Gli inquirenti dell'euroscandalo sospettano che Nicolò Figà-Talamanca, direttore dell'Ong fondata da Emma Bonino e figura chiave dell'«organizzazione criminale attiva nell'opera di corruzione del Parlamento», abbia riciclato parte delle mazzette in Val d'Aosta. Affari immobiliari, sull'isola di Paros, anche per Francesco Giorgi ed Eva Kaili.
Potrebbe apparire come una riedizione del classico Cinepanettone natalizio. Ma non è così. Il giudice istruttore belga Michel Claise sospetta che parte dei soldi utilizzati dal Qatar e dal Marocco per corrompere la cricca socialisti dell’Europarlamento e da sindacalisti siano stati riciclati nell’acquisto di una casa a Cervinia con vista sul celebre picco innevato.
Il personaggio chiave di questo filone d’inchiesta è Nicolò Figà-Talamanca, nato a Genova nel 1971 da padre romano e madre greca. Per gli inquirenti belgi è una delle figure chiave dell’«organizzazione criminale» che sarebbe «attiva nel campo dell’interferenza attraverso la corruzione dei membri del Parlamento europeo». E questo sodalizio opererebbe a Bruxelles «con la collaborazione di persone designate come “amici”». Il capo della presunta banda sarebbe l’ex sindacalista ed ex europarlamentare del Pd e successivamente di Articolo1 Pier Antonio Panzeri, coadiuvato dal suo ex assistente Francesco Giorgi e dal capo del sindacato mondiale Luca Visentini e da Figà-Talamanca. Quest’ultimo, venerdì 9 dicembre, è stato arrestato a Bruxelles, con l’accusa di corruzione nell'ambito dell’inchiesta sul presunto Qatargate.
La Procura federale, come ha reso noto il portavoce Eric Van Duyse, ha presentato ricorso contro la decisione con cui giovedì 15 dicembre la Camera di consiglio aveva deciso di concedere i domiciliari a Figà-Talamanca a patto che indossasse il braccialetto elettronico.
Sino a una settimana fa era il direttore generale della Ong Non c'è pace senza giustizia (No peace without justice). Quest’ultima viene presentata sul sito ufficiale come «una associazione internazionale senza fini di lucro, fondata da Emma Bonino e nata nel 1993 da una campagna del Partito radicale transnazionale, che lavora per la protezione e la promozione dei diritti umani, della democrazia, dello stato di diritto e della giustizia internazionale». La Bonino è tutt’ora presidente della Ong, che ha due sedi, una a Bruxelles e una Roma, non lontano dalla stazione di Trastevere.
Adesso si scopre che tra richieste di approfondimento investigativo contenute nell’ordine europeo di indagine inviato a inizio mese alla Procura di Milano c’è un passaggio fondamentale: «Abbiamo riscontrato che Nicolò Figà-Talamanca sembra aver acquisito i suoi beni in Italia forse riciclando i proventi della loro attività criminale utilizzando la sua società Nakaz development Sprl (società privata a responsabilità limitata, ndr). Infatti il numero di conto […] il cui titolare è il notaio E.S. è finanziato per un importo totale di 207.200 euro tra il 26 aprile 2022 e il 28 aprile 2022 con la causale “acquisto appartamento V. a Brueil Cervinia” dal conto Belga intestato a Nakaz». Per questo il giudice Claise ha invitato le autorità italiane a raccogliere la testimonianza di chi abbia in uso l’appartamento nell’edificio Schuss I e ne ha chiesto il sequestro.
Costituita nel 2007, la Nakaz development, stando al sito Companyweb.be, ha sede a Bruxelles e ha come oggetto sociale le «pubbliche relazioni» e l’«attività di comunicazione». Fino al 2019 i bilanci risultavano in perdita, mentre nel 2020, a fronte di un margine operativo lordo di 89.725 euro, è stato registrato un utile di 49.286. Nel 2021 il mol è passato a 99.903 euro, con un utile di 54.474.
Gli oltre 200.000 euro trasferiti dal Belgio all’Italia sono effettivamente serviti per concludere un vero affare immobiliare. Come conferma il rogito recuperato dalla Verità. Nell’atto si legge che lo scorso 29 aprile Figà-Talamanca e una coppia di settantenni residente in provincia di Lecco si sono seduti davanti a un notaio di Chatillon, in Val d’Aosta. I coniugi hanno ceduto alla Nakaz development Sprl la proprietà di un appartamento di 90 metri quadrati in un condominio di Valtournenche (di cui Breuil Cervinia è una frazione). Figà-Talamanca ha firmato il rogito «in qualità di amministratore e rappresentante» della Nakaz. Alla fine ha acquistato, al prezzo non esorbitante di 215.000 euro, un appartamento al quarto piano composto da 5 stanze più autorimessa. Per l’esattezza: ingresso, disimpegno, cucinino, soggiorno, due camere, due bagni, ripostiglio e due balconi. La rendita catastale dell’immobile è di 1058,74 euro.
