2020-06-27
Sui vitalizi il palazzo gioca col fuoco e incoraggia l’assalto dei forconi
Con un blitz notturno, la politica ripristina i privilegi dei senatori. Un autogol clamoroso che indignerà gli italiani, provati dalla pandemia. E che porta la firma di Giacomo Caliendo (Fi) e dei tecnici scelti da Elisabetta Casellati.La porcata viene di notte. E ha le balle tutte rotte. Non ci si può nemmeno credere che siano stati capaci di tanto: ripristinare i vitalizi dei senatori, annullando il taglio entrato in vigore un anno e mezzo fa, e sancendo l'obbligo alla restituzione degli arretrati è un insulto criminale a milioni di italiani in difficoltà, ai lavoratori che aspettano la cassa integrazione, ai padri di famiglia che si mettono in coda davanti alle mense dei poveri, agli operai che hanno perso il lavoro, alle mamme buttate fuori di casa con i loro figli. È peggio che una cosa profondamente sbagliata: è una cosa profondamente cretina. Una insensata follia. Una scemenza sesquipedale che sembra fatta apposta per dire che lassù nel palazzo se ne fottono di quello che sta passando il Paese. Che a loro non importa nulla di risolvere i problemi degli italiani. Che a loro importa soltanto delle poltrone, dei soldi, dei privilegi. E infatti, fateci caso, l'unica decisione rapida presa nelle ultime settimane è quella che ripristina i vitalizi: possibile che non si rendano conto che questa è la strada che porta diritta ai forconi? Il taglio dei vitalizi, entrato in vigore dal primo gennaio 2019, è stata una delle poche misure sensate prese negli ultimi anni. Non tanto per il valore economico: lo sappiamo tutti che non è così che si risana il debito pubblico. E nemmeno per il valore politico: lo sappiamo tutti che ci vuole ben altro per rilanciare il Paese. Ma quella decisione aveva un valore simbolico indiscutibile: i vitalizi, infatti, con i loro eccessi assurdi, con gli assegni da 2.000 euro pagati al mese per tutta la vita a chi era stato in Parlamento una sola settimana (Angelo Pezzana e Pietro Craveri, tanto per fare due nomi), con gli assegni da 8.000 euro pagati a ex parlamentari di appena 42 anni (Giuseppe Gambale, tanto per fare un nome), con i cumuli di chi somma doppi o tripli assegni (Mario Capanna e Sergio D'Antoni, tanto per fare due nomi), i vitalizi con quelle cifre da capogiro che hanno continuato a scorrere negli anni anche mentre ai pensionati italiani si chiedevano sacrifici senza fine, ebbene: i vitalizi rappresentano per molti italiani il simbolo di una casta che quando arriva al potere pensa soltanto a come abboffarsi. E quel taglietto (un taglietto, sì: mica lo sradicamento totale che sarebbe stato auspicabile) è stato in ogni caso una specie di messaggio di speranza che la politica un anno e mezzo fa ha lanciato al Paese: abbiate fiducia in noi, le cose stanno cambiando. D'ora in avanti proveremo a pensare un po' meno a noi stessi e un po' di più a voi. Ecco: non è così. Non è più così. È stata soltanto un'illusione, purtroppo. La casta è rimasta quella di sempre, vittima di un'ingordigia cupa, di un'avidità che fa persino sragionare. L'altra sera, infatti, la commissione contenziosa del Senato, approfittando delle tenebre, ha votato per il taglio del taglio. Cioè per l'eliminazione della (mini) riduzione. In pratica per il ripristino del privilegio perduto in tutta la sua smagliante interezza. Cinque i membri. Due hanno votato contro: il senatore Simone Pillon (Lega) e l'ex M5s Alessandra Riccardi. Tre hanno votato a favore: il presidente, Giacomo Caliendo (Forza Italia), e i due tecnici nominati dal presidente Elisabetta Casellati (anch'essa di Forza Italia), cioè i professori Gianni Ballarani e Giuseppe Dalla Torre. Così la porcata è passata: si è stabilito che i tagli vanno aboliti perché incidono sulla «qualità della vita» degli ex senatori. E basterebbe questa motivazione per far capire come questa decisione sia al di fuori del tempo e dello