L’inchiesta su Gabriele Gravina, già presidente della Lega Pro, è stata trasmessa a Roma direttamente dal procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo. Un’azione che certifica che l’indagine esplorativa del Gruppo Sos della Direzione nazionale antimafia, all’epoca guidata dal luogotenente della Guardia di finanza Pasquale Striano, finito sotto inchiesta a Perugia insieme all’ex pm Antonio Laudati (nel frattempo andato in pensione), non era un’attività di dossieraggio. Tant’è che la Procura di Roma ha subito aperto un fascicolo che ha prodotto una recente richiesta di sequestro preventivo da 140.000 euro che ha diviso i giudici. Il gip, infatti, non l’ha accolta e la Procura ha fatto ricorso al Riesame. Proprio al Riesame è stato depositato un approfondimento delegato dal pm di Piazzale Clodio Maria Sabina Calabretta al Nucleo di Polizia valutaria della Guardia di finanza che si è concentrato «sulle modalità con le quali Gravina avrebbe più volte simulato la vendita di una collezione di libri antichi di sua proprietà facendo ricorso a contratti d’opzione a titolo oneroso, per giustificare formalmente la retrocessione di parte delle somme pagate annualmente dalla Lega Pro in favore della Igs Ltd». Ricostruzione che conferma le scoperte della Verità. E che smonta l’ipotesi del complotto ventilata da Gravina. Il contratto al centro dell’attività investigativa è stato firmato il 16 ottobre 2018, coincidenza, un giorno prima delle dimissioni di Gravina. E ci sarebbero delle «somme», secondo la Guardia di finanza, che «sarebbero retrocesse a Gravina quale utilità garantita a fronte del patto corruttivo». Si tratta di un accordo quinquennale (scadenza al 30 giugno 2023) per un corrispettivo di 250.000 euro per ogni stagione sportiva, ovvero 1.250.000 euro per le cinque stagioni. E i riscontri, proprio come aveva svelato la Verità, gli investigatori li avrebbero cercati nel carteggio tra la vicesegretaria della Lega Pro Chiara Faggi e Caterina Cameli della Isg (nominativo che compare tra quelli ricercati da Striano nelle banche dati). La Isg, secondo la ricostruzione dei finanzieri, avrebbe «corrisposto a Gravina le somme promesse attraverso un contratto di consulenza con una società londinese, la Ginko, che aveva opzionato una collezione di libri storici posseduti da Gravina e valutati 1 milione di euro». I libri, ha riferito Emanuele Floridi, uno degli uomini all’epoca più vicini a Gravina, sarebbero rimasti nello studio di Gravina, che però avrebbe «incamerato il prezzo dell’opzione di acquisto». Ovvero, «almeno 415.000 euro», stando al teste. Che fornì a Striano anche un pizzino con lo schema dell’accordo. E con gli importi «che», secondo gli investigatori, «si riferirebbero alla quota parte annualmente destinata a coprire i costi della Isg sicché, per differenza, il primo anno a Gravina sarebbero andati 250 meno 40, quindi 210.000 euro, il secondo anno 140 meno 20, quindi 120.000 euro e il terzo anno 95 meno 10, quindi 85.000 euro». Dalle indagini bancarie sono emersi cinque bonifici della Mizar per 200.847 euro complessivi su un conto di Gravina. Una cifra (ma potrebbe essere una coincidenza) molto simile a quella indicata nel pizzino. Tutti versati nel 2019. E due bonifici su un secondo conto, da una seconda società, la Wallector, per complessivi 120.000 euro. Sempre nel 2019. Attorno alle trattative che hanno portato al contratto, però, ruotano molti «non ricordo». Lo stesso presidente della Federcalcio, sentito come persona informata dei fatti il 21 novembre del 2023 negli uffici della Figc (dopo che era già stato ascoltato un mese prima a Perugia) si era limitato a consegnare tre documenti, uno sui suoi rapporti con la Mixar, uno su Marco Bogarelli e un altro con i messaggi WhatsApp scambiati con Floridi. La stessa Faggi nel dicembre del 2022 aveva detto ai pm di Roma che non ricordava «molto bene questa fase di trattative», precisando anche di non ricordare «di aver partecipato agli incontri in cui si pattuivano i dettagli del contratto». Più o meno lo stesso aveva riferito Cameli il 3 gennaio del 2023. Responsabile di tutte le operations di Isg Europe, anche