Il prezzo sembrerebbe davvero vantaggioso se consideriamo che su Internet ieri abbiamo trovato un annuncio che propone nello stesso stabile, questa volta al piano rialzato, per 220.000 euro, un bilocale di 50 metri quadrati, composto da ingresso, soggiorno con balcone, cucina, camera e bagno con vasca. È vero che è ristrutturato, ma è la metà di quello acquistato da Figà-Talamanca.
Nell’atto di aprile le modalità di pagamento sono descritte così dal professionista: «Quanto ad euro 30.000 la parte venditrice dichiara e riconosce di avere ricevuto tale somma dalla parte acquirente e ne rilascia quietanza; quanto alla rimanente somma di euro 185.000, la stessa è stata versata dalla parte acquirente sul mio conto corrente dedicato a mezzo bonifico accreditato in data 26 aprile 2022 […]; si conviene tra le parti che tale somma verrà pagata da me notaio con bonifico bancario immediatamente successivo alla sottoscrizione del presente atto, sul conto corrente indicato dalla parte venditrice».
La compravendita sembrerebbe avvenuta senza ricorrere a finanziamenti bancari.
Per arrivare al condominio Schuss I occorre inerpicarsi lungo una strada sopra Cervinia. Dopo pochi tornanti si arriva al serpentone di cemento con un centinaio di alloggi. Nulla di trascendentale, ma con una vista mozzafiato.
Siamo in località Cielo alto e il parcheggio è pieno delle auto dei villeggianti accorsi per il week end. L’appartamento acquistato da Figà-Talamanca si trova al quarto piano. Nella scala B rappresenta l’ultimo livello, nella scala A non è presente. O per lo meno non c’è il pulsante con quel numero sull’ascensore.
Il portiere ci accoglie con cortesia. Gli chiediamo se Figà abbia comprato un appartamento lì e lui conferma. Quando gli spieghiamo meglio il motivo della nostra visita e lo informiamo che siamo giornalisti alza le braccia al cielo e ci intima di allontanarci pena l’arrivo dei carabinieri.
Figà-Talamanca può sentirsi tranquillo da quelle parti con un portiere del genere.
Purtroppo sui citofoni ci sono solo numeri e nessun nome. Stessa scelta per le cassette della posta. Persino nei lunghi corridoi (che fanno tanto Shining) che conducono agli appartamenti e sono attraversati da una passatoia rossa non c’è traccia di targhette. La privacy è totalmente assicurata. Anche perché qui Figà-Talamanca è arrivato solo da pochi mesi e adesso è costretto a rimanere in Belgio anziché godersi le vacanze di Natale in versione Massimo Boldi e Christian De Sica trascinando gli sci in via Carrel, il corso principale della rinomata località montana.
La storia delle operazioni nel settore del mattone di Figà-Talamanca ha altri due capitoli. Nel 2012 i suoi genitori, Alessandro e Irene, hanno ceduto al figlio la nuda proprietà della casa di famiglia a Roma. Un appartamento al piano terra di 7 vani più garage, ubicato nella parte nuova della Garbatella, non lontano dalla sede della presidenza della Regione Lazio. Ed è forse in virtù di questa imminente operazione che nel 2011 Figà-Talamanca ha venduto il 50 per cento di un altro immobile di 5 vani situato nei pressi del Colosseo al fratello Lorenzo. Anche in queste due operazioni pare che non siano stati accesi mutui.
Sembrano amare il settore immobiliare anche altri due componenti della supposta cricca finita sotto inchiesta in Belgio. Nelle scorse ore le autorità greche hanno sequestrato una società creata un mese fa e intestata a Francesco Giorgi e alla compagna Eva Kaili, l’ex vicepresidente dell’Europarlamento, attualmente in stato di arresto in carcere.La società, su cui sono in corso verifiche da parte dell’Antiriciclaggio ellenico, ha sede a Kolonaki, uno dei quartieri più lussuosi di Atene.
Ieri i media greci hanno raccontato che la coppia, attraverso il veicolo congelato dagli investigatori, ha investito 300.000 euro in un terreno di nove acri (circa 36.000 metri quadrati) sull’isola di Paros dove intendeva costruire una villa con piscina. La compravendita dell’appezzamento sarebbe stata effettuata nove mesi fa. Secondo le cronache gli abitanti dell’isola hanno descritto il lotto acquistato dai due come un terreno di pregio, con vista panoramica sulla pianura e sul mare.
