Pechino rilancia la cooperazione con l’Europa per rafforzare il sistema multilaterale e bilanciare lo scontro con Washington. L’Italia rischia di perdere centralità nei porti, ma resta legata a doppio filo all’import cinese di tecnologia e tessile.
«Le relazioni della Cina con l’Unione europea porteranno una preziosa stabilità all’economia e al commercio globale, anche nell’affrontare la situazione di stallo commerciale con Washington. Difendendo congiuntamente il sistema commerciale multilaterale nell’attuale contesto, Cina e Ue porteranno una preziosa stabilità e una maggiore prevedibilità all’economia e al commercio mondiale». Così si è espresso Guo Jiakun, portavoce del ministero degli Esteri cinese. Guo ha riferito che attualmente le relazioni del Dragone con l’Europa presentano una tendenza positiva e che lo sviluppo dei rapporti bilaterali si trova di fronte a importanti opportunità, considerato anche il fatto che quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario dell’allacciamento delle relazioni diplomatiche tra le due economie.
Nell’ottica della Cina, «in qualità di importanti economie mondiali, le due potenze hanno la responsabilità comune di salvaguardare il sistema commerciale multilaterale e promuovere la liberalizzazione e la facilitazione degli scambi, contribuendo così a fornire preziosa stabilità e certezza all’economia mondiale e al commercio globale».
Guo ha sottolineato che «gli scambi tra gli organi legislativi cinesi ed europei costituiscono una componente importante delle relazioni Cina-Ue». «Auspichiamo che le due parti procedano nella stessa direzione e intensifichino gli scambi. Diamo il benvenuto alle visite in Cina dei membri del Parlamento europeo, così da conoscere direttamente il Paese», ha concluso.
Intanto, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, si è recato in Michigan, lo Stato americano simbolo della produzione industriale automobilistica, per festeggiare i suoi primi 100 giorni al governo, «i migliori di sempre. L’inizio dell’età dell’oro». Nel corso dell’evento, in pieno stile da comizio elettorale, ha toccato vari temi, dall’immigrazione ai dazi, per poi lanciare un annuncio: «Avremo un accordo equo con la Cina. Lo vogliamo sia noi che Pechino».
In attesa degli accordi annunciati da Trump, però, il Dragone aggira le tariffe commerciali della Casa Bianca e investe anche in Africa, Sudamerica e nel Sud-Est asiatico per esportare tecnologia e influenzare le regole globali del commercio. La Cina vuole lasciarsi alle spalle la nomea di «fabbrica del mondo» di prodotti a basso costo e decidere le regole del gioco, dal momento che esporta tecnologie avanzate.
L’Italia è coinvolta preminentemente dal punto di vista logistico. Aumentando gli investimenti di Pechino nei porti extra Ue e nell’asse Suez-Africa, i porti italiani rischiano di perdere centralità nelle rotte commerciali. Il centro analisi Srm studi e ricerche per il Mezzogiorno ha rilevato che oggi gli scali di Genova, Trieste e Taranto non sarebbero più prioritari nelle strategie marittime cinesi. Secondo il report, la Cina sta puntando su scali alternativi nel Mediterraneo, come il Pireo in Grecia, e in Nord Africa. È pur tuttavia da segnalare che nel 2022 i porti italiani hanno movimentato oltre 490 milioni di tonnellate di merci, con un incremento dell’1,9% rispetto al 2021. In parallelo, un’analisi del Centro studi della Confindustria stimava già nel 2023 che l’industria italiana sarebbe dipesa dalla Cina per il 25% del valore e il 22,5% della varietà dei prodotti critici importati, in particolare nei settore tecnologico dell’informazione e della comunicazione e nel comparto tessile.