lei aveva confermato di ricordarsi del contratto, anche se non aveva partecipato «alla stipula effettiva». Ma soprattutto, a precisa domanda sulle modifiche che erano intervenute nel corso degli anni, la Cameli non aveva saputo spiegare chi aveva deciso di rimodulare il compenso: «Non saprei indicare chi ha deciso tale rimodulazione. Da quello che posso ricordare sarebbe avvenuta di comune accordo tra le parti». A conoscere la vicenda Isg è poi Gianni Prandi di Assist Group (consulente Figc) che, ascoltato a Roma il 27 marzo 2024, racconta sia dei problemi giudiziari che aveva avuto Bogarelli («è stato coinvolto nell’indagine Infront e ha avuto seri problemi giudiziari […] per spirito di gentilezza gli ho proposto di lavorare con noi partecipando a un progetto nel 2017»), ma anche come nel 2019, «quando Isg, che era negli uffici limitrofi di Bogarelli, attraverso Giuseppe Ciocchetti, impara che noi a Londra stavamo sviluppando una nuova tecnologia […] che Ginko (di cui Prandi è azionista unico ndr) aveva, al nuovo mondo digitale». Spicca poi un dettaglio nel racconto di Prandi. Durante l’incontro con Gravina il punto principale, a proposito della Federazione, sarebbe stato questo: «Non è una struttura che deve vincere i mondiali, ma un hub aggregatore di valore... la federazione non sono risultati sportivi ma sono i para-olimpici, i ragazzi che giocano nelle borgate, l’integrazione […]». Un programma preso alla lettera dalla nostra nazionale, che da ormai dieci anni non partecipa ai Mondiali di calcio.
A poco più di 24 ore dalla convocazione dell’assemblea per il 4 novembre prossimo, per il presidente della Figc Gabriele Gravina appare sempre più probabile una riconferma. La mossa di anticipare i suoi avversari ancora senza un candidato, evitare un commissariamento da parte del Coni (i tempi sono troppo ristretti) e spegnere sul nascere nuove polemiche dopo l’uscita dell’Italia agli europei contro la Svizzera, si sta rivelando azzeccata. Dopo aver mancato la qualificazione della nazionale ai Mondiali in Qatar nel 2022 e dopo il recente fallimento in Germania, quindi, Gravina potrebbe governare ancora a lungo sul calcio italiano. Le uniche possibilità di frenare un doppio mandato arrivano dalla Procura di Roma, dove langue un’indagine per autoriciclaggio su alcuni libri antichi, e dalla politica, che ieri è tornata a farsi sentire con il ministro dello Sport Andrea Abodi. «È troppo facile guardare le responsabilità degli altri», ha detto il ministro in un’intervista a Rtl, replicando così allo stesso Gravina che negli ultimi giorni aveva respinto ogni accusa sul fallimento dell’Italia, insistendo sul fatto che nessuno, tantomeno la politica, «possa pretendere le dimissioni e governare dall’esterno il nostro mondo». Abodi però ha lanciato il primo sasso, e non è detto che nei prossimi mesi possa crescere la pressione. Di sicuro a pesare sul futuro del presidente - come su quello del commissario tecnico Luciano Spalletti - saranno i prossimi appuntamenti in vista delle qualificazioni ai Mondiali del 2026 che si svolgeranno tra Stati Uniti, Messico e Canada. Dopo aver saltato ben due campionati del mondo, 2018 e 2022, per l’Italia è un obbligo partecipare a questa competizione anche per una questione economica. Ai prossimi Mondiali si passerà da 32 a 48 squadre, per 104 partite complessive, 40 in più rispetto all’ultima edizione in Qatar: entrate per 11 miliardi di dollari. A settembre ci saranno le prime partite della Nations League che saranno importanti per le qualificazioni. «La partita ormai è chiusa, siamo tornati a casa, ma la cosa che mi ha sorpreso è la ricerca di responsabilità altrui. Penso che di fronte alla sconfitta il primo fattore che deve emergere sia l’autocritica e da qui ripartire» ha proseguito il ministro, che a livello di governo poco può fare per intervenire sulla Figc. «Penso che di fronte alla sconfitta il primo fattore che deve emergere sia l’autocritica e da qui ripartire. È troppo facile guardare le responsabilità degli altri. Ancora una volta lo sport insegna ad assumersi le responsabilità direttamente e non a trasferirle» ha concluso Abodi.
