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Usano falsi di Falcone e Borsellino pur di affondare la riforma Nordio
Nicola Gratteri (Ansa)
Gratteri da Floris legge un’intervista a «Repubblica» in cui il giudice morto a Capaci va contro la separazione delle carriere ma è un fake da social. E anche il collega non si è opposto: anzi, a «Samarcanda» l’ha sostenuta.

Apprendiamo con soddisfazione che non è necessario avere la stagnola in testa per abboccare all’amo delle notizie false. Da qualche anno sentiamo provenire da sinistra, con estenuante regolarità, accorati allarmi sulla diffusione delle fake news. Gli italiani, secondo i cari progressisti, sarebbero vittime delle bufale diffuse dalla propaganda russa, israeliana, palestinese e via dicendo. Sarebbero, inoltre, estremamente permeabili all’influenza nefasta di presunti nemici della scienza, malfattori sempre pronti a inquinare le acque con clamorose bugie su vaccini e simili. Motivo per cui, ormai da parecchio, siamo costretti a subire le indebite ingerenze di fact checkers e altri autoeletti difensori del vero e del bello.

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Nei verbali del factotum di Tinebra il lato segreto del pm «massone»
Paolo Borsellino (Getty Images)
Il collaboratore del procuratore che coordinò le indagini su via d’Amelio è stato sentito a Caltanissetta. Era lui il custode dell’archivio che la Procura sta cercando per fare luce su una presunta loggia coperta.
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Dietro la morte di Paolo Borsellino spunta l’ombra della massoneria
Paolo Borsellino (Getty Images)
La Procura di Caltanissetta ha fatto perquisire le case dell’ex pm Tinebra: indagò su via D’Amelio ed era in una loggia coperta.
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L’ultima confessione di Borsellino alla vigilia della strage in via D’Amelio
Paolo Borsellino (Getty Images)
Dalla messa, alla «lectio» su San Pietro dedicata a Falcone, fino alla coscienza di mettere a rischio la vita. Nel libro di Vincenzo Ceruso un’angolatura meno battuta del magistrato ucciso dalla mafia il 19 luglio 1992: la fede.
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Alla maturità torna l'antimafia
Paolo Borsellino e Giuseppe Valditara

Dal 1999 ad oggi solo due tracce d'esame dedicate alla lotta alla mafia, entrambe con ministri leghisti: prima Marco Bussetti con Carlo Dalla Chiesa, ora Giuseppe Valditara con Paolo Borsellino.

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