2024-06-01
Tajani frena gli ultrà dell’escalation: «Da Biden ok a colpire una sola base»
Il ministro degli Esteri mantiene l’Italia su una linea di prudenza e apre all’invio di un’altra batteria Samp/T in Ucraina anche se ne abbiamo solo 5 in dotazione. Stoltenberg delira: «Kiev usi i missili responsabilmente». I russi usano la tecnica di lanciare due ordigni sullo stesso obiettivo a distanza di tempo per uccidere i soccorritori.Lo speciale contiene due articoli.Da quando la Russia ha deciso di invadere l’Ucraina, ormai più due anni fa, il conflitto sta vivendo forse il momento più ad alta tensione nei rapporti diplomatici tra Mosca e il blocco Nato, con il rischio di un confronto diretto tra le due potenze nucleari costantemente dietro l’angolo. Una partita che riguarda da molto vicino anche l’Italia, soprattutto dopo le dichiarazioni, trasformatesi presto in azioni, fatte da Emmanuel Macron prima e Jens Stoltenberg poi riguardo all’invio di soldati europei a Kiev e alla possibilità che l’Ucraina possa utilizzare le armi fornite dai partner occidentali per colpire la Russia sul proprio territorio, avvalendosi del diritto di autodifesa che include, a loro dire, la facoltà di colpire obiettivi militari legittimi in territorio nemico.Nella giornata di ieri il nostro governo è, però, intervenuto con una doppia presa di posizione di rilievo affidata alle parole di Antonio Tajani e Guido Crosetto. Il ministro degli Esteri ha in un certo qual modo ridimensionato l’apertura americana delle ultime ore, ribadendo che «le armi inviate a Kiev vanno impiegate solamente all’interno dell’Ucraina, per difendersi e non per attaccare obiettivi sul territorio russo». Nelle ore precedenti il Wall Street Journal aveva rivelato, invece, l’inversione di rotta dell’amministrazione Biden, pronta a concedere in segreto il via libera all’esercito ucraino di compiere attacchi con le armi americane sul suolo russo, ma con la limitazione di farlo soltanto nell’area circostante a Kharkiv e il divieto di utilizzare i missili balistici a lungo raggio. Tuttavia, il Cremlino ha accusato l’Ucraina di aver già provato ad attaccare obiettivi in Russia con le armi fornite dagli Usa. «L’utilizzo di armi statunitensi al di fuori dell’Ucraina è limitato alla base che sta minacciando Kharkiv. Mi pare non ci sia una decisione americana sull’uso indiscriminato di armi che arrivano dagli Stati Uniti contro la Russia», ha ricordato Tajani dalla riunione dei ministri degli Esteri della Nato a Praga. Dichiarazioni volte a raffreddare gli animi in una continua spirale di escalation che non accenna ad arrestarsi, cominciata con il semplice invio di giubbotti antiproiettile ed elmetti e giunta ora a un possibile punto di non ritorno, dato anche dal fatto che se l’Ucraina dovesse colpire la Russia con missili ipersonici, questo si tradurrebbe facilmente in una reazione pesante da parte di Mosca, a maggior ragione dopo che Stoltenberg, nel tentativo, chissà, di mettere una toppa, ha avvertito Kiev di usare i missili Strike «in maniera responsabile». E se questo «consiglio» non venisse seguito? Possiamo davvero fidarci che un Paese che sta perdendo la guerra possa fare un uso responsabile di un materiale bellico di tale portata? Ieri il primo ministro ungherese, Viktor Orban, ha lanciato l’allarme per tutta l’Unione europea, dicendo che quest’ultima è entrata in una fase intermedia dei preparativi per la guerra con la Russia e si trova «a pochi centimetri dalla distruzione».A tal proposito è arrivata puntuale la minaccia di Dmitry Medvedev: «I Paesi occidentali qualche anno fa pensavano che non avremmo mai attaccato l’Ucraina per evitare un conflitto con loro. Ma hanno sbagliato i calcoli così come potrebbero sbagliarsi sull’uso delle armi nucleari tattiche», ha scritto su Telegram il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo. E se sempre Tajani, da Praga, ha detto che l’Italia è pronta a inviare altri sistemi di difesa terra-aria Samp/T - si tratta di capire quale visto che il nostro Paese ne ha in dotazione cinque, di cui uno in Kuwait che non può essere spostato e uno in Slovacchia: l’Italia non può averne meno di due sul proprio territorio - il collega Crosetto ha voluto, invece, sottolineare nuovamente come per il nostro Paese tale eventualità sia incostituzionale: «L’articolo 11 della Costituzione italiana impone di mettere delle limitazioni per l’utilizzo delle armi fornite all’Ucraina. Devono essere necessariamente usate per la difesa», ha dichiarato il titolare della Difesa in un intervento video al convegno dei giovani imprenditori di Confindustria. «L’importante è che si diano all’Ucraina armi che le permettano di difendersi, perché quello che è mancato negli ultimi mesi all’Ucraina non è stata la capacità di attacco ma la possibilità di difesa. Ogni giorno da più di due anni oltre 10.000 bombe cadono sul territorio ucraino». In effetti, da più giorni la narrazione fornita ai media e al mondo dal segretario generale della Nato, con Macron ed Olaf Scholz a ruota, è quella secondo cui l’Ucraina avrebbe le mani legate in quanto non può colpire le postazioni da cui partono i missili che stanno tenendo sotto assedio la regione di Kharkiv. Ma, come si può facilmente intuire anche dalle parole di Crosetto, se la Russia da inizio 2024 ha conquistato 880 chilometri quadrati di territorio ucraino, come confermato ieri dal ministro della Difesa, Andrej Belousov, è perché Stati Uniti e Unione europea hanno tergiversato oltremisura sull’invio dei sistemi di difesa, non di offesa. Nel frattempo, da Praga, il segretario generale della Nato ha dichiarato di essere al lavoro per accorciare il più possibile l’ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza atlantica; mentre lo Stato maggiore ucraino ha annunciato su Telegram che la marina ha colpito con missili Neptun un deposito petrolifero nella regione russa di Krasnodar, dove secondo quanto reso noto dal ministero della Difesa russo sono stati intercettati cinque missili antinave e 29 droni.