L’unico modo per scalzare Gravina dal suo incarico è batterlo in assemblea o portarlo alle dimissioni. Entrambe le ipotesi, però, sono al momento poco probabili. Anche perché il candidato più autorevole che poteva aspirare al suo incarico si è già defilato. Giovani Malagò, attuale numero uno del Coni, infatti, nella sua intervista al Corriere della Sera di ieri è stato chiaro. Ha spiegato di non voler tornare nel mondo del calcio. «Da qui al 2026 il mio impegno è verso il mio Paese e i Giochi, diversamente tradirei lo spirito olimpico» ha detto Malagò, spegnendo ogni speranza tra chi lo avrebbe visto al posto di Gravina. Quindi si torna al punto di partenza. Nei palazzi del calcio sono tutti convinti: non ci sono candidati che potrebbero insidiare il presidente pugliese. In queste ore è circolato il nome di Mauro Balata, presidente della Serie B, ma appare una candidatura troppo debole. Una candidatura autorevole potrebbe essere di Giancarlo Abete, presidente della Lega nazionale dilettanti, detentore di ben 91 delegati nell’assemblea Figc (in totale sono 267). Ma bisogna considerare che proprio Abete è stato uno dei principali sponsor di Gravina in questi anni, difficile che lo abbandoni in questo momento. Anche perché tutta l’assemblea, dall’Aic (associazione calciatori) di Umberto Calcagno fino all’Aiac (allenatori) di Renzo Ulivieri, sembra essersi compattata intorno a Gravina dopo gli attacchi che sono arrivati dalla politica e da esponenti della Lega calcio. In un Paese in cui dare le dimissioni per i propri fallimenti appare sempre più improbabile, fa notizia invece la possibilità che a farsi da parte possa essere Gianluigi Buffon, ex portiere della nazionale campione del mondo nel 2006 e attuale capo delegazione degli azzurri. A quanto pare l’ex storico numero uno della Juventus avrebbe chiesto un chiarimento proprio a Gravina per valutare la sua posizione. Nel frattempo, la Figc si difende dopo la multa da 4 milioni di euro ricevuta dall’Agcm per abuso di posizione dominante nell’organizzazione di tornei giovanili, e paragona la sanzione a quella ricevuta dalla Federazione italiana sport equestri (Fise) in un procedimento simile. Ma il caso sembra molto diverso. La Fise fu assolta perché fu stato provato che le gare erano organizzate da tanti soggetti diversi. Figc viceversa è totalmente monopolista: è lei ad avere l’esclusiva assoluta delle gare. Insomma, neppure qui la federazione fa autocritica. È lo stile Gravina.
Tanto tuonò che piovve. Alla fine, come anticipato ieri dalla Verità, Germana Panzironi è il nuovo presidente del Covisoc, la commissione di vigilanza sulle società di calcio professionistiche. Nel corso del consiglio federale di ieri, infatti, la Figc presieduta da Gabriele Gravina l’ha nominata all’unanimità con i voti di quasi tutti i componenti. Ne mancava uno, il più critico della gestione Gravina, ovvero Claudio Lotito. Il presidente della Lazio, era impegnato in Senato per la fiducia al governo di Giorgia Meloni. Caso vuole che la votazione per la Panzironi sia entrata nel vivo proprio nel momento in cui Lotito ha dovuto intervenire a Palazzo Madama, ovvero quando si è un attimo scollegato. Gravina, quindi, porta a casa un risultato importante tra le polemiche di diversi club di serie A e B che hanno avuto a che fare con la Panzironi in passato, in particolare quando era giudice sportivo. Esce poi dal Covisoc il segretario Giuseppe Casamassima, mentre al suo posto arriva Roberto Fanelli, ex Guardia di finanza, per rimarcare anche gli ottimi rapporti di Gravina proprio con le fiamme gialle. Gli altri componenti della commissione sono Angelo Fanizza, Franco Galluzzo, Giuseppe Marini e Salvatore Mezzacapo. Sono tutti magistrati, alcuni già in forza nei tribunali regionali, di sicuro non esperti di contabilità.
