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La Gruber elogia il dubbio ma ha solo dogmi
Lilli Gruber (Imagoeconomica)
Su «Sette», la conduttrice fa una difesa del giornalismo scomodo, capace di mettere in crisi le certezze. Lilli predica bene ma razzola malissimo. Ne sa qualcosa Travaglio, zittito malamente a «Otto e mezzo»: «Le tue sono opinioni, le mie no».

Questa volta bisogna assolutamente concordare con Lilli Gruber, al cento per cento. Il titolo della sua rubrica di risposte ai lettori su Sette, settimanale del Corriere della Sera, è chiaro e condivisibile: «L’informazione, se è buona, deve far nascere dubbi. Per le certezze basta l’algoritmo». La conduttrice di Otto e mezzo replica a tale Vittorio da Bologna spiegando che oggi nei giornali e in televisione ci sono troppi cronisti precari, cosa per altro vera data la condizione difficoltosa (per usare un eufemismo) del mercato dell’informazione. Lilli coglie l’occasione, tuttavia, per lanciare qualche frecciata delle sue.

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«Solo in Italia è strano pubblicare le notizie»
Francesco Saverio Garofani (Imagoeconomica)
La posizione del segretario non è più sostenibile. Padellaro: «Si trattava di uno scoop e, come tale, bisognava farlo uscire». Anche Travaglio, sulla stessa linea, rincara la dose con la richiesta di allontanamento. Cavalli: «C’è in mezzo un pezzo del Pd».

Forse, dopotutto, la storia non è così ridicola, visto il putiferio che ha suscitato. E forse lo scoop della Verità sul consigliere del Quirinale Francesco Garofani non è nemmeno irrilevante dal punto di vista giornalistico. Almeno così sembrano pensarla in parecchi, di sicuro molti di più di quanto qualcuno vorrebbe far credere. Molti media si sono affannati nel tentativo di smontare le nostre ricostruzioni, hanno tentato di sminuire e di far torbide le acque. Ma ora cominciano a levarsi voci differenti. Un collega autorevole come Marcello Foa da giorni scrive che la squadra del presidente non è poi così super partes: «Questo è chiaro a tutti gli elettori di centrodestra e a quelli magari non schierati politicamente a cui la vicenda Garofani ha aperto gli occhi». Foa è stato lapidario: «Non potendo smentire, a Garofani non resta che una via. Quella delle dimissioni». A pensarla così è anche Marco Travaglio, che lo ha scritto chiaramente: «Garofani ha solo due strade: o smentisce, sperando di non essere sbugiardato da testimoni o registrazioni; o si dimette». Più articolato ma altrettanto netto è il ragionamento di Antonio Padellaro - fondatore e già direttore del Fatto, di certo non un uomo di destra - che parlando con la Verità inizia con ironia: «Sono molto amareggiato del fatto che a una riunione di romanisti non mi abbiano voluto», dice riferendosi al contesto in cui Garofani ha parlato dello «scossone» ai danni del governo Meloni. «A parte gli scherzi», continua, «sono abbastanza sorpreso, per non dire sbalordito, dalle reazioni che ci sono state su questa notizia, che è un fior di notizia. Qui non si tratta di esprimere opinioni. Qui c’è un fatto: La Verità, avendo ricevuto un documento e avendo probabilmente fatto tutte le verifiche, lo ha pubblicato. A me sembra una cosa di assoluta normalità, almeno in un normale mondo dell’informazione. Ma qui invece di guardare la luna si guarda il dito. La notizia è vera? Sì. È importante? Direi di sì, perché il clamore che ha suscitato dimostra che è di interesse pubblico. Quindi resto stupito - anche se fino a un certo punto, perché conosciamo i nostri polli - dalla reazione abbastanza stravagante che c’è stata».

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M5s choc: Conte smentisce Travaglio. Grillini a pezzi sulla riforma Cartabia
Giuseppe Conte (Ansa)
«Il Fatto» fa dire a Giuseppi che è pronto alla sfiducia. Rocco Casalino sconfessa il quotidiano.
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Travaglio e l’insulto gratuito a Cervi
Mario Cervi (Ansa)
Il direttore del «Fatto» scrive che dopo il rifiuto (che non ci fu) di Enzo Bettiza alla direzione del «Giornale», Silvio Berlusconi non trovò nessuno. Un affronto a un grande uomo e scrittore.
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Piagnisteo di Fazio con Travaglio per evitare la sforbiciata della Rai
Fabio Fazio (Ansa)
Il conduttore fa la vittima in un'intervista con il Fatto Quotidiano, poiché la rete ha disposto dei tagli per superare la crisi del Covid-19, e manda messaggi alla tv di Stato: «Se non mi vogliono, lo dicano».
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