spazio: qualcuno di questi signori si è mai preoccupato di andare a vedere la «qualità della vita» di una famiglia di un ex operaio rimasto senza lavoro? O di un ex cuoco che non sa quando ricomincerà a lavorare? Possibile che l'unica «qualità della vita» di cui si siano occupati con considerevole premura sia quella dei loro simili, già di per sé abbastanza garantiti? Esultano ovviamente i gran paladini del privilegio, come l'avvocato Mauro Paniz o il capo degli ex parlamentari, Antonello Falomi. La senatrice Elisabetta Casellati gioca a fare la Ponzia Pilata e se ne lava le mani («Io non c'entro con la decisione», dice), come se i membri della commissione li avesse nominati la Fata Turchina. Qualcuno pensa a continuare la lotta (si può fare ricorso contro la decisione), altri temono che anche la Camera dei deputati segua la stessa strada. Il più felice di tutti è il presidente della commissione, Giacomo Caliendo, che non solo vince la sua eroica battaglia di principio in difesa dell'indifendibile, ma fa anche un favore al suo personale borsellino, dal momento che lui è uno dei beneficiati della decisione: tornerà a prendere il suo vitalizio per intero. «Non sono in conflitto d'interessi, ma quando ci sarà da votare mi asterrò», aveva dichiarato il 5 febbraio scorso. Due bugie in un solo colpo: il conflitto d'interessi infatti è evidente (prima bugia) a tal punto che Caliendo non si è astenuto (seconda bugia). Ora dice che la commissione contenziosa «applica la legge». Ma è proprio qui il punto chiave di tutta questa vicenda: quando hanno approvato i vitalizi, i parlamentari si sono appellati all'autodichia, cioè al diritto del Parlamento di farsi da solo le norme che lo riguardano. E così si hanno garantito privilegi e benefit al di sopra e al di fuori di quello che la legge prevedeva per gli italiani. Ora che l'autodichia viene invocata per il taglio, non va più bene. Deve sottostare alla legge. Assurdo, no? E allora adesso ci vadano Caliendo, la Casellati e i loro tecnici a spiegare agli italiani che senso abbia una legge del genere. Lo spieghino loro che il Parlamento (che teoricamente le leggi le dovrebbe fare, prima di subirle) è costretto, poverino, a piegarsi a una norma che lo obbliga a mantenere un privilegio, perché guarda caso non può fare nulla, ma proprio nulla, per cambiarla. Vadano loro a spiegare che tutti possono fare sacrifici in Italia, che si può bloccare la libertà di 60 milioni di persone, che si possono chiudere bar e ristoranti, che si possono far fallire aziende, e bloccare intere regioni, ma non si può toccare il vitalizio d'oro degli ex senatori. Lo vadano a spiegare che la qualità della vita degli ex senatori è l'unico diritto acquisito intangibile, anche se è stato acquisito attraverso norme da furfanti, approvate dalla casta per sé stessa e solo per sé stessa, mentre sottoponeva il resto dei pensionati a tagli draconiani. E vadano loro a spiegare agli italiani che devono ancora credere nella democrazia e che devono rispettare le istituzioni, anche se la democrazia viene calpestata e le istituzioni vengono usate come scendiletto per i loro comodi.Ricordo che una volta la presidente Casellati mi chiese perché nessuno si accorgeva delle tante iniziative prese per cercare di avvicinare i cittadini al Senato. Si parlava non so più se di un concerto o di una mostra. E io provai a spiegarle: a che diavolo serve un concerto, se poi si prendono i cittadini per i fondelli? Quel concerto è una beffa, una spesa inutile, se poi di notte si approvano provvedimenti che sono il contrario di quello che gli italiani vorrebbero. Ora vi domando: non vi rendete conto del rischio che state facendo correre al nostro Paese con il vostro ottuso egoismo? Dite di voler difendere la legalità e le norme, l'istituzione e la Costituzione. In realtà state preparando il terreno per l'assalto al palazzo con i forconi. Che Iddio non vi perdoni.
Jose Mourinho (Getty Images)