Panzironi è l’attuale presidente del Tar Abruzzo (già in servizio durante la sua lunga carriera nei Tar Liguria, Campania, Lazio, Emilia-Romagna e Puglia) ma in passato è stata anche capo di gabinetto di importanti ministeri. Come già anticipato dal nostro giornale, l’incarico a presidente della Covisoc di un magistrato amministrativo, rischia di compromettere l’imparzialità della commissione che valuta il processo di ammissione delle società di calcio ai campionati. I ricorsi contro i provvedimenti, infatti, finiscono proprio al Tar. Del resto, l’ex presidente della commissione, Paolo Boccardelli, era considerato troppo indipendente e autonomo rispetto a una giustizia sportiva che vede al comando solo fedelissimi di Gravina, dal procuratore capo Giuseppe Chinè fino all’avvocato Giancarlo Viglione, vero e proprio uomo ombra del presidente. Il punto ora sarà tenere a bada le squadre di calcio che sono già sul piede di guerra. La nomina della Panzironi, infatti, oltre a presentare potenziali conflitti di interesse (è presidente del Tar dell’Abruzzo dove potrebbero arrivare anche ricorsi contro i provvedimenti del Covisoc), sancisce di nuovo lo sbilanciamento dei poteri interni al consiglio federale Figc, dove le squadre di A e B vantano meno voti rispetto a quelle dilettanti e persino all’associazione calciatori. La situazione altro non è che il risultato delle scelte organizzative post Calciopoli nel 2006, un sistema che in questi anni ha spesso penalizzato le serie calcistiche italiane più importanti, che non a caso sono quelle che valgono meno in Europa rispetto agli altri campionati. Le due leghe italiane non hanno neppure potere di veto e si ritrovano così in balia di decisioni che arrivano spesso dal basso. Per questo motivo, il caso Panzironi potrebbe aprire una breccia e convincere le società calcistiche a proporre un ente terzo, al posto della Covisoc, per valutare i bilanci dei club. Come noto la Covisoc è stata quella che aveva segnalato le plusvalenze della Juventus per poi informare la Procura federale di Chinè. La vicinanza di Panzironi a Viglione, poi, sta creando malumori tra le squadre, come nella Lega calcio stessa. Non a caso, c’è già chi sta pensando di proporre una riforma come quella avvenuta in Spagna nel 2012, con la creazione di una commissione finanziaria terza, che faccia da filtro e che controlli i budget a priori. Al momento è solo un’ipotesi, ma permetterebbe ai club di sganciarsi dalla morsa della Figc. E soprattutto di avere degli esperti contabili a valutare i bilanci, non solo dei magistrati amministrativisti.
Il sistema era stato introdotto appunto 10 anni fa in Spagna, dopo che il governo e i club di primera e segunda division si erano accordati per ridurre il debito delle società di calcio professionistiche verso il Fisco. Dopo la crisi economica le cifre erano diventate insostenibili. Certo, la Liga aveva provato a introdurre già nel 2010 il controllo economico Uefa ma avveniva a posteriori, mentre invece serviva un’analisi prima ancora dell’iscrizione ai campionati di calcio. Il Barcellona, tra i club più indebitati del mondo, ne è un esempio, dal momento che se non dovesse funzionare il piano di rientro economico nei prossimi anni rischierebbe il fallimento. Il meccanismo spagnolo prevede che prima dell’inizio della stagione, tra aprile e maggio, ogni club si impegni a discutere con la Liga le previsioni della stagione successiva. In pratica le squadre presentano una previsione di costi e ricavi. Dopo 10 anni, a parte i casi di Real Madrid e Barca, la situazione sembra funzionare. E anzi, Javier Tebas, presidente della Liga, sta portando avanti da diverso tempo una battaglia contro Manchester City e Psg che non rispettano il fair play finanziario, anche perché grazie alle loro proprietà straniere, Qatar e Emirati Arabi, non si preoccupano dei soldi persi.
Il presidente della Figc, Gabriele Gravina, continua nella sua meticolosa e laboriosa strategia di occupazione delle istituzioni nel mondo del calcio. Dopo la nomina alla fine del 2019 dell’ex capo di gabinetto del ministero dell’Economia del governo Draghi alla Procura federale (Gabriele Chinè) e dopo l’assunzione del figlio di Antonio Tajani (Filippo) nel comitato per Euro 2032, ora è arrivato il momento della Covisoc, la Commissione di vigilanza sulle società di calcio professionistiche.
