covid, oppure come morti Covid se si tratta di defunti. I tamponi sono praticamente obbligatori, indispensabili per attuare diritti costituzionali come salire su un treno o lavorare. Esiste un principio di prudenza che presuppone, prima di rendere obbligatoria una pratica, la certezza dell'innocuità e della validità.I tamponi sono innocui? La dottoressa Antonietta Gatti spiega che alcuni tamponi sono morbidi, altri sono rigidi, hanno in alcuni casi fibre rigide, di silicio zirconio. Queste fibre di spezzano e residui restano all'interno di microferite, soprattutto se il tizio che ce lo sta piantando nel naso o in gola non è nemmeno un medico. I materiali non sono stati fatti per la biocompatibilità. Non si capisce perché scavare con queste fibre rigide, che possono essere lesive, per cercare un virus che, se c'è, vive in superficie reperibile già nella saliva. I tampone sono attendibili? A questo proposito ho fatto qualche domanda il dottor Stefano Scoglio, direttore del Centro di ricerche nutriterapiche di Urbino. Scoglio ha coordinato la perizia per diverse cause sull'inaffidabilità dei tamponi Covid. Quali sono i punti centrali di tale perizia? «Il primo», mi dice, «è senz'altro il mancato isolamento del virus (il virus è stato identificato, non isolato. I due termini non sono sinonimi, anche se erroneamente sono stati usati come sinonimi dai giornalisti), e dunque l'assenza di un marker diagnostico definito. L'assenza di un isolato quantificato del virus è stato ammesso sia dalla Cdc (Center for disease control) sia dalla Commissione europea. Quest'ultima ha anche affermato che già nell'aprile 2020 circolavano ben 78 tipi di tamponi diversi, nessuno dei quali validato o autorizzato, e quasi tutti privi della definizione delle sequenze geniche utilizzate. Lo stesso studio di Corman e Drosten, che ha dato vita al primo test molecolare, molto diffuso perché promosso dalla Oms, è stato fatto senza aver alcun virus a disposizione, ma solo su delle sequenze geniche computerizzate inviate dai cinesi».Il dottor Scoglio mi spiega di «far parte del gruppo internazionale di 22 scienziati che hanno pubblicato una richiesta di ritiro dello studio di Drosten, indicandone 10 errori scientifici fondamentali. La verità è che non esiste nessun isolamento fisio-chimico del virus, tutti hanno fatto solo dei sequenziamenti computerizzati ipotetici. Ci sono oggi oltre 700.000 sequenziamenti genici del virus Sars-Cov-2. Cioè, in pratica il virus muterebbe oltre 1.550 volte al giorno! Questo è possibile solo perché non esiste un virus fisico di controllo, e ognuno si sbizzarrisce a crearsi il suo. Ma se il virus muta così velocemente, come fanno i tamponi realizzati nel febbraio-marzo 2020 a “catturare" i virus già mutati di giugno o di novembre?».A questo proposito esiste «un tema essenziale che taglia la testa al toro». Quale? «Il numero di cicli utilizzati per il test molecolare con la Pcr. La Pcr (reazione a catena delle polimerasi) è un sistema che moltiplica in modo esponenziale le minime quantità di materiale genico disponibile in modo da generare quantità sufficienti per l'analisi. Ogni ciclo di replicazione Pcr raddoppia il materiale genico. Ma come è noto, e come la stessa Oms ha ammesso a dicembre/gennaio scorsi, più alto è il numero di cicli Pcr utilizzati, minore è la carica virale effettiva. Dunque più elevato è il numero di cicli Pcr più si rischia di avere “falsi positivi". Il professor Stephen Bustin, principale autore delle linee guida sull'uso della Pcr (Miqe), ha affermato che per essere sicuri di non produrre falsi positivi, i tuoi risultati devono essere “prodotti dai 20 a un massimo di 30 cicli… se sali a 40 cicli, puoi produrre un fantasma". Quanti cicli si sono adottati e si continuano ad utilizzare normalmente in Italia? Raramente 35 cicli, normalmente 40-45, spesso anche 50 cicli. D'altra parte, le stesse case produttrici delle decine di diversi tamponi in circolazione, indicano 35 cicli come lo standard minimo».Tutto questo metterebbe in discussione tutti i numeri della pandemia. Prosegue Scoglio: «I numeri stessi della pandemia sono già non “pandemici". Nel 2020 sarebbero morte circa 2 milioni di persone di Covid nel mondo. Sia il Cdc americano che l'Istituto superiore di sanità hanno sottolineato come nel 94%-97% dei casi si tratta di ultra-ottantenni con diverse gravi patologie concomitanti. Ma anche se tutti i due milioni fossero tutti morti per Covid, nel mondo ogni anno, per malattie respiratorie muoiono circa 7.5 milioni di persone; e ci sono sempre più prove che i morti con Covid non si aggiungono, ma sostituiscono le morti per influenza, polmonite o altre cause. Nel suo ultimo documento, l'Istat riporta le morti del gennaio 2021: a fronte di circa 70.000 morti, numero nella normale media degli anni precedenti e dunque senza nessun aumento della mortalità, ci sono 12.000 morti di Covid. Questo significa che si è solo cambiato nome a quelle che negli anni passati erano morti per influenza, polmonite, etc. C'è ormai una consolidata letteratura scientifica, mai smentita, che ha dimostrato che con i test Pcr con 35 o più cicli, quelli usati normalmente in Italia, si ha il 100% di falsi positivi».Addirittura? Chiedo al professore come tutto questo sia possibile. «Ci sono una serie di importanti studi, mai smentiti, che hanno controllato centinaia di migliaia di tamponi “positivi", testandoli con la messa in coltura del liquido del tampone per verificare se c'erano virus attivi, capaci di replicarsi. Ebbene, tutti gli studi concordano sui seguenti parametri: fino a 17 cicli Pcr c'è una concordanza del 100% tra tamponi e coltura; già a 25 cicli, il 30% dei tamponi non produce replicazione (falsi positivi); a 30 cicli abbiamo già circa il 75% di falsi positivi; a 35 cicli si ha il 100% dei falsi positivi. In Italia ancora oggi si utilizzano un minimo di 35 cicli. Ad una recente richiesta fatta alla Regione Emilia-Romagna sul numero di cicli utilizzati, la risposta è stata 35-41; io ho la riposta di un laboratorio che afferma di usare mediamente 50 cicli; il soggetto non può considerarsi infettivo. Ma questo nessuna autorità sanitaria l'ha mai detto, nessun politico o media si è preso la briga di verificare quanti cicli siano stati usati per produrre quella marea di dati sui “positivi asintomatici", che sono stati il motore della pandemia nel 2020. La stessa Oms, nel suo recente documento, afferma che la Pcr dovrebbe servire solo da supporto al quadro diagnostico, sintomatico e clinico, quadro che per definizione nel caso degli asintomatici non esiste. Insomma, il dato che ne esce è che la pandemia Covid è stata più che altro una pandemia da Pcr».Concludo: i tamponi effettuati su sani non sono attendibili. Eppure cifre folli sono sperperate in questa pratica grazie alla quale vite di persone sane possono essere incarcerate. I positivi sono presentati come nuovi untori. Per avere più positivi basta fare più tamponi, questo numero non ha valore, eppure i media ci presentano con voce sapientemente angosciata il loro numero.
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