2022-12-08
«Sui figli non si può fare commercio. Il Comitato di bioetica lo ribadirà»
Angelo Luigi Vescovi (Ansa)
Parla il presidente dell’organo consultivo Angelo Luigi Vescovi, incaricato ieri dal governo: «Esiste un mercato della genitorialità ed è fuori controllo. L’aborto? Non è un metodo contraccettivo. Si deve dare un sostegno alle donne indigenti».Il governo ha rinnovato ieri, dopo lunga attesa, il Comitato nazionale di bioetica. Alla presidenza è stato indicato Angelo Luigi Vescovi, 60 anni, scienziato di fama internazionale, docente all’Università di Milano Bicocca e direttore scientifico di Casa sollievo della sofferenza a San Giovanni Rotondo, dell’Istituto di genetica umana Gregor Mendel di Roma, della Banca delle cellule staminali cerebrali umane e del Centro staminali umane e del Centro di nanomedicina del Niguarda di Milano. Professor Vescovi, si attendeva questa nomina? «Mi è stata chiesta una disponibilità, ma che a ciò seguisse una nomina non era scontato. Diciamo che c’è stata tutta la cortesia istituzionale dovuta e spero - come scienziato che si è già occupato spesso e volentieri in vari settori, anche a livello internazionale, di questioni di bioetica - di poter dare il mio contributo».Nel presentare il Comitato il presidente Giorgia Meloni ha affermato che sono stati «seguiti criteri di pluralismo ideale e professionale». Forse perché non è sempre stato così? «Non le saprei dire. Forse c’era una prevalenza, su certe questioni, di una parte; ma in realtà non saprei. Le direi una sciocchezza».Quali sono le sfide bioetiche maggiori che ci attendono? «Rispetto all’attività del Comitato, essendo stato appena nominato, non le posso dare ora un’agenda. Se vuole però le posso parlare in generale di una problematica che mi sta particolarmente cuore, e cioè le terapie compassionevoli e il diritto all’accesso - cosa che non è rispettata - all’informazione e alle terapie disponibili da parte di tutti. Ciò porta a delle storture nelle decisioni del paziente. Mi spiego: il paziente con la sclerosi multipla, che intende sottoporsi all’eutanasia, forse prima di arrivare all’eutanasia potrebbe sottoporsi a delle terapie sperimentali compassionevoli: a rigore di scienza e di medicina, sia chiaro. Questo è un Paese dove questo non è possibile».Cosa intende dire? «Si va in televisione a gridare che, se vuoi, puoi fine alla tua vita, perché non ti danno alternative. C’è un abbandono dei pazienti. Quindi al centro di quella che è la mia attività - poi le decisioni del Comitato dovranno essere corali chiaramente -, ma al centro della mia attività e della mia visione c’è il rispetto della vita umana. Scelte drammatiche non possono essere prese in condizioni disperate, di mancanza di aiuto e di assistenza e supporto. L’essere umano prevale sull’impegno economico e sull’economia, questo deve esser chiaro. Lo dice anche papa Francesco».A proposito di spinte economiche, sulla maternità surrogata il Comitato che ora presiede si è già espresso criticamente. Eppure la pratica non sembra fermarsi, anzi. Ritiene sia necessario tornarci nuovamente? «È una cosa che va esaminata sicuramente, questo sì. Questo lo dico perché poi si assiste a situazioni drammatiche. Le ricordo il caso dei gemelli australiani. La madre surrogata era una donna filippina. Erano venuti due genitori surrogati a loro volta e in quel caso - uno dei due gemelli era Down l’altro no - il bambino Down è stato lasciato dov’era, senza essere accolto. C’è questo e poi il fatto che tale pratica sta diventando una sorta di commercio. Secondo lei la paternità, la maternità e la filialità possono essere oggetto di commercio?».No. «Però tutti si rifiutano di affrontare il problema. Esiste un mercato là fuori. Però ci si dimentica una cosa: che la donna che funge da madre surrogata lo fa in condizioni di disperazione e necessità. Al di là di rari casi, questo è diventato un commercio come lo fu la fertilizzazione in vitro all’inizio, e cioè fuori controllo».Sempre rispetto alla condizione donna, negli ultimi mesi si è tornato a parlare, spesso con toni polemici, del tema dell’aborto. Su questo pensa che il Comitato di bioetica potrebbe tornare ad esaminare degli aspetti? «Non credo rientri tra i compiti del Comitato occuparsi della legge 194. Però si può approcciare il problema come gliel’ho presentato prima, e cioè quella dell’aborto è una decisione drammatica ma deve essere garantito, e credo che non venga fatto, il massimo dell’informazione e del supporto alle donne che si trovano in tale situazione. Le donne sono spesso abbandonate in condizioni familiari, socioeconomiche degradate e quant’altro, e ovviamente ad una persona disperata l’estinzione della vita che ha in grembo - che per la madre è comunque drammatico e devastante - sembra l’unica soluzione. Ma spesso non è così e io sono assolutamente contrario all’aborto come metodo contraccettivo - e spero che nessuno abbia da ridire su questo. Quindi rispetto a quelli che sono l’assistenza, il supporto e l’informazione alle donne, il Comitato dovrà suggerire che queste cose, in teoria già garantite, lo siano realmente. Naturalmente questa è la mia visione, poi bisognerà vedere quello che pensa il Comitato».Un’altra frontiera oggi molto importante è quella dell’editing genomico sugli esseri umani. Ci sono per caso dei rischi al riguardo? «La correzione di un difetto genetico, se possibile, rientra nell’ambito degli interventi terapeutici. Però la parola terapeutica è critica: come per la fissione nucleare - la cosiddetta bomba atomica - purtroppo, una volta che si è fatta una scoperta, l’utilizzo viene lasciato all’uomo, che ne può fare un uso appunto positivo e negativo. Queste tecniche di per sé sono benemerite, ma l’applicazione indiscriminata può essere un problema serio».
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