È un organo di cui si sente spesso parlare quando ci sono di mezzo alcune irregolarità nei bilanci delle società di calcio che devono iscriversi ai campionati. Ha, quindi, un potere enorme. È proprio la Covisoc a decidere e, nel caso, a presentare denuncia alla Procura federale (cioè proprio a Chinè) contro gli amministratori e i presidenti delle società di calcio. Oggi in Consiglio federale, a meno di sorprese, dovrebbe essere nominato il nuovo presidente, ovvero Germana Panzironi, che prenderà il posto di Paolo Boccardelli.
La decisione sta facendo storcere il naso a diverse squadre di Serie A e B che non hanno mai sindacato su Boccardelli, ritenuto sempre autonomo e indipendente, mentre hanno avuto a che fare spesso con Panzironi, giudice amministrativo, presidente del Tar dell’Aquila e anche giudice sportivo: fu lei, lo scorso anno, a squalificare l’allora presidente della Ternana, Stefano Bandecchi dopo una partita con il Frosinone e a sanzionarlo con 5.000 euro di multa.
In questi anni ha comminato multe a diversi club di calcio (ha lasciato l’incarico questa estate) e anche per questo non è molto amata. Ma nel 2018 fece di più. Il nome della Panzironi rimbalzò nelle cronache sportive per un’altra decisione senza precedenti che colpì la squadra umbra. Con un decreto firmato proprio da lei, Il Tar bocciò sé stesso, a una manciata di giorni di distanza, nella vicenda legata ai ripescaggi di Ternana, Entella e Pro Vercelli accogliendo così le istanze di revoca avanzate da Figc e Serie B. Proprio allora emerse anche un presunto conflitto di interesse che l’ex direttore generale della Figc, Antonello Valentini, rese pubblico con un tweet, dove si sosteneva che Germana Panzironi fosse cugina di Valeria Panzironi, all’epoca capo ufficio legale del Coni e oggi in Sport e salute.
Germana Panzironi è già componente della Covisoc, da appena 10 mesi. Soprattutto, è considerata molto vicina a Giancarlo Viglione (i due partecipano spesso insieme a diversi convegni), l’avvocato amministrativista di Gravina, vero deus ex machina della giustizia sportiva nel palazzo di via Allegri a Roma. Da tempo difensore della Figc, poi coordinatore degli organi di giustizia sportiva, Viglione è da gennaio responsabile delle relazioni istituzionali e del legislativo della Federazione.
In pratica, sostengono i sempre ben informati addetti ai lavori, Gravina sta mettendole mani su un organo fino ad ora rimasto fuori dalla sua sfera di influenza, un organo come quello della giustizia sportiva che dovrebbe rimanere autonomo ed esterno alle dinamiche politiche della Figc. Basta ripercorrere quanto accaduto sul caso plusvalenze in alcune società di calcio, un fenomeno emerso grazie al lavoro della Covisoc che ha poi collaborato con la Consob e le autorità che stavano lavorando sul caso. Non solo.
La nomina della Panzironi rappresenterebbe, per alcuni club, una forzatura. L’incarico a presidente della Covisoc di un magistrato amministrativo e in particolare di un magistrato con il ruolo di presidente di un Tar, evidenzia alcune peculiarità. In particolare, come detto, la Covisoc annovera tra le sue competenze il fondamentale processo di ammissione delle società di calcio ai campionati professionistici. In tali processi la Covisoc delibera l’ammissione o l’esclusione di un club.
Per i provvedimenti di esclusione di norma vengono proposti ricorsi in Appello prima nelle sedi interne alla giustizia sportiva e successivamente in quella amministrativa dello Stato, quindi proprio al Tar e al Consiglio di Stato. In pratica, i provvedimenti della Covisoc - che dovrebbero contraddistinguersi per un profilo meramente tecnico dal punto di vista economico e finanziario -, rischiano al contrario di essere proposti da una commissione che denota già un profilo giuridico-amministrativo che potrebbe compromettere l’imparzialità che dovrebbe invece contraddistinguerla.
Al contempo ci sono anche da considerare i profili di opportunità e di rischio di eventuali conflitti di interesse. Gravina non ha mai avuto particolare influenza sulla Covisoc, che dal giugno del 2020 è presieduta da un professore come Boccardelli che vanta un lungo curriculum accademico. È ordinario di Economia e gestione delle imprese e strategie d’impresa alla Luiss di Roma, nonché consigliere d’amministrazione di Telecom Italia e, in passato, lo è stato anche di Ubi Banca. Il suo nome è apparso sulle cronache sportive nell’ottobre del 2021. Considerato un indipendente, fu lui a segnalare a Chinè i rilievi della Consob dopo le inchieste su Juventus, Napoli, Sampdoria e Genoa. Il suo mandato è scaduto in ottobre, dopo 4 anni.
