2024-10-24
Mazzette, perquisiti dirigenti di Tim e Ntt
Telecom Italia Mobile (Ansa)
Dopo lo scoop della «Verità», i finanzieri si sono presentati a casa di Simone De Rose ed Emilio Graziano. L’accusa è di corruzione tra privati. L’inchiesta è parallela al caso delle tangenti Sogei. Le due società di tlc interessate: «Collaboreremo con gli inquirenti».In due occasioni avrebbe ricevuto denaro «non dovuto» da un procuratore di Ntt DataItalia: prima 50.000 euro, il 22 febbraio, poi una somma che gli investigatori non sono ancora riusciti a quantificare, il 15 maggio. L’inchiesta romana che riguarda diversi manager di Tim, come svelato in esclusiva dalla Verità sabato scorso, è partita da due diversi filoni: il primo riguarda i presunti rapporti di corruzione tra alcuni dipendenti della compagnia telefonica e manager di Ntt Data ed era uno stralcio di un’inchiesta milanese; il secondo, invece, ha messo sotto la lente d’ingrandimento le presunte mazzette pagate a uno o più manager di Tim dall’imprenditore romano Massimo Rossi, lo stesso beccato mentre pagava mazzette a Paolino Iorio, direttore generale di Sogei (partner tecnologico del ministero dell’Economia e delle finanze). La nuova puntata dell’indagine coinvolge Simone De Rose, dirigente Tim e titolare della funzione Procurement, ed Emilio Graziano di Ntt Data Italia. I due ieri mattina si sono trovati gli investigatori del Nucleo di polizia economico finanziaria e del Gico della Guardia di finanza a casa per una perquisizione. L’accusa, come aveva ricostruito la Verità, è di «corruzione tra privati». De Rose, secondo i pm Gianfranco Gallo e Alessandro Picchi, avrebbe «ricevuto» il denaro «per compiere atti in violazione degli obblighi inerenti al suo ufficio e comunque in violazione degli obblighi di fedeltà». Tim, dopo il nostro scoop era già corsa ai ripari, come ammesso dalla stessa azienda ieri con le agenzie: «Un audit interno (strumento che si avvia in automatico dopo presunte irregolarità, ndr) è stato attivato già lo scorso 18 ottobre appena sono circolate le prime indiscrezioni». Quel giorno, in prima pagina, avevamo titolato: «Dietro le mazzette Sogei c’è l’indagine su Tim». L’azienda se ne è subito accorta, gli altri organi di informazione no. Adesso l’audit «punta a fare un’analisi dettagliata sulla regolarità dei processi interni», sia quelli per gli affidamenti diretti, sia quelli gestiti con gara. Tim ha subito confermato la perquisizione del suo dipendente, sostenendo che «collaborerà con gli inquirenti anche per ricostruire eventuali responsabilità a danno del gruppo». La vicenda giudiziaria ha causato ripercussioni sul titolo in Borsa: Tim ha perso il 3 per cento in apertura e ha chiuso cedendo il2,4 a 0,24 euro. Anche Ntt Data ha ribadito «la piena disponibilità a collaborare per l’accertamento dei fatti». L’indagine che coinvolge De Rose e che si presenta come un intrigo finanziario che si dipana nel cuore dell’industria tecnologica digitale, come detto, segue due piste. La prima è partita proprio dalla presunta attività di corruzione messa in moto da Rossi, che poi si sarebbe estesa a Sogei. L’altra è si è sviluppata approfondendo gli affari tra Tim e Ntt data. E qui gli investigatori sono arrivati a De Rose e Graziano. L’inchiesta coinvolgerebbe, però, anche altri nomi di Tim. Nei mesi scorsi erano stati attenzionati almeno cinque tra manager e dipendenti, tutti impegnati in settori della digitalizzazione delle comunicazioni e attivi in funzioni come Rete digitale, Procurement, Ingegneria e Vendite. Un paio di loro lavorerebbe a Noovle (la società di Timche si occupa del settore cloud) e in Sparkle, l’azienda di Telecom che fornisce servizi di telecomunicazioni internazionali in Italia. Se le indagini sui dipendenti Tim sono andate avanti per mesi nel massimo riserbo, il filone su Sogei, ha subito una brusca accelerazione perché, mentre gli investigatori intercettavano Iorio, il dg dell’area business di Sogei, hanno intuito che proprio la sera dell’arresto Rossi era pronto a consegnare la mazzetta. E probabilmente, viste le attività di intercettazione in corso nella Land Rover di De Rose, gli inquirenti volevano tentare il bis. Ora, per verificare il contenuto delle conversazioni «e in particolare», scrivono i pm, «il tenore dell’accordo corruttivo», hanno disposto l’acquisizione dei loro dispositivi elettronici. Non solo nelle rispettive abitazioni, ma anche in due sedi di Ntt Data Italia e nell’ufficio romano di Tim occupato da De Rose. Nelle chat gli investigatori hanno cercato il nome di «Massimo Rossi». Ma hanno inserito anche altre chiavi di ricerca: «Bmc, Service now, Delphix, Veritas, Security e Soc». L’accelerazione dell’inchiesta su Sogei ha rivelato il coinvolgimento di Andrea Stroppa, ex collaboratore della «Bestia» social di Matteo Renzi e oggi collaboratore di Elon Musk, in una vicenda che riguarda la digitalizzazione del Pnrr, con Starlink che propone connessioni più rapide e convenienti rispetto alla fibra. E mentre tutti pensavano che l’indagine avrebbe rappresentato un ostacolo per il piano di Starlink, in rotta con Tim per la mappatura delle frequenze, nessuno immaginava che dietro se ne nascondesse proprio una sui manager del colosso italiano delle telecomunicazioni.
