Nella lotta contro le dipendenze è il tempo di prendere «scelte coraggiose». C’è soprattutto determinazione nel discorso del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano che ieri ha chiuso la due giorni della settima edizione della Conferenza nazionale sulle dipendenze a Roma. Il secondo giorno è stato dedicato alle risposte delle istituzioni con la partecipazione dei ministri di competenza. Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Affari esteri, Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione e del Merito, Andrea Abodi, ministro per lo Sport e i Giovani, Eugenia Maria Roccella, ministro per la Famiglia, Federico Freni, sottosegretario al Mef, Marcello Gemmato, sottosegretario alla Salute.
E ancora, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il ministro del Lavoro Marina Calderone, Anna Maria Bernini, ministro dell’Università e della Ricerca. Istituzioni, esperti e mondo dell’associazionismo hanno dialogato per scambiarsi idee e proposte. «Tutti i soggetti che si misurano sul campo con il problema delle dipendenze chiedono al Dipartimento per le politiche antidroga», ha spiegato il sottosegretario, «di rafforzare il coordinamento e le sollecitazioni a livello dei ministri interessati, gran parte dei ministri che compongono il governo, e quindi a tutto il sistema: non soltanto delle regioni ma anche degli enti territoriali». Un fenomeno allarmante. «Quante madri al colmo della disperazione chiedono che il figlio che pure amano sia arrestato? Sembra il solo modo per fargli smettere di distruggere e di distruggersi. Allora invece che rassegnarci a questa quotidiana disperazione, perché non immaginiamo un sistema nel quale, col consenso necessario dei genitori, con il coinvolgimento diretto della famiglia e su disposizione dell’autorità giudiziaria - quindi tre condizioni - il minore sia obbligato a seguire brevi, personalizzati percorsi terapeutico-riabilitativi in settori esclusivamente dedicati ai minori». Mantovano poi porta all’attenzione anche il tema della giustizia che «non è una variabile indipendente. Questo vale sia per quelle sentenze stupefacenti che a fronte della detenzione di qualche chilo di sostanza ravvisano l’uso personale e che hanno conseguenze devastanti, sia a proposito delle decisioni della magistratura di sorveglianza per le quali sembra che ci sia un federalismo della giustizia, per cui a una latitudine le risposte sono di pochi giorni sul percorso di recupero e altre si fanno attendere mesi o anni». Il sottosegretario interviene anche sulle carceri, annunciando «11.000 nuovi posti con l’assunzione di 2.000 nuovi agenti». Nordio, nel suo intervento, ha approfondito il tema della detenzione differenziata per i detenuti tossicodipendenti. «Dei circa 60.000 detenuti delle carceri italiane il 20% ha a che fare con reati collegati alla tossicodipendenza. Dei malati da curare» spiega «che non sono dei delinquenti da punire». Per Gemmato l’istituzione del Fondo per le dipendenze patologiche previsto dalla legge di Bilancio 2025, che stanzia a partire da quest’anno 94 milioni di euro, con la possibilità di destinarne il 30% all’assunzione di personale sanitario e sociosanitario per i servizi pubblici per le dipendenze». Inoltre, ha spiegato Bernini, «come governo abbiamo investito 300 milioni di euro, tra le priorità il benessere psicologico e il contrasto alle dipendenze. Questo significa aprire sportelli così da trattare con un approccio farmacologico e psicologico il tema».






