2024-11-06
Gli atti su Gravina smontano il dossieraggio
Nessun complotto a danno del presidente della Figc: il fascicolo contro di lui è stato aperto a Roma su indicazione del procuratore Melillo. Per un testimone, il capo della Federazione non puntava a vincere i mondiali ma «sui ragazzi che giocano nelle borgate».L’inchiesta su Gabriele Gravina, già presidente della Lega Pro, è stata trasmessa a Roma direttamente dal procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo. Un’azione che certifica che l’indagine esplorativa del Gruppo Sos della Direzione nazionale antimafia, all’epoca guidata dal luogotenente della Guardia di finanza Pasquale Striano, finito sotto inchiesta a Perugia insieme all’ex pm Antonio Laudati (nel frattempo andato in pensione), non era un’attività di dossieraggio. Tant’è che la Procura di Roma ha subito aperto un fascicolo che ha prodotto una recente richiesta di sequestro preventivo da 140.000 euro che ha diviso i giudici. Il gip, infatti, non l’ha accolta e la Procura ha fatto ricorso al Riesame. Proprio al Riesame è stato depositato un approfondimento delegato dal pm di Piazzale Clodio Maria Sabina Calabretta al Nucleo di Polizia valutaria della Guardia di finanza che si è concentrato «sulle modalità con le quali Gravina avrebbe più volte simulato la vendita di una collezione di libri antichi di sua proprietà facendo ricorso a contratti d’opzione a titolo oneroso, per giustificare formalmente la retrocessione di parte delle somme pagate annualmente dalla Lega Pro in favore della Igs Ltd». Ricostruzione che conferma le scoperte della Verità. E che smonta l’ipotesi del complotto ventilata da Gravina. Il contratto al centro dell’attività investigativa è stato firmato il 16 ottobre 2018, coincidenza, un giorno prima delle dimissioni di Gravina. E ci sarebbero delle «somme», secondo la Guardia di finanza, che «sarebbero retrocesse a Gravina quale utilità garantita a fronte del patto corruttivo». Si tratta di un accordo quinquennale (scadenza al 30 giugno 2023) per un corrispettivo di 250.000 euro per ogni stagione sportiva, ovvero 1.250.000 euro per le cinque stagioni. E i riscontri, proprio come aveva svelato la Verità, gli investigatori li avrebbero cercati nel carteggio tra la vicesegretaria della Lega Pro Chiara Faggi e Caterina Cameli della Isg (nominativo che compare tra quelli ricercati da Striano nelle banche dati). La Isg, secondo la ricostruzione dei finanzieri, avrebbe «corrisposto a Gravina le somme promesse attraverso un contratto di consulenza con una società londinese, la Ginko, che aveva opzionato una collezione di libri storici posseduti da Gravina e valutati 1 milione di euro». I libri, ha riferito Emanuele Floridi, uno degli uomini all’epoca più vicini a Gravina, sarebbero rimasti nello studio di Gravina, che però avrebbe «incamerato il prezzo dell’opzione di acquisto». Ovvero, «almeno 415.000 euro», stando al teste. Che fornì a Striano anche un pizzino con lo schema dell’accordo. E con gli importi «che», secondo gli investigatori, «si riferirebbero alla quota parte annualmente destinata a coprire i costi della Isg sicché, per differenza, il primo anno a Gravina sarebbero andati 250 meno 40, quindi 210.000 euro, il secondo anno 140 meno 20, quindi 120.000 euro e il terzo anno 95 meno 10, quindi 85.000 euro». Dalle indagini bancarie sono emersi cinque bonifici della Mizar per 200.847 euro complessivi su un conto di Gravina. Una cifra (ma potrebbe essere una coincidenza) molto simile a quella indicata nel pizzino. Tutti versati nel 2019. E due bonifici su un secondo conto, da una seconda società, la Wallector, per complessivi 120.000 euro. Sempre nel 2019. Attorno alle trattative che hanno portato al contratto, però, ruotano molti «non ricordo». Lo stesso presidente della Federcalcio, sentito come persona informata dei fatti il 21 novembre del 2023 negli uffici della Figc (dopo che era già stato ascoltato un mese prima a Perugia) si era limitato a consegnare tre documenti, uno sui suoi rapporti con la Mixar, uno su Marco Bogarelli e un altro con i messaggi WhatsApp scambiati con Floridi. La stessa Faggi nel dicembre del 2022 aveva detto ai pm di Roma che non ricordava «molto bene questa fase di trattative», precisando anche di non ricordare «di aver partecipato agli incontri in cui si pattuivano i dettagli del contratto». Più o meno lo stesso aveva riferito Cameli il 3 gennaio del 2023. Responsabile di tutte le operations di Isg Europe, anche lei aveva confermato di ricordarsi del contratto, anche se non aveva partecipato «alla stipula effettiva». Ma soprattutto, a precisa domanda sulle modifiche che erano intervenute nel corso degli anni, la Cameli non aveva saputo spiegare chi aveva deciso di rimodulare il compenso: «Non saprei indicare chi ha deciso tale rimodulazione. Da quello che posso ricordare sarebbe avvenuta di comune accordo tra le parti». A conoscere la vicenda Isg è poi Gianni Prandi di Assist Group (consulente Figc) che, ascoltato a Roma il 27 marzo 2024, racconta sia dei problemi giudiziari che aveva avuto Bogarelli («è stato coinvolto nell’indagine Infront e ha avuto seri problemi giudiziari […] per spirito di gentilezza gli ho proposto di lavorare con noi partecipando a un progetto nel 2017»), ma anche come nel 2019, «quando Isg, che era negli uffici limitrofi di Bogarelli, attraverso Giuseppe Ciocchetti, impara che noi a Londra stavamo sviluppando una nuova tecnologia […] che Ginko (di cui Prandi è azionista unico ndr) aveva, al nuovo mondo digitale». Spicca poi un dettaglio nel racconto di Prandi. Durante l’incontro con Gravina il punto principale, a proposito della Federazione, sarebbe stato questo: «Non è una struttura che deve vincere i mondiali, ma un hub aggregatore di valore... la federazione non sono risultati sportivi ma sono i para-olimpici, i ragazzi che giocano nelle borgate, l’integrazione […]». Un programma preso alla lettera dalla nostra nazionale, che da ormai dieci anni non partecipa ai Mondiali di calcio.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)