
I pm belgi sospettano che il dem Andrea Cozzolino e altri deputati siano stati reclutati dagli 007 marocchini per frenare le indagini dell’Europarlamento sul virus spia.L’inchiesta sulle infiltrazioni di Qatar e Marocco in Europa sta prendendo sempre più la forma di una sceneggiatura da spy story. E non solo perché gli investigatori si sono mossi dopo una segnalazione dei servizi segreti. Ora la Procura belga ipotizzerebbe che a spingere Rabat a investire sull’ex eurodeputato Antonio Panzeri e sul suo circuito sia stata la necessità di controllare il dossier Pegasus, un’inchiesta dell’Europarlamento sul software spia israeliano che sarebbe stato utilizzato anche all’interno della Commissione europea, come certificò lo scorso luglio il commissario per la Giustizia Didier Reynders. In un documento, indirizzato all’eurodeputata Sophie in ‘t Veld, Reynders comunicava di aver ricevuto nel 2021 una notifica da Apple sulla possibile violazione del suo Iphone tramite Pegasus. L’avvertimento portò a un’indagine sui dispositivi elettronici (sia quelli personali che quelli utilizzati per lavoro) dei funzionari della Commissione. Sebbene non siano state trovate prove della violazione dei telefoni di Reynders e del personale della Commissione, gli investigatori hanno comunque segnalato alcuni «indicatori di compromissione». E, così, nel marzo scorso, il Parlamento europeo, con 635 voti favorevoli, 36 contrari e 20 astenuti, ha deciso di istituire una commissione d’inchiesta sull’uso di Pegasus (e anche di altri spyware). Nel frattempo sui giornali di vari Paesi cominciano a saltare fuori notizie che puntano su Rabat, sospettata di aver usato il software per farsi i fatti dell’Ue. Con «i servizi segreti di Rabat», riporta Repubblica, «accusati di aver utilizzato il software per spiare il telefono del presidente francese Emmanuel Macron». E quello di Romano Prodi ai tempi della presidenza della Commissione europea, in quanto inviato speciale delle Nazioni Unite nel Sahel per il rilascio del Sahara occidentale, un territorio conteso tra il Marocco e la Repubblica Araba. Ma anche, come denunciato da Amnesty International, circa 180 giornalisti di tutto il mondo (sette dei quali marocchini). L’apertura di un dossier Ue deve avere quindi preoccupato i marocchini. Che devono essersi mossi anche con manovre di disinformazione, visto che sul Washington Post a giugno è spuntato un elenco con i premier spiati. Tra il nome di Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, e quello di Macron vengono inseriti anche il premier marocchino Saad Eddine El Othmani e il re del Marocco Mohammed VI. A quel punto apprendere i contenuti del dossier europeo e, soprattutto, le conseguenze che avrebbe potuto produrre potrebbe essere diventata una questione importante per Rabat per mettere in campo delle adeguate contromisure. Dal Marocco avrebbero quindi deciso, ipotizzerebbe la Procura belga, di spingere l’adesione dell’eurodeputato dem (ora sospeso) di S&D Andrea Cozzolino alla Commissione speciale parlamentare. Ma anche quella di altri due parlamentari del Gruppo dei socialdemocratici: l’ormai ex vicepresidente del Parlamento europeo Eva Kaili e la parlamentare italo-belga Marie Arena. Con un compito arduo e delicato, che Repubblica descrive così: «Intervenire, senza però mai dare l’impressione di lavorare per il nemico». Ovviamente apparire in modo aperto troppo filo Rabat nel Parlamento europeo avrebbe dato nell’occhio. Il team avrebbe quindi lavorato al servizio del Dged, il servizio marocchino, e del suo 007 numero uno: Yassine Mansouri. Che avrebbe incontrato Cozzolino. E anche Panzeri un paio di volte. E la Kaili? «La mia percezione», commenta ora Sophie in ‘t Veld, relatrice del testo della Commissione Pegasus, di cui proprio Kaili era relatrice ombra, «è stata quella di non avere un alleato in lei, come in altri membri della Commissione, per questo motivo ho scelto di proseguire nel mio lavoro di stesura del testo da sola e posso dire di non aver ricevuto pressioni alcune».
Nel riquadro, la stilista Giuliana Cella
La designer Giuliana Cella: «Ho vissuto in diversi Paesi, assimilandone la cultura. I gioielli? Sono una passione che ho fin da bambina».
Eugenia Roccella (Imagoeconomica)
Il ministro della Famiglia Eugenia Roccella: «Il rapporto delle Nazioni unite sulla surrogata conferma che si tratta di una violenza contro le donne e che va combattuta ovunque. Proprio come ha deciso di fare il governo, punendo i connazionali che ne fanno ricorso all’estero».
Mario Venditti. Nel riquadro da sinistra: Oreste Liporace e Maurizio Pappalardo (Ansa)
- Il presunto capo dei carabinieri agli ordini di Venditti era vicino a un generale e due imprenditori sotto processo per appalti truccati.
- Chiesti controlli bancari anche sulla toga che archiviò Sempio e su quelli delle Cappa.
Lo speciale contiene due articoli.
Ramy Elgaml (Ansa)
La Cassazione è chiara: nel caso ci sia una fuga dalle forze dell’ordine, chi deve pagare per i danni arrecati a cose o persone è chi si trova alla guida del mezzo che non ha rispettato l’alt. Eppure si continuano a fare perizie per «incastrare» i carabinieri.