2023-11-17
Blitz di Gravina, la Covisoc è sua. Ma i club pensano al modello Spagna
La votazione con Claudio Lotito assente. Ipotesi ente indipendente per controllare i conti.Tanto tuonò che piovve. Alla fine, come anticipato ieri dalla Verità, Germana Panzironi è il nuovo presidente del Covisoc, la commissione di vigilanza sulle società di calcio professionistiche. Nel corso del consiglio federale di ieri, infatti, la Figc presieduta da Gabriele Gravina l’ha nominata all’unanimità con i voti di quasi tutti i componenti. Ne mancava uno, il più critico della gestione Gravina, ovvero Claudio Lotito. Il presidente della Lazio, era impegnato in Senato per la fiducia al governo di Giorgia Meloni. Caso vuole che la votazione per la Panzironi sia entrata nel vivo proprio nel momento in cui Lotito ha dovuto intervenire a Palazzo Madama, ovvero quando si è un attimo scollegato. Gravina, quindi, porta a casa un risultato importante tra le polemiche di diversi club di serie A e B che hanno avuto a che fare con la Panzironi in passato, in particolare quando era giudice sportivo. Esce poi dal Covisoc il segretario Giuseppe Casamassima, mentre al suo posto arriva Roberto Fanelli, ex Guardia di finanza, per rimarcare anche gli ottimi rapporti di Gravina proprio con le fiamme gialle. Gli altri componenti della commissione sono Angelo Fanizza, Franco Galluzzo, Giuseppe Marini e Salvatore Mezzacapo. Sono tutti magistrati, alcuni già in forza nei tribunali regionali, di sicuro non esperti di contabilità. Panzironi è l’attuale presidente del Tar Abruzzo (già in servizio durante la sua lunga carriera nei Tar Liguria, Campania, Lazio, Emilia-Romagna e Puglia) ma in passato è stata anche capo di gabinetto di importanti ministeri. Come già anticipato dal nostro giornale, l’incarico a presidente della Covisoc di un magistrato amministrativo, rischia di compromettere l’imparzialità della commissione che valuta il processo di ammissione delle società di calcio ai campionati. I ricorsi contro i provvedimenti, infatti, finiscono proprio al Tar. Del resto, l’ex presidente della commissione, Paolo Boccardelli, era considerato troppo indipendente e autonomo rispetto a una giustizia sportiva che vede al comando solo fedelissimi di Gravina, dal procuratore capo Giuseppe Chinè fino all’avvocato Giancarlo Viglione, vero e proprio uomo ombra del presidente. Il punto ora sarà tenere a bada le squadre di calcio che sono già sul piede di guerra. La nomina della Panzironi, infatti, oltre a presentare potenziali conflitti di interesse (è presidente del Tar dell’Abruzzo dove potrebbero arrivare anche ricorsi contro i provvedimenti del Covisoc), sancisce di nuovo lo sbilanciamento dei poteri interni al consiglio federale Figc, dove le squadre di A e B vantano meno voti rispetto a quelle dilettanti e persino all’associazione calciatori. La situazione altro non è che il risultato delle scelte organizzative post Calciopoli nel 2006, un sistema che in questi anni ha spesso penalizzato le serie calcistiche italiane più importanti, che non a caso sono quelle che valgono meno in Europa rispetto agli altri campionati. Le due leghe italiane non hanno neppure potere di veto e si ritrovano così in balia di decisioni che arrivano spesso dal basso. Per questo motivo, il caso Panzironi potrebbe aprire una breccia e convincere le società calcistiche a proporre un ente terzo, al posto della Covisoc, per valutare i bilanci dei club. Come noto la Covisoc è stata quella che aveva segnalato le plusvalenze della Juventus per poi informare la Procura federale di Chinè. La vicinanza di Panzironi a Viglione, poi, sta creando malumori tra le squadre, come nella Lega calcio stessa. Non a caso, c’è già chi sta pensando di proporre una riforma come quella avvenuta in Spagna nel 2012, con la creazione di una commissione finanziaria terza, che faccia da filtro e che controlli i budget a priori. Al momento è solo un’ipotesi, ma permetterebbe ai club di sganciarsi dalla morsa della Figc. E soprattutto di avere degli esperti contabili a valutare i bilanci, non solo dei magistrati amministrativisti. Il sistema era stato introdotto appunto 10 anni fa in Spagna, dopo che il governo e i club di primera e segunda division si erano accordati per ridurre il debito delle società di calcio professionistiche verso il Fisco. Dopo la crisi economica le cifre erano diventate insostenibili. Certo, la Liga aveva provato a introdurre già nel 2010 il controllo economico Uefa ma avveniva a posteriori, mentre invece serviva un’analisi prima ancora dell’iscrizione ai campionati di calcio. Il Barcellona, tra i club più indebitati del mondo, ne è un esempio, dal momento che se non dovesse funzionare il piano di rientro economico nei prossimi anni rischierebbe il fallimento. Il meccanismo spagnolo prevede che prima dell’inizio della stagione, tra aprile e maggio, ogni club si impegni a discutere con la Liga le previsioni della stagione successiva. In pratica le squadre presentano una previsione di costi e ricavi. Dopo 10 anni, a parte i casi di Real Madrid e Barca, la situazione sembra funzionare. E anzi, Javier Tebas, presidente della Liga, sta portando avanti da diverso tempo una battaglia contro Manchester City e Psg che non rispettano il fair play finanziario, anche perché grazie alle loro proprietà straniere, Qatar e Emirati Arabi, non si preoccupano dei soldi persi.
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