2022-11-15
I «successi» dell’Ue: «Già ricollocati in 117»
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani con il presidente dell’Europarlamento Roberta Metsola (Ansa)
La portavoce della Commissione, Anitta Hipper, cita il numero di richiedenti asilo accolti da Francia e Germania senza accorgersi di quanto sia ridicolo rispetto agli approdi in Italia. Antonio Tajani al Consiglio europeo: «Il tema va risolto a livello continentale».Pronto il piano anti Ong del governo: l’asilo andrà richiesto al Paese di bandiera.Lo speciale contiene due articoli.«L’Italia è il primo beneficiario di questo sistema di solidarietà, con la Francia e la Germania che hanno già provveduto con i primi ricollocamenti. Si tratta di 117 casi»: sembra una barzelletta, e invece sono le parole della portavoce della Commissione europea per gli Affari interni, Anitta Hipper, che con sprezzo del ridicolo sostiene che il meccanismo per la distribuzione tra tutti i Paesi europei dei migranti che arrivano in Italia funziona. La prova? Il ricollocamento di 117 migranti arrivati in Italia e accolti, bontà loro da Francia e Germania. Siamo di fronte a una assurdità gigantesca: 117 migranti arrivano in Italia praticamente ogni due ore, le parole della Hipper suonano come una solenne presa in giro nei confronti del nostro Paese, tanto più perché pronunciate in una occasione ufficiale, il Consiglio europeo dei ministri degli Esteri di ieri a Bruxelles.«Abbiamo il patto», sottolinea la portavoce della Commissione, «e abbiamo proposto misure strutturate, solide e globali rispetto a tutto il quadro di asilo e immigrazione. Per noi questa è la strada che i Paesi devono seguire, adottando il patto il più velocemente possibile. Per questo, lavoriamo con i Paesi membri su questo. Nel patto c’è anche una dichiarazione di solidarietà», aggiunge la Hipper, «dove abbiamo 8.000 impegni e abbiamo già 13 Stati membri che hanno accettato di assumere l’impegno in tema di ricollocamenti». Il patto al quale fa riferimento la Hipper è stato sottoscritto lo scorso 10 giugno: si tratta di un accordo per il «meccanismo volontario di solidarietà», che prevede il ricollocamento di circa 10.000 richiedenti asilo ogni anno, individuati soprattutto tra le persone salvate in mare, nel Mediterraneo e nell’Atlantico.Peccato che su 8.000 impegni i migranti effettivamente ricollocati siano 117: una goccia nel mare, quel mare che continuerà a essere solcato dalle navi delle Ong dirette verso le nostre coste. «Non fa differenza», tiene a sottolineare ancora la Hipper, «se si tratta di un’imbarcazione di una Ong o di qualcun altro, c’è un obbligo legale chiaro e inequivocabile sul fatto che il salvataggio di vite umane deve avvenire in qualsiasi circostanza che porti le persone a trovarsi in una situazione di disagio».Sembra però più vicino l’obiettivo della convocazione di una apposita riunione europea per discutere della questione. «Ho insistito«, spiega il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, al termine del Consiglio europeo, «affinché ci sia una riunione congiunta dei ministri degli Esteri e degli Interni per affrontare in maniera complessiva la questione dell’immigrazione. Vediamo che cosa si deciderà». Tajani ha sottoposto ai colleghi europei il problema delle navi delle organizzazioni non governative che «hanno appuntamento in mezzo al Mediterraneo con i trafficanti. Ho posto il problema dell’arrivo, nel nostro Paese, di migranti che non arrivano in cerca di solidarietà», argomenta Tajani, «come fanno quelli che arrivano con le piccole barche, ma di quelli che sbarcano con navi non governative. Ho ricordato quello che ha scritto Frontex nell’ultima relazione: sono navi che hanno appuntamenti in mezzo al Mediterraneo con i trafficanti che poi caricano i migranti sulle loro navi. Questo deve essere regolato e controllato dall’Ue con un’azione della Commissione europea. C’è un codice di condotta che secondo noi deve essere rinforzato. Sono soddisfatto del dibattito», dice ancora Tajani, «ogni posizione ma non c’è stata polemica. Anche la Commissione mi è sembrata sensibile sul tema».Tajani dunque può dirsi soddisfatto dell’esito della riunione che, ricordiamolo, non prevedeva tra gli argomenti all’ordine del giorno la questione-immigrazione: «L’Italia», ribadisce Tajani, «ha posto con grande fermezza al Consiglio Ue il tema dell’immigrazione, che va risolto a livello europeo, in base al principio di sussidiarietà. E mi pare che tutti quanti abbiano riconosciuto la necessità di risolvere a livello comunitario la questione».Sulle frizioni con Parigi, Tajani è rassicurante: «Non vogliamo assolutamente», sottolinea il vicepresidente del Consiglio, «aprire una polemica nei confronti della Francia o della Germania. Il confronto con la collega francese (la sottosegretaria per gli Affari europei, Laurence Boone, ndr) è stato positivo, abbiamo parlato della situazione e ho detto qual è la nostra posizione. Non c’è alcun intento polemico nei confronti della Francia. Noi abbiamo posto il problema della migrazione ma non c’è alcuna ripercussione sugli altri dossier. Abbiamo posto un problema perché è un problema reale anche per gli altri».Cosa accadrà quando la prossima nave Ong chiederà di attraccare in Italia? «Dipende da quello che accade», risponde Tajani, «ogni fatto è diverso dall’altro, non sono tutti uguali. Il capitano di una nave è tenuto, se prende le persone in mare, a fare relazione all’autorità italiana, quella è la prima cosa che abbiamo chiesto».