2020-11-07
Sud e Pennsylvania, sprint finale di Biden. La Georgia annuncia: «Riconteremo i voti»
Doppio sorpasso del dem, per Nancy Pelosi è il «presidente eletto». Donald Trump spera nelle schede dei militari: «Che fine hanno fatto?»Resta ancora ingarbugliata la situazione elettorale negli Stati Uniti. Nel momento in cui La Verità è andata in stampa ieri sera, Donald Trump e Joe Biden continuavano ad avere lo stesso numero di grandi elettori del giorno precedente: 213 il primo e 253 il secondo.La novità principale delle scorse ore risiede tuttavia nel fatto che il candidato democratico sia passato in testa nello spoglio dei voti in Pennsylvania e Georgia. Tutto questo, mentre Trump continua a tallonare il rivale in Arizona e Nevada. A ieri sera, Biden risultava favorito per la vittoria finale: non soltanto il trend dello spoglio dei voti postali andava nella sua direzione, ma aveva necessità di un minore numero di Stati per arrivare alla fatidica soglia dei 270 grandi elettori. La strada del presidente è invece più in salita, visto che per vincere avrebbe bisogno di conservare il vantaggio in North Carolina e Alaska (impresa sicuramente alla sua portata), espugnare Georgia e Pennsylvania, oltre a Nevada o Arizona (decisamente più complicato). L'ultima carta elettorale su cui sembrerebbe intenzionato a puntare il team del presidente è quella del voto postale espresso dal personale militare che, secondo quanto recentemente riportato da The Hill, non sarebbe stato ancora conteggiato in Georgia e Pennsylvania. Non si sa al momento di quante schede si parli, ma - nel 2016 - si trattò di 5.000 voti in Georgia e 7.000 in Pennsylvania. Sono numeri non eccessivi, ma che in una situazione tanto risicata potrebbero comunque fare la differenza: anche perché storicamente il voto militare è più tendente verso i repubblicani. A questo proposito, vale forse la pena di sottolineare che il vantaggio di Biden nel cosiddetto Peach State era ieri sera inferiore ai 2.000 voti, a fronte di uno scarto in Pennsylvania di circa 10.000. Lo stesso Trump è intervenuto polemicamente su Twitter, scrivendo: «Dove sono i voti militari che mancano in Georgia? Che cosa è accaduto loro?» In Georgia, la contea di Clayton ha annunciato che avrebbe iniziato lo spoglio dei voti per posta dei militari alle 23 italiane di ieri. Filadelfia ha invece reso noto, sempre ieri, che mancano 40.000 voti da scrutinare, la maggior parte dei quali espressi proprio da personale militare. Ciononostante le autorità locali hanno (stranamente) dichiarato che per effettuare queste ultime operazioni di spoglio ci vorranno «svariati giorni». Trump nel frattempo non sembra avere intenzione di arrendersi. Giovedì, nella notte italiana, ha tenuto una conferenza stampa alla Casa Bianca, lanciando accuse di brogli e ritrovandosi per questo oscurato da alcuni dei principali network televisivi (Abc, Cbs e Nbc): network che hanno non a caso bollato le tesi del presidente come infondate. Ora, premesso che ovviamente il team di Trump dovrà dimostrare le sue accuse di brogli, non si capisce per quale ragione delle grandi testate giornalistiche debbano censurare l'inquilino della Casa Bianca su una questione rispetto a cui l'autorità giudiziaria non si è ancora espressa. In tutto questo, Fox News ha riferito ieri che, secondo fonti a lui vicine, Trump non avrebbe intenzione di ammettere una eventuale sconfitta in tempi brevi. È intanto partito contro il presidente il fuoco amico («amico» fino a un certo punto). Il senatore repubblicano dello Utah, Mitt Romney, ha dichiarato ieri che la posizione di Trump sui brogli «danneggia la causa della libertà qui e in tutto il mondo». Ora, tralasciando che Romney sia aduso a questa roboante retorica e tralasciando anche la sua notoria antipatia per l'attuale inquilino della Casa Bianca, vale forse anche la pena di ricordare che il senatore è considerato un papabile segretario di Stato proprio all'interno di una eventuale amministrazione Biden. L'indiscrezione - non confermata - fu riportata a settembre dal Washington Times. Va ovviamente da sé come solo un malfidato possa ritenere che le parole del senatore siano dettate dalla speranza di guidare Foggy Bottom: una speranza che nel 2016 nutrì anche con Trump, rimanendo tuttavia poi a bocca a asciutta. Nel frattempo la segreteria di Stato della Georgia ha annunciato che, con risultati tanto risicati, un riconteggio dei voti risulterà inevitabile. Tutto questo, mentre il Partito repubblicano del Nevada ha chiesto al Dipartimento di Giustizia di aprire un'indagine sull'accusa, secondo cui nell'area di Las Vegas avrebbero votato migliaia di cittadini non residenti. L'elefantino ha inoltre chiesto alla Corte Suprema degli Stati Uniti di intervenire e bloccare la regola che in Pennsylvania prevede la possibilità di ricevere voti fino al 6 novembre. Tutto questo, mentre l'associazione conservatrice Public interest legal foundation ha sostenuto di aver trovato nei registri elettorali di quaranta Stati 350.000 elettori deceduti, oltre a casi di «doppi voti» in riferimento alle elezioni del 2018: «doppi voti» che - secondo l'associazione - sarebbero principalmente legati al suffragio per corrispondenza. Joe Biden prosegue intanto i suoi discorsi quotidiani a conteggio ancora in corso: sia il candidato democratico che la sua vice, Kamala Harris, avevano difatti in programma delle conferenze stampa nella serata americana di ieri. Il comitato dell'ex vicepresidente continua del resto a ostentare ottimismo. A proposito della concreta possibilità che The Donald non ammetta la sconfitta, intanto, lo staff di Sleepy Joe affonda: «Il governo americano è perfettamente in grado di scortare gli intrusi fuori dalla Casa Bianca». Tutto questo, mentre sempre ieri - a spoglio ancora in corso - la Speaker della Camera, Nancy Pelosi, ha definito Biden come «presidente eletto». Lo ricordiamo a proposito del galateo istituzionale, che spesso Trump viene accusato di violare. Del resto, la speaker ha i suoi grattacapi: nonostante i democratici abbiano mantenuto la maggioranza alla Camera, svariati seggi sono stati persi. E la sinistra è già sul piede di guerra, con la deputata Alexandria Ocasio-Cortez che ha accusato le correnti centriste del Partito democratico per questa situazione. Quelle correnti centriste che invece hanno attribuito la mancata «onda blu» proprio a posizioni radicali come il taglio dei finanziamenti alla polizia. Insomma, nell'asinello stanno già riaffiorando i litigi. Un bel problema non soltanto per la Pelosi, ma anche per un'eventuale amministrazione Biden, che dovrà in caso barcamenarsi tra complicatissimi equilibrismi.
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