Anche Figà-Talamanca ha origini greche, ma pare che almeno in questo affare non c’entri nulla.
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Roberto Gualtieri (Imagoeconomica)
Il nome del sindaco di Roma, ex parlamentare europeo e ministro dell’Economia giallorosso, nella lista degli «amici» stilata dai servizi segreti marocchini. Assieme a lui compare il compagno di partito Brando Benifei. I viaggi di Andrea Cozzolino e Antonio Panzeri a Casablanca.
A far deflagrare l’inchiesta sul cosiddetto Qatargate e sugli ipotizzati rapporti corruttivi del Paese arabo e del Marocco con la presunta cricca socialista dell’Europarlamento sarebbero stati i deputati olandesi, avvicinati, come i colleghi italiani, dal servizio segreto marocchino del Dged, a loro volta pedinati, come in un film, dagli 007 belgi.
Ma i politici di Amsterdam non avrebbero ceduto alle lusinghe e avrebbero iniziato a collaborare con gli uomini del Vsse (Servizio di sicurezza dello Stato). L’ex sindacalista della Cgil ed eurodeputato Pd Pier Antonio Panzeri e i suoi presunti sodali sarebbero stati smascherati da un’operazione di intelligence internazionale a cui avrebbero preso parte anche i servizi segreti italiani, oltre a quelli dei Paesi bassi e di Bruxelles. Nell’attività sotto copertura sarebbero state coinvolte pure le barbe finte polacche, visto che l’ambasciata marocchina di Varsavia sarebbe diventata una sorta di crocevia delle mazzette sotto lo sguardo attento del diplomatico Abderrahim Atmoun e del direttore generale del Dged, Yassine Mansour. Ad agganciare i presunti faccendieri italiani sarebbe stato in prima battuta un altro ufficiale, tal Mohammed Belharace. Secondo fonti vicine al dossier gli 007 occidentali avrebbero identificato «gli eurodeputati socialisti e i loro assistenti considerati dal Dged “amici del Marocco”». L’elenco presente nelle carte dell’inchiesta che abbiamo intercettato in Belgio è in gran parte noto, tranne un nominativo pesante: quello del sindaco di Roma Roberto Gualtieri, già europarlamentare dal 2009 al 2019 e presidente della commissione per i Problemi economici e monetari del Parlamento europeo dal 2014 al settembre 2019, quando si dimise per andare a ricoprire il ruolo di ministro dell’Economia nel governo giallorosso, in quota Pd, ma con l’endorsement di Massimo D’Alema. Traccia degli antichi rapporti di Gualtieri con la presunta combriccola affiora su Internet, dove è ancora possibile rintracciare il programma della conferenza intitolata «Mediterraneo verso la democrazia» organizzata dal Pd e dai Socialisti e democratici europei nel Palazzo della Provincia di Roma, nel 2011, chez Nicola Zingaretti. In quell’occasione Gualtieri fece il relatore, in veste di esperto del Parlamento europeo sulle questioni della sicurezza e della difesa, temi di cui si occupava in una sottocommissione. Tra gli oratori pure Panzeri, all’epoca «presidente della delegazione per le relazioni con i Paesi del Maghreb». Nell’elenco dei partecipanti figurava anche un altro europarlamentare Pd oggi coinvolto nell’inchiesta belga, ovvero Andrea Cozzolino. Il convegno venne concluso con l’intervento di D’Alema, punto di riferimento politico di quasi tutti i relatori.
Ma torniamo all’indagine. Oltre a Gualtieri, gli altri nomi finiti nell’elenco visionato dalla Verità dei presunti «amici del Marocco» sono quelli dell’ex vicepresidente greca dell’Europarlamento Eva Kaili, quello del suo compagno, il reo confesso Francesco Giorgi, assistente del già citato Cozzolino (oggi presidente della delegazione per le relazioni con i Paesi del Maghreb al posto di Panzeri, gli eurodeputati belgi di origine italiana Maria Arena e Marc Tarabella, i loro colleghi piddini Brando Benifei, Alessandra Moretti e, infine, Giuseppe Mario Meroni, già assistente di Panzeri, al pari di Giorgi, e attuale collaboratore dell’eurodeputata di Forza Italia, Lara Comi.
L’ufficio stampa della Moretti, ieri, ha respinto con sdegno i sospetti, ricordando «la sua totale estraneità all’inchiesta in corso» nella quale non risulta al momento indagata né lei, né i suoi collaboratori. Anche Benifei, dopo aver ribadito le sue posizioni «sempre dure con il Qatar e pure sul Marocco sul tema Sahara occidentale», ha fatto sapere di essere «determinato a chiedere che venga fatta luce su tutto quanto accaduto».