«It – Welcome to Derry» (Sky)
Lo scrittore elogia il prequel dei film It, in arrivo su Sky il 27 ottobre. Ambientata nel 1962, la serie dei fratelli Muschietti esplora le origini del terrore a Derry, tra paranoia, paura collettiva e l’ombra del pagliaccio Bob Gray.
Keir Starmer ed Emmanuel Macron (Getty Images)
Ecco #DimmiLaVerità del 24 ottobre 2025. Ospite Alice Buonguerrieri. L'argomento del giorno è: " I clamorosi contenuti delle ultime audizioni".
C’è anche un pezzo d’Italia — e precisamente di Quarrata, nel cuore della Toscana — dietro la storica firma dell’accordo di pace per Gaza, siglato a Sharm el-Sheikh alla presenza del presidente statunitense Donald Trump, del presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, del turco Recep Tayyip Erdogan e dell’emiro del Qatar Tamim bin Hamad al-Thani. I leader mondiali, riuniti per «un’alba storica di un nuovo Medio Oriente», come l’ha definita lo stesso Trump, hanno sottoscritto l’intesa in un luogo simbolo della diplomazia internazionale: il Conference Center di Sharm, allestito interamente da Formitalia, eccellenza del Made in Italy guidata da Gianni e Lorenzo David Overi, oggi affiancati dal figlio Duccio.
L’azienda, riconosciuta da anni come uno dei marchi più prestigiosi dell’arredo italiano di alta gamma, è fornitrice ufficiale della struttura dal 2018, quando ha realizzato anche l’intero allestimento per la COP27. Oggi, gli arredi realizzati nei laboratori toscani e inviati da oltre cento container hanno fatto da cornice alla firma che ha segnato la fine di due anni di guerra e di sofferenza nella Striscia di Gaza.
«Tutto quello che si vede in quelle immagini – scrivanie, poltrone, arredi, pelle – è stato progettato e realizzato da noi», racconta Lorenzo David Overi, con l’orgoglio di chi ha portato la manifattura italiana in una delle sedi più blindate e tecnologiche del Medio Oriente. «È stato un lavoro enorme, durato oltre un anno. Abbiamo curato ogni dettaglio, dai materiali alle proporzioni delle sedute, persino pensando alle diverse stature dei leader presenti. Un lavoro sartoriale in tutto e per tutto».
Gli arredi sono partiti dalla sede di Quarrata e dai magazzini di Milano, dove il gruppo ha recentemente inaugurato un nuovo showroom di fronte a Rho Fiera. «La committenza è governativa, diretta. Aver fornito il centro che ha ospitato la COP27 e oggi anche il vertice di pace è motivo di grande orgoglio», spiega ancora Overi, «È come essere stati, nel nostro piccolo, parte di un momento storico. Quelle scrivanie e quelle poltrone hanno visto seduti i protagonisti di un accordo che il mondo attendeva da anni».
Dietro ogni linea, ogni cucitura e ogni finitura lucidata a mano, si riconosce la firma del design italiano, capace di unire eleganza, funzionalità e rappresentanza. Non solo estetica, ma identità culturale trasformata in linguaggio universale. «Il marchio Formitalia era visibile in molte sale e ripreso dalle telecamere internazionali. È stata una vetrina straordinaria», aggiunge Overi, «e anche un riconoscimento al valore del nostro lavoro, fatto di precisione e passione».
Il Conference Center di Sharm el-Sheikh, un complesso da oltre 10.000 metri quadrati, è oggi un punto di riferimento per la diplomazia mondiale. Qui, tra le luci calde del deserto e l’azzurro del Mar Rosso, l’Italia del saper fare ha dato forma e materia a un simbolo di pace.
E se il mondo ha applaudito alla firma dell’accordo, in Toscana qualcuno ha sorriso con un orgoglio diverso, consapevole che, anche questa volta, il design italiano era seduto al tavolo della storia.
Continua a leggereRiduci