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/tajani-frena-gli-ultra-dellescalation-2668431794.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="tra-le-rovine-di-kharkiv-dove-i-bersagli-dei-razzi-sono-i-palazzi-con-i-civili" data-post-id="2668431794" data-published-at="1717185867" data-use-pagination="False"> Tra le rovine di Kharkiv dove i bersagli dei razzi sono i palazzi con i civili Ore 23.30: appena mezz’ora dopo l’inizio del coprifuoco la città è tutta rientrata nelle proprie case, sui gruppi di Telegram arrivano gli allarmi che avvisano degli attacchi: «Missile in volo da Belgorood». Dopo qualche minuto: «Il missile alla periferia della città, entrate nei rifugi». Dopo poco, la prima esplosione. Nella mezz’ora successiva le esplosioni seguono come sempre le informazioni dei canali Telegram, ma sono tante: ben cinque, di cui le ultime due sono fortissime. Poco dopo, infatti, veniamo a sapere che due missili S200 hanno colpito un condominio in una zona residenziale della città. Gli altri tre finiscono nel bosco adiacente ai condomini: la dinamica porta a pensare a un attacco mirato in un unico posto per fortuna con una buona dose di imperfezione, altrimenti ci sarebbero sarebbero stati sicuramente più morti, feriti e danni, visto l’alta densità abitativa del bersaglio scelto.Quando arriviamo sul posto è passata circa un’ora dall’attacco: i pompieri stanno cercando i corpi nelle macerie, alcuni di loro con un medico dell’ambulanza sono stati feriti dal secondo missile, mentre soccorrevano le persone del primo attacco. I russi usano la tecnica del «double hit» per per fare vittime tra i soccorritori. Sparano missili uno a pochi minuti di distanza dall’altro, sempre sullo stesso obiettivo. Ma questa è una vecchia storia alla quale certo un soccorritore non può dare troppa importanza: «Qui non si pensa a cosa può accadere dopo, si agisce si fa il proprio mestiere», racconta una ragazza del First response investigation team, che si occupa di raccogliere gli indizi dei crimini di guerra russi perpetrati dall’esercito russo dall’inizio della guerra nel 2014.L’area residenziale è composta da condomini a pianta rettangolare, disposti in parallelo, con dei giardinetti tra uno e l’altro e le strade perpendicolari: morti, feriti e devastazione non si registrano solamente negli edifici direttamente colpiti dai missili ma anche in tutta l’area circostante. Lo spostamento d’aria distrugge porte, finestre, devasta gli appartamenti e le persone. Molte delle ferite come la concussione da esplosione, lo shock psicologico, le ferite provocate dai vetri che esplodono dai detriti che entrano dalle finestre e ti colpiscono mentre dormi sul letto, possono accadere a persone che non vivono nel palazzo colpito ma magari in quello davanti oppure anche in quello ancora più in là. È la potenza dello spostamento d’aria che fa aumentare il numero delle persone coinvolte.Così per la strada si riversano decine, centinaia di civili che escono dalle proprie case e vagano sotto shock, camminando su un tappeto di vetri e detriti che ricopre tutta l’area in cerca di un vicino, di informazioni o solo per la paura di ritornare dentro casa. Mentre continua la ricerca dei corpi sotto l’edificio colpito, a pochi metri sotto le fronde di un albero viene piazzato un tavolo con delle sedie e gli ufficiali del Comune iniziano il censimento della comunità. Le persone si mettono in fila per dare il proprio nome ma, sopratutto, quello dei parenti dispersi. A pochissimi metri, un primo corpo incastrato sotto le macerie viene coperto e poco dopo si sentono i pianti di una persona poco lontana, portata via da due poliziotte. Le ricerche continuano per tutta la giornata di venerdì, la conta dei morti e dei feriti anche e sale ogni ora. Quando torniamo sul posto con la luce del sole, le ruspe hanno liberato la strada ma i soccorritori cercando ancora i corpi di svariati dispersi. Le famiglie aspettano sedute davanti al cortile, a fianco ai pompieri che si riposano sul prato e ai soccorritori i cui cani giocano con quelli che sono lì ad aspettare il proprio padrone. Si parla di ancora otto dispersi e vari feriti oltre sei morti accertati. Inutile dare, quindi, il numero delle vittime preciso che non cambia la gravità del fatto.
(Ansa)
Nuova tappa della Made in Italy Community all'Istituto Europeo del Design. Le interviste a Roberto Santori (founder Made in Italy community), Patrizia La Daga (ambassador Made in Italy community Spagna), Alessandro Di Salvo (country manager Italtel Spagna).