2023-04-03
A volte la sventura può essere una grazia
Lo insegnano scrittori come Herman Melville e Charles Dickens. Quest’ultimo fu costretto a lavorare in fabbriche malsane e a frequentare il carcere in cui fu rinchiuso il padre. Ma quelle tragedie nutrirono il suo talento. E i suoi romanzi contribuirono a migliorare la vita degli ultimi.«Storta va e dritta viene». Proverbio napoletano. Piaceva molto alla mia mamma. È una versione laica e bassa del ben più nobile «Dio scrive dritto su righe storte». Sono molti gli scrittori la cui carriera letteraria è cominciata con una catastrofe: una famiglia agiata che diventa miserabile. Un tracollo finanziario e la morte del padre trasformano un ragazzo benestante, brillante studente, in qualcuno che deve usare la forza delle braccia, eseguire ordini altrui, vivere in un posto sordido per sbarcare il lunario. Se la morte del padre e la miseria della famiglia non lo avessero costretto, Melville non si sarebbe mai imbarcato prima come mozzo di una nave da transito, poi su una baleniera. Non avremmo mai letto Moby Dick. Moby Dick non sarebbe mai stato scritto senza i durissimi 18 mesi che Melville passò su una baleniera. La ferma, per cui aveva firmato ed era stato pagato, era di 36 mesi, ma dopo i primi 18, mentre era il Polinesia, disertò, e anche questo è finito in un libro. Moby Dick è un romanzo filosofico, non un romanzo di avventura, e ha gettato luce sulla vita dei balenieri, sulla perdita della libertà venduta, sui rischi di morte, sui lunghissimi mesi lontani dagli affetti. I libri di Dickens hanno addirittura cambiato un’epoca. È grazie a Dickens che lo sguardo del «mondo» si è posato sugli invisibili, gli uomini, le donne e i bambini delle fabbriche e delle miniere. E per la prima volta si è sentito il dovere di migliorare le condizioni di vita degli ultimi. Non si può analizzare l’eccezionale patrimonio narrativo di Charles Dickens senza prendere in considerazione la sua vita. Lo spiega bene l’ultimo libro di Mario A. Iannaccone, Charles Dickens. Una vita (Ares), una biografia appassionante come un romanzo. Come David Copperfield, il protagonista di uno dei suoi romanzi più famosi, Dickens venne al mondo di venerdì. Precisamente venerdì 7 febbraio 1812. Figlio di Elizabeth Barrow e di John Dickens, nacque nella casa di Mile end Terrace, Portsmouth, che ora è diventata il Charles Dickens Birthplace Museum. I genitori non erano osservanti, ma rispettavano le tradizioni, dunque Charles fu battezzato con rito anglicano. Il padre aveva un buon impiego nell’ufficio paghe della Marina, però sperperava il denaro. I frequenti traslochi della famiglia per sfuggire ai creditori segnarono la sua infanzia. L’abitudine del padre e poi del fratello, a contrarre debiti costituiranno un problema per Charles anche quando sarà uno scrittore affermato. A causa della situazione finanziaria, a 12 anni, Charles dovette lasciare la scuola per andare a lavorare dieci ore al giorno in una fabbrica di lucido da scarpe. La fabbrica, infestata dai ratti, permeata dal tanfo del Tamigi, in cui venivano riversati liquami e scarti dei mattatoi, entrerà a far parte del suo immaginario di scrittore: ritroviamo lo squallore della fabbrica nel Circolo Pickwick e in molte altre opere. Anche Fagin, il ragazzo che spiega a Charles come preparare il lucido da scarpe, darà il nome a uno dei suoi mirabili personaggi. Il sacrificio del giovane non riuscirà ad evitare che il padre finisca in prigione per debiti. La frequentazione delle carceri, popolate anche da innocenti caduti in disgrazia, farà sì che egli maturi un particolare interesse per i prigionieri di ogni sorta, che si tratti di fabbriche, manicomi, carceri o orfanotrofi. Il miglioramento delle condizioni economiche della famiglia gli permise di riprendere gli studi, ma dopo due anni il padre fu costretto di nuovo a ritirarlo. L’abbandono della scuola costituì per il giovane un grande dolore, trasposto nelle tante figure di bambini, vittime di eventi che non possono controllare, presenti nei suoi romanzi. Trovò lavoro presso un ufficio legale. Allo studio della stenografia, che lo