«Abbiamo discusso dell’immigrazione», commenta da parte sua l’Alto rappresentante Ue per la Politica estera e di Sicurezza, Josep Borrell, «non era un punto specifico dell’agenda, ma ne abbiamo dovuto parlare perché alcuni eventi nel Mediterraneo lo hanno reso inevitabile. C’è stato uno scambio di vedute e di sicuro dovremo continuare a parlarne, ma oggi (ieri, ndr) non c’è stato nulla di concreto».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/successi-ue-ricollocati-in-117-2658647232.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="ecco-le-nuove-regole-salvataggi-si-appuntamenti-con-gli-scafisti-no" data-post-id="2658647232" data-published-at="1668480164" data-use-pagination="False"> Ecco le nuove regole: salvataggi sì, appuntamenti con gli scafisti no Tornare a contrastare in modo serio gli sbarchi illegali, facendo tesoro delle sbavature giuridiche e degli errori di comunicazione del passato, per non cadere in strumentalizzazioni o trappole mediatiche. È il senso della filosofia che sta animando il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi nel lavoro di messa a punto del nuovo pacchetto di norme con cui il governo Meloni si propone di porre un argine all’arbitrio delle Ong e degli scafisti nel Mediterraneo. Secondo i bene informati, l’impianto del nuovo provvedimento o della serie di provvedimenti che stanno per arrivare potrebbe già essere anticipato dal responsabile del Viminale domani in Parlamento, quando quest’ultimo sarà chiamato a riferire sulla vicenda degli sbarchi a Catania e delle frizioni con L’Eliseo per la nave Ocean Viking, poi approdata a Tolone. Gli elementi più importanti che finora stanno filtrando sono quelli che riguardano la forma giuridica con cui le nuove norme saranno introdotte e il fatto che queste avranno un carattere stabile e non emergenziale. Per quanto riguarda il primo aspetto, tutto dovrebbe ruotare attorno a un nuovo codice di condotta - contenuto in un decreto interministeriale Interno-Difesa-Infrastrutture - che le navi delle Ong dovranno obbligatoriamente sottoscrivere se vorranno operare nel Mediterraneo, nelle acque territoriali italiane e degli altri Paesi che nei giorni scorsi hanno levato il loro grido di protesta nei confronti di Bruxelles e dei grandi paesi continentali, che continuano a scaricare la totalità dell’onere dell’accoglienza e delle pratiche per i richiedenti asilo sui loro porti e sulle loro autorità. Se le indiscrezione saranno confermate dal ministro nella sua informativa alle Camere, questo codice imporrà alle imbarcazioni delle Ong di dimostrare di aver soccorso barconi in effettivo stato di naufragio, e non di aver tacitamente concordato, come spesso accade, una sorta di rendez-vous in mezzo al mare con gli scafisti. Inoltre, bisognerà comunicare alle autorità del Paese più vicino quale tipo di intervento si sta effettuando. Per le navi che non accettassero di sottoscrivere il codice di condotta ci sarebbero delle sanzioni ritenute dal Viminale più incisive di quelle previste finora, a partire dal divieto di ingresso in acque territoriali e, nei casi di forzature, di multe estremamente salate oppure del sequestro dell’imbarcazione. Il governo non si troverebbe dunque nella necessità di agire caso per caso, ma si muoverebbe seguendo degli automatismi, in virtù di quanto messo nero su bianco nel codice di condotta. Un altro punto fondamentale, su cui si sono recentemente pronunciati giuristi ed esperti di diritto marittimo, sarà individuare delle norme che facciano osservare alle imbarcazioni il principio secondo cui le richieste di asilo vanno registrate dalle autorità del Paese di bandiera e non da quelle del Paese in cui i migranti sbarcano: un principio ritenuto dai più pacifico ma che le Ong stanno regolarmente tradendo da anni. Che il percorso sia accidentato lo testimoniano, oltre a una dose di incognite rispetto all’atteggiamento del Quirinale una volta emanato il decreto, alcune dichiarazioni delle ultime ore: la Ong spagnola Smh ha già fortemente criticato l’ipotesi del nuovo codice di condotta, affermando di essere pronta a solcare nuovamente il Mediterraneo «da gennaio». Come la Smh, anche le altre Ong, comprese quelle coinvolte nelle vicende degli ultimi giorni, hanno già fatto sapere che si stanno attrezzando per riprendere il mare prima possibile per sfidare le autorità italiane.
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