2024-07-03
Governo in pressing su Gravina per evitare il bis della vergogna
Il ministro Andrea Abodi parla apertamente di «responsabilità» e punge il presidente della Figc. Ma lui ha blindato la poltrona e la prima alternativa, Giovanni Malagò, fa un passo indietro. Ci mette la faccia Gianluigi Buffon: pronto a lasciare.A poco più di 24 ore dalla convocazione dell’assemblea per il 4 novembre prossimo, per il presidente della Figc Gabriele Gravina appare sempre più probabile una riconferma. La mossa di anticipare i suoi avversari ancora senza un candidato, evitare un commissariamento da parte del Coni (i tempi sono troppo ristretti) e spegnere sul nascere nuove polemiche dopo l’uscita dell’Italia agli europei contro la Svizzera, si sta rivelando azzeccata. Dopo aver mancato la qualificazione della nazionale ai Mondiali in Qatar nel 2022 e dopo il recente fallimento in Germania, quindi, Gravina potrebbe governare ancora a lungo sul calcio italiano. Le uniche possibilità di frenare un doppio mandato arrivano dalla Procura di Roma, dove langue un’indagine per autoriciclaggio su alcuni libri antichi, e dalla politica, che ieri è tornata a farsi sentire con il ministro dello Sport Andrea Abodi. «È troppo facile guardare le responsabilità degli altri», ha detto il ministro in un’intervista a Rtl, replicando così allo stesso Gravina che negli ultimi giorni aveva respinto ogni accusa sul fallimento dell’Italia, insistendo sul fatto che nessuno, tantomeno la politica, «possa pretendere le dimissioni e governare dall’esterno il nostro mondo». Abodi però ha lanciato il primo sasso, e non è detto che nei prossimi mesi possa crescere la pressione. Di sicuro a pesare sul futuro del presidente - come su quello del commissario tecnico Luciano Spalletti - saranno i prossimi appuntamenti in vista delle qualificazioni ai Mondiali del 2026 che si svolgeranno tra Stati Uniti, Messico e Canada. Dopo aver saltato ben due campionati del mondo, 2018 e 2022, per l’Italia è un obbligo partecipare a questa competizione anche per una questione economica. Ai prossimi Mondiali si passerà da 32 a 48 squadre, per 104 partite complessive, 40 in più rispetto all’ultima edizione in Qatar: entrate per 11 miliardi di dollari. A settembre ci saranno le prime partite della Nations League che saranno importanti per le qualificazioni. «La partita ormai è chiusa, siamo tornati a casa, ma la cosa che mi ha sorpreso è la ricerca di responsabilità altrui. Penso che di fronte alla sconfitta il primo fattore che deve emergere sia l’autocritica e da qui ripartire» ha proseguito il ministro, che a livello di governo poco può fare per intervenire sulla Figc. «Penso che di fronte alla sconfitta il primo fattore che deve emergere sia l’autocritica e da qui ripartire. È troppo facile guardare le responsabilità degli altri. Ancora una volta lo sport insegna ad assumersi le responsabilità direttamente e non a trasferirle» ha concluso Abodi. L’unico modo per scalzare Gravina dal suo incarico è batterlo in assemblea o portarlo alle dimissioni. Entrambe le ipotesi, però, sono al momento poco probabili. Anche perché il candidato più autorevole che poteva aspirare al suo incarico si è già defilato. Giovani Malagò, attuale numero uno del Coni, infatti, nella sua intervista al Corriere della Sera di ieri è stato chiaro. Ha spiegato di non voler tornare nel mondo del calcio. «Da qui al 2026 il mio impegno è verso il mio Paese e i Giochi, diversamente tradirei lo spirito olimpico» ha detto Malagò, spegnendo ogni speranza tra chi lo avrebbe visto al posto di Gravina. Quindi si torna al punto di partenza. Nei palazzi del calcio sono tutti convinti: non ci sono candidati che potrebbero insidiare il presidente pugliese. In queste ore è circolato il nome di Mauro Balata, presidente della Serie B, ma appare una candidatura troppo debole. Una candidatura autorevole potrebbe essere di Giancarlo Abete, presidente della Lega nazionale dilettanti, detentore di ben 91 delegati nell’assemblea Figc (in totale sono 267). Ma bisogna considerare che proprio Abete è stato uno dei principali sponsor di Gravina in questi anni, difficile che lo abbandoni in questo momento. Anche perché tutta l’assemblea, dall’Aic (associazione calciatori) di Umberto Calcagno fino all’Aiac (allenatori) di Renzo Ulivieri, sembra essersi compattata intorno a Gravina dopo gli attacchi che sono arrivati dalla politica e da esponenti della Lega calcio. In un Paese in cui dare le dimissioni per i propri fallimenti appare sempre più improbabile, fa notizia invece la possibilità che a farsi da parte possa essere Gianluigi Buffon, ex portiere della nazionale campione del mondo nel 2006 e attuale capo delegazione degli azzurri. A quanto pare l’ex storico numero uno della Juventus avrebbe chiesto un chiarimento proprio a Gravina per valutare la sua posizione. Nel frattempo, la Figc si difende dopo la multa da 4 milioni di euro ricevuta dall’Agcm per abuso di posizione dominante nell’organizzazione di tornei giovanili, e paragona la sanzione a quella ricevuta dalla Federazione italiana sport equestri (Fise) in un procedimento simile. Ma il caso sembra molto diverso. La Fise fu assolta perché fu stato provato che le gare erano organizzate da tanti soggetti diversi. Figc viceversa è totalmente monopolista: è lei ad avere l’esclusiva assoluta delle gare. Insomma, neppure qui la federazione fa autocritica. È lo stile Gravina.
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?