Così la Figc ha pubblicato lo scorso 27 ottobre un bando, con scadenza il 4 novembre (cioè appena 10 giorni dopo), per arruolare il sostituto. I candidati devono essere almeno «docenti universitari di ruolo in materie giuridiche ed economico-aziendali, anche a riposo; magistrati di qualsiasi giurisdizione [...]; dottori commercialisti, avvocati, notai, avvocati dello Stato [...]». Secondo questi requisiti, Panzironi, alla fine, dovrebbe spuntarla senza particolari problemi.
Sotto attacco di Lega e Fratelli d’Italia, che la bombardano dallo scoppio dello scandalo scommesse nel calcio, nella Figc di Gabriele Gravina si registrano nuove assunzioni sensibili alla politica. Questa volta, come ha riportato il sito Storie & Sport, è stato assunto Filippo Tajani, figlio del ministro degli Esteri Antonio. Del resto il presidente della Figc vanta una rete di relazioni a 360°, dalla politica allo spettacolo, dalla magistratura fino al comparto sicurezza. Basta guardare un video che circola in questi giorni su Facebook. È del 22 ottobre scorso. Al tavolo di un ristorante romano si possono vedere Gravina, il cantante Renato Zero, il numero uno del Monza Adriano Galliani, l’ex comandante generale della Guardia di Finanza Giuseppe Zafarana e persino il conduttore televisivo Gigi Marzullo mentre sventolano i tovaglioli cantando I migliori anni della nostra vita. Nonostante la Lega del vicepremier Matteo Salvini chieda da tempo le dimissioni di Gravina, la situazione interna alla Federazione non sembra essere cambiata di un millimetro. «È sempre più necessario, per rispetto di milioni di appassionati e in particolare dei più giovani, un radicale cambiamento a partire dalle dimissioni del presidente Gravina», spiegava in una nota il partito di Via Bellerio. Lui aveva risposto che l’autonomia dello sport doveva essere rispettata. E poi ha aggiunto nei giorni scorsi che «questa Federazione è stata la più efficiente da quando esiste la Figc».
Parole che non hanno convinto la Lega, con il senatore Roberto Marti, presidente della commissione Cultura e Sport di Palazzo Madama, che gli ha ricordato i guadagni superiori a quelli del premier Giorgia Meloni: «È vero che ha proposto lui stesso di aumentare il proprio stipendio che si somma a quello percepito dall’Uefa?». Anche la nomina di Giuseppe Chiné a capo della Procura federale nel 2019 - quando il magistrato e consigliere di Stato era capo di gabinetto del Mef di Daniele Franco - è stata l’ennesima prova della forte alleanza tra la Figc di Gravina e la politica italiana.
E se da un lato la Lega attacca il presidente, dall’altro lato alcuni parenti di esponenti del governo Meloni trovano appunto posto dentro la Figc. Un anno e mezzo fa, durante il governo di Mario Draghi, era già stata infatti arruolata Marta Giorgetti, figlia del politico della Lega Giancarlo, oggi ministro dell’Economia. Arrivata per uno stage al Club Italia, ora vanta un contratto a tempo determinato. Ma sempre ieri Storie & Sport segnalava appunto l’assunzione di Filippo Tajani, il figlio del vice premier, ministro degli Esteri e segretario di Forza Italia Antonio. Tajani jr, 30 anni, una carriera da procuratore nel calcio che non è ancora decollata, è stato arruolato nel comitato Euro 2032, un ufficio che al momento non ha ancora una propria ufficialità, ma che si occupa dell’Europeo che tra meno di nove anni l’Italia organizzerà con la Turchia di Recep Tayyip Erdogan. Ad assumerlo è stato il responsabile area marketing e diritti televisivi Giovanni Valentini, figlio di Antonello, ex storico dirigente Figc in forza sin dai tempi di Antonio Matarrese. Nel frattempo si preparano nuove nomine. Alla presidenza del Covisoc, la commissione di Vigilanza sulle società di calcio professionistiche dove ora siede Paolo Boccardelli, dovrebbe arrivare Germana Panzironi, già giudice del Tar, tribunale che si confronta spesso con la Procura federale della Figc.







