La Svezia è il Paese Ue con meno morti causate dal fumo. Il segreto? Lo snus
- Il Paese scandinavo è vicino alla soglia del 5% di fumatori e sarà presto il primo a raggiungere l'obiettivo «smoke free». Un modello virtuoso reso possibile dalle politiche del governo che ha ha deciso di puntare sulla riduzione del danno, alzando le tasse sulle sigarette tradizionali e abbassando quelle sulle bustine di tabacco umido che l'Europa ha messo al bando nel resto dell'Unione.
- Abbiamo visitato lo stabilimento di Goteborg di Swedish Match dove viene prodotto lo snus e la sua ultima evoluzione, le nicotine pouches, bustine di nicotina e aromi ma prive di tabacco che negli ultimi mesi hanno fatto la loro comparsa anche in Italia.
Lo speciale contiene due articoli.
«Una società senza tabacco è un obiettivo realistico, ma una società senza nicotina è difficile». Ad affermarlo, in più di una circostanza, è stato Karl Fagerström, psicologo clinico svedese oltre che fondatore della Society for research on nicotine and tobacco e vicedirettore di Nicotine & Tobacco research che abbiamo raggiunto a Stoccolma per addentrarci meglio nei particolari di questo dibattito.
A dimostrare quanto affermato dal professore svedese è proprio il caso della Svezia. In Europa esiste infatti un modello di successo che può condurre verso la riduzione del danno causato dal fumo a combustione che oggi non è più possibile ignorare. Parliamo dello snus, un tipo di tabacco umido in polvere contenuto in bustine che si inseriscono tra il labbro superiore e le gengive, che nel paese scandinavo costituisce la principale alternativa al fumo tradizionale grazie al quale, numeri alla mano, la Svezia ha raggiunto in questi ultimi anni risultati sorprendenti e convincenti nel campo della prevenzione e del controllo del tabagismo.
Il Paese scandinavo si trova, infatti, a un passo dal diventare il primo di tutta l’Unione europea a raggiungere l’obiettivo «smoke free», vale a dire una società libera dal fumo, avvicinandosi a grandi falcate alla soglia del 5% di fumatori giornalieri, il tasso indicato sia dall’Oms che dall’European network for smoking and tobacco prevention per essere classificati come paese senza fumo. Un risultato che la Svezia, non solo si appresta a raggiungere con molti anni di anticipo in relazione a quanto richiesto l’Unione europea, che aveva fissato il 2040 come obiettivo, ma che la pone in assoluto vantaggio rispetto a tutti gli altri Stati membri. L’Italia, per esempio, è ancora ferma a un tasso del 24,2% di fumatori della popolazione, pari a circa 12,5 milioni di persone. Italia dove, come nel resto dei Paesi appartenenti all’Ue, lo snus è stato messo al bando da una direttiva europea del 1992 in quanto considerato nocivo e cancerogeno sulla base di uno studio effettuato dall’Oms nel 1985. A distanza di quasi 40 anni da quello studio, però, il caso di successo della Svezia, Paese che vanta inoltre il minor tasso di mortalità causata dal tabacco, dimostra esattamente il contrario. Eppure l’Oms e l’Unione europea si ostinano a percorrere la strada del proibizionismo; mentre il governo di Stoccolma ha deciso di puntare con decisione sulla politica della riduzione del danno alzando le tasse sulle sigarette e abbassando quelle sullo snus.
Europa al bivio: studiare il caso svedese o continuare a ignorarlo

Lo stabilimento di Goteborg di Swedish Match
«Voi avete le auto di lusso, il cibo e il vino made in Italy, noi abbiamo lo snus». Per la Svezia e gli svedesi, le bustine di tabacco umido in polvere che si inseriscono tra il labbro superiore e le gengive, consentendo l’assorbimento della nicotina e sostituendo in sostanza le sigarette tradizionali a combustione, rappresentano un marchio di fabbrica di cui andare orgogliosi in tutto il mondo, specialmente in Europa. E le ragioni di tale vanto sono presto spiegate, non da opinioni ma da numeri e dati di fatto.
Passeggiando tra le strade di Stoccolma o Goteborg, le due principali città del Paese scandinavo, raramente capita di notare qualcuno con una sigaretta in bocca. Questo perché la Svezia, unico Stato dell’Unione europea dove è legale la produzione e il commercio di snus, si appresta a diventare il primo Paese a raggiungere l'obiettivo «smoke free», vale a dire una società libera dal fumo, essendo vicinissima al tasso del 5% di fumatori giornalieri, la soglia stabilita dall’Oms e dall’European network for smoking and tobacco prevention per essere classificati come paese senza fumo. Solo per rendere l’idea del gap esistente con gli altri Paesi europei, Norvegia e Olanda sono sul podio di questa classifica con una percentuale di fumatori poco al di sotto del 10%, mentre l’Italia si trova al 18° posto con un tasso del 24,2%, pari a circa 12,5 milioni di fumatori. Ma non solo. Uno studio dell’Oms evidenzia anche come la Svezia sia in netto vantaggio sulle morti evitabili a causa del cancro ai polmoni e in generale sui decessi attribuibili al tabacco, avendo una media di gran lunga inferiore rispetto agli altri membri Ue: si calcola, infatti, che in Svezia per 100.000 abitanti muoiano ogni anno 87 uomini e 61 donne di età compresa tra i 60 e i 69 anni. Il valore medio europeo è invece pari a 220.
Una notevole differenza, logica conseguenza di precise e oculate scelte politiche adottate negli ultimi 30 anni dai governi svedesi, che a più riprese hanno dovuto difendere il loro prodotto dalle direttive imposte dall’Unione europea che, al pari dell’Organizzazione mondiale della sanità, non ha mai visto con occhio favorevole i benefici apportati dall’utilizzo non solo dello snus, ma di tutti gli altri strumenti alternativi di riduzione del danno da fumo, nel campo della prevenzione e del controllo del tabagismo. Anzi, perseverano con ostracismo. Un ostracismo iniziato nel 1992, quando la Commissione Ue con la direttiva 92/41/CEE7 mise al bando la vendita dello snus in tutta l’Unione e, apparentemente incomprensibile di fronte a dati che indicano che la strada da intraprendere per diminuire il danno da fumo è esattamente quella imboccata dalla Svezia, all’epoca della direttiva non ancora all’interno dell’Ue. Stoccolma vi fece ingresso nel 1995 e come parte integrante del trattato di adesione riuscì a ottenere l’esenzione dal divieto.
Per comprendere meglio e vedere da vicino l’esempio virtuoso della Svezia abbiamo visitato lo stabilimento di Goteborg di Swedish Match. Patrik Hildingsson, vice presidente comunicazioni e affari pubblici dell’azienda leader nel settore, fondata nel 1917 e di cui Philip Morris ha acquisito il 93% delle azioni nel 2022, oltre a mostrarci i dati chiari e inequivocabili sopracitati, ci ha illustrato la storia di un prodotto che affonda le sue radici nel 1822 e la sua ultima evoluzione, ovvero le nicotine pouches, bustine di nicotina e aromi ma prive di tabacco che negli ultimi mesi, dopo una lunga trafila a livello di regolamentazione, hanno fatto la loro comparsa anche in Italia. Un prodotto innovativo alternativo alle sigarette tradizionali che pone ancora una volta l’Europa e le istituzioni di fronte a un bivio: ripetere gli errori di valutazione commessi con lo snus o studiare a fondo il caso svedese che indica chiaramente che un mondo senza sigarette è possibile.