Secondo le investigazioni l’ambasciatore Aktoun avrebbe scelto come «agenti» Panzeri e Cozzolino, offrendo in cambio soldi e viaggi. I due italiani avrebbero incontrato in Marocco il capo dei servizi segreti. Dal mandato di arresto firmato dalla Procura di Bruxelles contro Panzeri & c., secondo quanto riportato dai quotidiani Le Soir e La Repubblica, si apprende che Cozzolino avrebbe fatto visita a Mansour diverse volte e un ufficiale dei servizi marocchini, nel novembre del 2019, avrebbe addirittura prenotato per lui due biglietti sul volo Alitalia Casablanca-Roma-Napoli. Nel luglio del 2021 anche Panzeri sarebbe volato in Marocco per incontrare lo 007. Arrivando a tempi più recenti, a quanto risulta alla Verità, l’ex sindacalista sarebbe stato 10 giorni a Doha, capitale del Qatar, nell’aprile del 2022, e cinque giorni a Casablanca nel settembre scorso.
Pure Cozzolino si è detto «indignato» per le notizie uscite sui giornali e ha specificato di «essere del tutto estraneo alle indagini»: «Non sono indagato, non sono stato interrogato, non ho subito perquisizioni, né tanto meno sono stati apposti i sigilli al mio ufficio». Ha anche riferito di non aver «mai incontrato persone vicine ad agenzie o servizi di sicurezza».
Per gli inquirenti gli 007 marocchini avrebbero individuato Panzeri e Cozzolino come passepartout per consentire «l’ingerenza del Marocco» sulle istituzioni comunitarie e sul Parlamento europeo, in particolar modo su questioni delicate quali il ruolo di Rabat nel Sahara Occidentale (conteso con il fronte Polisario, un movimento di liberazione della popolazione Saharawi) e i flussi migratori. Ricordiamo che ai tempi degli attentati jihadisti a Parigi e Bruxelles i servizi segreti marocchini furono particolarmente collaborativi, conquistando la fiducia dei colleghi europei. E, probabilmente all’epoca, grazie a questa apertura di credito, poterono aumentare il pressing sul mondo politico e sui media per sponsorizzare le proprie campagne. Per esempio anche a chi scrive venne proposto un viaggio nel Sahara Occidentale e un incontro con gli 007 marocchini. Una proposta gentilmente declinata.
Il collegamento tra Panzeri e l’intelligence di Rabat sarebbe l’attuale ambasciatore Atmoun. I due si conoscerebbero almeno dal 2017, anno in cui hanno lavorato insieme: Panzeri come presidente della delegazione per le relazioni con i Paesi del Maghreb e Atmoun in qualità di copresidente della commissione parlamentare mista Marocco-Ue. Chissà se negherà anche i rapporti con i servizi segreti di Rabat.
Il diplomatico sarebbe collegato a un centro di studi del Marocco di Bruxelles, dietro al quale ci sarebbe stata una centrale di spionaggio.
Interrogato dai magistrati belgi, Giorgi avrebbe ammesso le sue responsabilità e avrebbe indicato Panzeri come referente della combine. Avrebbe anche cercato di scagionare la compagna Kaili, la quale, nonostante il padre sia stato sorpreso mentre lasciava Bruxelles con 600.000 euro dentro a un trolley, a suo dire, sarebbe stata all’oscuro di tutto.
Nel frattempo la Procura europea ha chiesto la revoca dell’immunità parlamentare proprio per la Kaili e per un’altra eurodeputata greca, la popolare Maria Spyraki, per una presunta frode nella retribuzione degli assistenti parlamentari. I Popolari, ieri pomeriggio, hanno scaricato tutte le colpe del Qatargate sui socialisti: «Questo è uno scandalo di S&D». Nel decreto di perquisizione notificato in Italia agli indagati si legge che l’opera di corruzione avrebbe coinvolto un gruppo «indeterminato e molto ampio».
Intanto la Procura finanziaria di Atene, guidata da Christos Bardakis, ha aperto un fascicolo sulla Kaili anche per riciclaggio di denaro. L’Autorità competente aveva già annunciato lunedì il congelamento di tutti i beni della quarantatreenne politica socialista, la cui convocazione davanti ai giudici belgi è stata rinviata al 22 dicembre. Chissà se negherà anche i rapporti con i servizi segreti marocchini.
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Roberto Gualtieri (Imagoeconomica)
Il nome del sindaco di Roma, ex parlamentare europeo e ministro dell’Economia giallorosso, nella lista degli «amici» stilata dai servizi segreti marocchini. Assieme a lui compare il compagno di partito Brando Benifei. I viaggi di Andrea Cozzolino e Antonio Panzeri a Casablanca.