Sergej Lavrov al leader nemico: «Da vedere se è legittimo che firmi l’accordo». La replica: «Mosca prova a sottrarsi». La resistenza snobba l’Europa: «Più importanti gli Usa».
La stampa loda l’unità ritrovata a sostegno di Volodymyr Zelensky, ignorando che alla Casa Bianca hanno sfilato leader nazionali (incluso Keir Starmer, extra Ue), mentre Bruxelles è stata ininfluente. Ma è già ripartito il coro per ridurre la democrazia a favore dei tecnocrati.
Vladimir Putin chiama Recep Tayyip Erdogan, Istanbul pronta a ospitare il summit con Zelensky. Sergej Lavrov: «Niente garanzie per l’Ucraina decise senza di noi». Gli Usa: «Vanno discusse prima che si parli di cessione di territori».
Volodymyr Zelensky, Donald Trump e JD Vance (Ansa)
Per 40 minuti, il summit di Washington è andato avanti con toni cordiali. La scintilla si è accesa quando l’ucraino ha attaccato Vance sull’inaffidabilità di Putin («Di che diplomazia parli?») e ha accennato a conseguenze per gli alleati se faranno concessioni a Mosca.
La versione integrale dell'incontro di Washington a questo link
Rubio non andrà a Johannesburg: alla base della scelta, la legge di Pretoria che espropria terre senza indennizzi e la vicinanza del Paese a Cina e Russia. Ma a pesare è anche l’inutilità del forum internazionale.
Un’ex funzionaria dell’agenzia Usaid: «Sprechi e frodi». La Bbc protesta per lo stop alle donazioni e il magnate replica: «Folle che gli americani finanzino la rete Uk».
Tutti i congressi sull’emergenza ambientale hanno seguito lo stesso schema: le buone intenzioni iniziali, il panico di non riuscire, l’improvviso tripudio collettivo e il risveglio nel pianto. Sarebbe l’ora di dire basta.