aiutò a comprendere le inflessioni dialettali e i diversi modi di parlare delle persone a seconda del loro ceto, si deve la sua abilità nello scrivere dialoghi efficaci. Il suo primo amore, Maria Beadnell, ispirò il personaggio di Dora in David Copperfield. La relazione fu interrotta dal padre di lei a causa della cattiva reputazione di John Dickens. Nel 1833 Dickens scrisse A dinner at Poplar Walk e lo lasciò nella cassetta della posta del Monthly Magazine. La gioia che provò nello scoprire che era stato pubblicato, gli fece capire che quella era la sua strada. Incominciò a scrivere racconti brevi in uno stile inedito, fra il racconto e la cronaca. Il successo di questi racconti gli procurò un’entrata sicura e gli permise di sposare Catherine Hoghartl, la giovane che aveva sostituito Maria nel suo cuore. Iniziò due opere contemporaneamente: il Circolo Pickwick e Oliver Twist che usciranno a puntate. Oliver Twist racconta la storia di un bambino con un’infanzia travagliata. Dopo le prime puntate, di taglio umoristico, il racconto diventa più cupo poiché la morte della cognata Mary, appena diciassettenne, colpisce Charles Dickens profondamente. Si afferma così lo stile comico e insieme malinconico che lo contraddistingue. Nel 1837 sale al trono la regina Vittoria dando inizio all’epoca di massima affermazione del potere inglese, ma le condizioni malsane degli operai nelle fabbriche e il lavoro minorile permangono. La notizia della morte di alcuni studenti in un istituto colpì Dickens, il quale si recò a visitare numerose scuole scoprendo che in molte gli alunni potevano essere maltrattati e affamati fino ad ammalarsi e morire. Lo scrittore denuncerà questa situazione nel romanzo Nicholas Nickleby, del 1838. Particolarmente sensibile alla situazione degli orfani, visitò l’orfanotrofio di Field Lane: le condizioni dei bambini lo sconvolsero inducendolo a scrivere il celebre Canto di Natale. Dopo questa esperienza iniziò una collaborazione con la ricca signora Angela Burdett-Coutts, direttrice di un orfanotrofio modello. Charles Dickens non ebbe mai timore di schierarsi in difesa dei più deboli e di denunciare le storture della società. Nel racconto Le campane critica l’ideologia malthusiana imperante secondo cui i poveri dovevano soccombere, in base al darwinismo sociale dell’epoca. A causa di questo scritto, considerato rivoluzionario, il Morning Post definì Dickens «un individuo pericoloso». L’opera di Mario A. Iannaccone ci consegna il ritratto di un uomo le cui esperienze di vita, la morte dei fratellini e in seguito quella della figlia Dora di pochi mesi, i frequenti traslochi della famiglia, il trasferimento dalla campagna alle cupe abitazioni cittadine, il disprezzo di cui era stato oggetto, l’aver dovuto abbandonare gli studi, il lavoro in fabbrica, avevano reso consapevole che una disgrazia, una malattia o un incidente potevano precipitare nella miseria chiunque. Per questo si dedicò alla creazione dell’Urania Cottage, una casa per donne senza dimora, per aiutare le «donne perdute», per usare un eufemismo dell’epoca vittoriana. Erano donne costrette dalla miseria a una vita atroce e a contrarre malattie all’epoca mortali. Nel rifugio imparavano a leggere, scrivere e un mestiere. Melville e Dickens ce l’hanno fatta perché sono riusciti entrambi a evitare la trappola maledetta: il vittimismo, l’autocommiserazione, il dirsi quanto erano stati sfortunati a finire giovanissimi in una vita miserabile, dopo una decorosa infanzia di agi. Hanno invece guardato gli altri, quelli che in quella vita ci erano nati, che non potevano rimpiangere gli agi perché mai ne avevano avuti, e li hanno visti come fratelli. Hanno deciso di usare il dono di saper leggere e soprattutto scrivere non solo per uscire dal disastro, ma soprattutto per raccontare il mondo nascosto nel buio dell’umanità che viveva con più di dodici ore di lavoro al giorno, in un posto buio e fetido o in una baleniera battuta dai venti, fino a quando il colpo di coda di una balena non l’avrebbe rovesciata.
L'Assemblea Nazionale Francese (Ansa)
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