La Lombardia è da tempo leader del mondo manifatturiero europeo. Ma, per mantenere questo primato, serve promuovere all’interno della regione e anche in tutta Italia, una nuova cultura dell’artigianato. La Verità ne ha parlato con Guido Guidesi, assessore allo sviluppo economico della Regione Lombardia.
Guidesi, cosa fare per non perdere competitività in Europa nel settore manifatturiero?
«La Lombardia da quasi un anno è la prima regione manifatturiera d’Europa. Noi vogliamo continuare ad esserlo attraverso e le tante industrie che abbiamo, i tanti capitani d’industria, ma anche le tante filiere che abbiamo. Tutta la catena del valore della manifattura, del resto, dipende dal settore artigiano. Quindi serve un’attenta riflessione perché il mondo artigiano possa diventare e tornare ad essere appetibile per le nuove generazioni. È un problema di cui non parla nessuno, ma è che va affrontato».
Da cosa deriva questo problema e come si può risolvere?
«Deriva sostanzialmente, secondo me, dall’immagine dell’essere artigiano. Una figura spesso descritta solo attraverso la pressione fiscale e l’impegno fisico. Quando invece c’è tanto altro, partendo dal fatto anche di potersi organizzare la giornata, dall’essere inventore, dalla sperimentazione che poi diventa ricerca e anche innovazione. Noi dobbiamo raccontare le innumerevoli storie di successo dell’artigianalità italiana».
Quindi cosa si deve fare per risolvere questo problema?
«Vanno fatte, secondo me, tre cose. La prima è evidenziare che un giovane se la può giocare facendo l’artigiano perché può inventare e creare qualcosa. Quindi si deve parlare di soddisfazione professionale. Il secondo è un tema di burocrazia e pressione fiscale. Abbiamo bisogno che ovviamente ci sia un incentivo da parte delle istituzioni per fare in modo che questa possibilità di fare gli artigiani venga accolta dalle nuove generazioni. Serve poi una riforma dell’istruzione. Oggi la filiera della pubblica istruzione è troppo distante dal mondo del lavoro e per mondo del lavoro io intendo il fatto anche di poter essere imprenditori di sé stessi. Serve una scuola che insegni anche il fatto di poter fare un lavoro aprendo una partita Iva e diventando lavoratori autonomi».
Guidesi, questo problema della mancanza di artigianalità da dove nasce?
«Nasce dal tema della competitività a livello europeo. Se l’Europa vuole essere competitiva in futuro, ha bisogno oggi di tutelare i produttori e crearne altri perché il futuro dell’economia europea dipenderà anche da chi produce. D’altronde, è partendo da questo presupposto che tanti industriali e tanti capitani d’industria sono partiti. Noi abbiamo bisogno di una nuova generazione di artigiani».
Parlando di settori, dove servono di più gli artigiani?
«Servono ovunque. Ho visto odontotecnici che lavorano completamente in digitale e sfruttano le possibilità della stampa in 3D, questi sono nuovi artigiani. Dobbiamo abbattere il muro di chi crede che fare l’artigiano sia una scelta di secondo livello. Basta pensare alle smart city, alla digitalizzazione delle case, all’edilizia sostenibile. Sono tutti settori dominati dagli artigiani. In Lombardia, ad esempio, siamo leader nel campo del motorismo storico. Da noi vengono da tutto il mondo per farsi restaurare un’auto d’epoca. Noi in quel settore abbiamo bisogno di un cambio dal punto di vista generazionale, abbiamo bisogno di far conoscere ai giovani questa opportunità. Domani non saranno i filosofi a ripararci gli elettrodomestici guasti».
In tutto questo cosa serve alla Lombardia come regione nel mondo dell’artigianato?
«Abbiamo bisogno di compensare con le nuove generazioni il vuoto che si è creato nell’ artigianato, il futuro dell’economia lombarda dipenderà ancora da chi produce. In parte i successi dell’industria lombarda dipendono anche dalle prestazioni artigianali nelle filiere e il riconoscimento del saper fare lombardo è completamente nelle mani di chi produce con qualità e innovazione, anticipando i tempi e sorprendendo positivamente i mercati internazionali. Dai nuovi artigiani dipenderà la continuità dei primati lombardi perché da noi l’artigiano è inventore. Noi abbiamo bisogno di tanti nuovi “inventori”».
Le istituzioni, soprattutto il governo, cosa stanno facendo?
«Secondo me quello che bisogna fare sta sicuramente nell’affrontare il tema di una riforma della pubblica istruzione che dia la possibilità di una formazione in questo campo. In questo senso mi pare che il governo si stia adoperando. Bisogna poi snellire la burocrazia e determinare quanto Pil può generare questo settore e poter ricorrere alla leva fiscale per promuovere il mondo dell’artigianato. In Italia, però, il ricorso alla leva fiscale non può essere demandato alle regioni ed è tutto centralizzato. Su questo il governo si deve attrezzare».






