referendum pd

Prima gli italiani (pure a sinistra)
Elly Schlein ( Imagoeconomica)

Il no alle cittadinanze facili per gli stranieri persino tra chi è andato a votare mette definitivamente a nudo le assurdità ideologiche di Schlein e compagni. Che però non si schiodano e continuano a dare dei razzisti a coloro che sottolineano il problema immigrazione.

Nella esile biografia politica di un certo Boccia Francesco fino a poco fa si leggeva solo: «Derise i lombardi afflitti dalla pandemia con una mascherina penzolante». A urne referendarie chiuse, questo signore - capogruppo pd al Senato per le agenzie, marito di Nunzia De Girolamo per il popolo - ha voluto superarsi. E davanti alla débâcle del suo partito ha esultato: «Hanno votato 15 milioni di persone, la Meloni è al potere per 12.300.000 voti». Che è un po’ come dire che Napoleone a Waterloo ha pareggiato. D’altronde cosa sono 50.000 morti davanti a una vacanza da sogno a Sant’Elena… Oltre a dimostrarsi un pessimo fruttarolo, che pesa le mele con le pere, Boccia si rivela anche uno scadente matematico. Ignoriamo chi è andato alle urne a sbugiardare l’immigrazionismo dem. Prendendo in esame solo i quesiti sul lavoro (dove il campo largo era compatto), «il totale si ferma a 12.250.000», come nota Youtrend. Per salvare Boccia da sé stesso bisogna scomodare gli elettori all’estero. E la differenza resta minima: si arriva poco sopra i 13 milioni ma con «l’asticella Meloni» a 12.600.000. Se è così bravo a spacciare le sconfitte per vittorie, perché Boccia non va a fare il ct della nazionale?

I riformisti del Pd non votano al referendum del Pd
Il presidente del Copasir, Lorenzo Guerini (Ansa)

La sfida alla segretaria Pd Elly Schlein è lanciata da dentro il partito: «La condizione del lavoro in Italia passa dal futuro, non da una sterile resa dei conti col passato». Gli ex renziani del Nazareno si smarcano dalla segreteria perché non ci stanno a sconfessare il Jobs Act e così, in una lettera a Repubblica, hanno annunciato che l’8 e 9 giugno voteranno a favore solo dei referendum abrogativi sulla cittadinanza e sugli appalti, astenendosi sugli altri quesiti che riguardano il Jobs Act.

Per risparmiare un caffè l’anno si rende più debole la democrazia
Marco Ravagli/Barcroft Media/Getty Images
Non si vuole un Parlamento efficiente, ma uno controllato. Non è un caso che una delle proposte di diminuzione degli onorevoli fosse firmata da Licio Gelli. L'emergenza Covid insegna: non si tagliano gli sprechi ma l'efficienza.
Guiderà la Consulta per soli 100 giorni ma fa uno spot al Sì
Mario Morelli (Ansa)
Mario Morelli, eletto ieri presidente della Corte costituzionale, interviene sul referendum e detta l'agenda politica: quella del Pd.
Le Firme

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