2022-07-12
Sul Mes l’Italia si affida ai francesi
A sinistra: Marco Buti. A destra, Joao Leao (Ansa)
Roma ritira la candidatura di Marco Buti e sostiene (con Parigi) il nome portoghese. Che però ieri non è passato per il muro dei tedeschi. Prossimo round a settembre.Sul Fondo salva Stati passa la linea francese che punta ad avere come direttore del Meccanismo europeo di stabilità (Mes) il portoghese, Joao Leao, che però non è riuscito ad ottenere, nella votazione di ieri, il consenso necessario per raggiungere l’incarico. Non è dunque bastato il ritiro dell’italiano, Marco Buti (capo di gabinetto del commissario all’Economia Ue, Paolo Gentiloni) per garantire a Leao la nomina di direttore generale. Ma andiamo con ordine. Ieri Buti si è ritirato dai giochi, facendo rimanere in campo solo il lussemburghese, Pierre Gramegna e il portoghese, Joao Leao, che ha ottenuto l’appoggio anche da parte del nostro Paese: «Oggi (ieri, ndr) abbiamo un sostegno importante, che prima non avevamo nella precedente riunione, che è quello dell’Italia, con la desistenza del candidato italiano, Marco Buti». Ne dà notizia il ministro delle Finanze portoghesi, Fernando Medina, a margine della riunione dell’Eurogruppo a Bruxelles. Sul successore di Klaus Regling (attuale direttore esecutivo del Mes che vede la scadenza del suo mandato l’8 ottobre. Regling è in carica da 10 anni, cioè da quando il Fondo salva Stati esiste, la durata massima concessa), aggiunge, si valuterà «se ci sono le condizioni per l’elezione del Mes durante la riunione di oggi (ieri, ndr)». Accordo che però non è stato raggiunto. Secondo quanto si apprende il candidato lussemburghese, Pierre Gramegna, avrebbe infatti ricevuto il 59% dei voti mentre il portoghese, Joao Leao, solo il 56%. Nessuno dei due contendenti è dunque riuscito a raggiungere la soglia richiesta dell’80% per poter diventare direttore generale del Mes. La decisione è dunque stata rinviata a settembre.Cosa accade adesso? Partiamo dal fatto che la nomina al Fondo salva Stati è un passaggio molto delicato che, attualmente, sta richiedendo molto tempo perché i Paesi coinvolti non riesco a convergere su un unico nome. Il trattato istitutivo del Mes prevede che i candidati debbano essere cittadini di uno dei Paesi membri costitutivi del Fondo e che abbiamo maturato una rilevante esperienza internazionale e competenze in campo economico e finanziario. Una volta che i candidati vengono presentati, i ministri procedono per esclusione arrivando fino ad individuare i due sfidanti finali. Nel caso attuale il Lussemburgo e il Portogallo. La votazione avviene mediante voti ponderati, che sono calcolati in base alla porzione della dotazione finanziaria di ciascuno Stato membro al Mes (per esempio: Germania ha il 27,1% dei voti, la Francia il 20,3% e l’Italia il 17,9%). La prassi vuole dunque che nella votazione finale, diventa il nuovo direttore generale il candidato che raggiunge l’80% dei voti. Soglia che per il momento nessuno dei due attuali contendenti ha raggiunto.In teoria si sarebbe dovuto ottenere il nome del successore del Mes, il 16 giugno, ma la questione si è complicata e dunque si è arrivati solo ad inizio luglio con i due finalisti, anche perché in un primo round di votazioni si è stato ritirato solo il candidato olandese, Menno Snel, mentre l’italiano è stato fatto rimanere in campo dal ministro dell’Economia, Daniele Franco. Molto probabilmente il ritiro di Buti, avvenuto ieri, potrebbe fare parte di un progetto molto più ampio. Non dimentichiamoci infatti che a inizio giugno il premier, Mario Draghi con la delegazione italiana, che contava anche sulla presenza del ministro Franco, si è fermato un giorno in più del previsto a Parigi. Molto probabilmente si è dibattuto anche di nomine alla luce del trattato del Quirinale. Discussione che dunque potrebbe aver avuto come primo effetto, il ritiro della candidatura dell’italiano alla dirigenza del Mes.