2019-11-11
Su Anas Zingaretti mette il veto sui candidati della De Micheli
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Tre nomi in corsa per la sostituzione dell'amministratore delegato Massimo Simonini. Sono quelli di Ugo Dibennardo, Fulvio Soccodato e Roberto Massi. Sul primo c'è il veto del segretario del Partito democratico: troppo vicino all'ex ministro Maurizio Lupi e al governatore del Veneto Luca Zaia. Nel mezzo del dibattito sulla manovra economica, sull'Ilva di Taranto e su Alitalia, piomba al ministero dei Trasporti di Paola De Micheli anche il caso Anas. Dall'insediamento del governo il settore del trasporto pubblico e della gestione delle autostrade è un dossier spinoso, dove il governo Conte 1 vuole mettere mano, rivoluzionando le nomine del Conte 2, queste ultime espressione anche della Lega di Matteo Salvini. Se su Ferrovie dello Stato continuano le tensioni sull'amministratore delegato Gianfranco Battisti ma senza interventi a gamba tesa, è sulla controllata Anas che De Micheli vorrebbe intervenire al più presto, magari con un decreto ad hoc. Come già svelato Verità nel Partito democratico c'è chi pensa a riportare fuori dal perimetro Fs la partecipata statale che si occupa di gestione e costruzione delle reti stradali. La scelta di fine 2017, con l'accorpamento di Anas, rischia di diventare un boomerang se la nostra azienda ferroviaria dovrà partecipare al salvataggio di Alitalia, con il rischio di ricadute sul bilancio. L'ultima settimana è stata per il ministro De Micheli di colloqui informali. A quanto risulta alla Verità sul tavolo del ministro del Pd ci sarebbero tre nomi per sostituire Massimo Simonini, attuale amministratore delegato. Il primo è Ugo Dibennardo, attuale amministratore delegato di Cav – Concessioni Autostradali Venete Spa. Il secondo è Fulvio Soccodato, responsabile manutenzione straordinaria di Anas. Il terzo è Roberto Massi, dall'ottobre del 2016 responsabile della direzione tutela aziendale del gruppo, negli ultimi mesi sotto osservazione dopo le inchieste della magistratura di Catania e Trieste su alcuni dirigenti di Anas. A quanto pare De Micheli avrebbe già individuato il nome, ovvero quello di Dibennardo che godrebbe dell'appoggio anche del sottosegretario Salvatore Margiotta, sempre del Partito democratico. La questione è però esplosa dentro il Pd, tanto che il segretario Nicola Zingaretti avrebbe immediatamente posto il veto, considerando Dibennardo troppo vicino all'ex ministro Maurizio Lupi e ora considerato uomo di area Lega, dal momento che in Veneto l'ex direttore generale progettazione ha instaurato un rapporto molto stretto con Luca Zaia. Il problema è che la sostituzione di Simonini, come più volte ricordato dalla Verità, è sempre più richiesta oltre che dal Pd anche da parte dei 5 Stelle. Ai grillini più ortodossi non piace la vicinanza dell'attuale amministratore delegato a Giovan Battista Papello, ex amministratore Anas in quota An, ancora uomo forte in certi ambienti ma dal passato molto pesante, soprattutto dal punto di vista giudiziario. Un mese fa, infatti, Simonini si era presentato negli uffici di Margiotta, prima di andare in visita istituzionale dal ministro, accompagnato proprio da Papello. Da qui il soprannome, dello storico uomo di Gianfranco Fini, di "badante" di Simonini. A una situazione già delicata per la sostituzione dei vertici, si aggiunge una nuova tensione in via Monzambano, sede della partecipata statale a Roma. Il prossimo anno andrà in pensione Gaetana Celico, nominata direttore delle risorse umane e organizzazione di Anas nel gennaio di quest'anno. L'addio della dirigente molto vicino a Simonini ha già innescato una guerra senza esclusione di colpi per prendere il suo posto. Tra i papabili ci sarebbe Michele Barone, barone dentro la stazione appaltante, già in forza ai tempi di Pietro Ciucci. Altro in gara per prendere il posto della Celico è Roberto Brando, dirigente e avvocato, comparso qua e là (senza essere indagato) nei brogliacci dell'inchiesta sulla Dama Nera Antonella Accroglianò. E a proposito di inchieste continua quella sulle «Buche d'oro» della Guardia di finanza di Catania, dopo gli arresti dell'ultimo mese e le testimonianza volontarie di diversi indagati. Il rischio è che presto possano allargarsi a macchia d'olio in tutta Italia. In una delle ordinanze di arresto il gip catanese Giancarlo Cascino parla di "un sistematico contesto di mercimonio delle funzioni ricoperte".
Il simulatore a telaio basculante di Amedeo Herlitzka (nel riquadro)
Gli anni Dieci del secolo XX segnarono un balzo in avanti all’alba della storia del volo. A pochi anni dal primo successo dei fratelli Wright, le macchine volanti erano diventate una sbalorditiva realtà. Erano gli anni dei circuiti aerei, dei raid, ma anche del primissimo utilizzo dell’aviazione in ambito bellico. L’Italia occupò sin da subito un posto di eccellenza nel campo, come dimostrò la guerra Italo-Turca del 1911-12 quando un pilota italiano compì il primo bombardamento aereo della storia in Libia.
Il rapido sviluppo dell’aviazione portò con sé la necessità di una crescente organizzazione, in particolare nella formazione dei piloti sul territorio italiano. Fino ai primi anni Dieci, le scuole di pilotaggio si trovavano soprattutto in Francia, patria dei principali costruttori aeronautici.
A partire dal primo decennio del nuovo secolo, l’industria dell’aviazione prese piede anche in Italia con svariate aziende che spesso costruivano su licenza estera. Torino fu il centro di riferimento anche per quanto riguardò la scuola piloti, che si formavano presso l’aeroporto di Mirafiori.
Soltanto tre anni erano passati dalla guerra Italo-Turca quando l’Italia entrò nel primo conflitto mondiale, la prima guerra tecnologica in cui l’aviazione militare ebbe un ruolo primario. La necessità di una formazione migliore per i piloti divenne pressante, anche per il dato statistico che dimostrava come la maggior parte delle perdite tra gli aviatori fossero determinate più che dal fuoco nemico da incidenti, avarie e scarsa preparazione fisica. Per ridurre i pericoli di quest’ultimo aspetto, intervenne la scienza nel ramo della fisiologia. La svolta la fornì il professore triestino Amedeo Herlitzka, docente all’Università di Torino ed allievo del grande fisiologo Angelo Mosso.
Sua fu l’idea di sviluppare un’apparecchiatura che potesse preparare fisicamente i piloti a terra, simulando le condizioni estreme del volo. Nel 1917 il governo lo incarica di fondare il Centro Psicofisiologico per la selezione attitudinale dei piloti con sede nella città sabauda. Qui nascerà il primo simulatore di volo della storia, successivamente sviluppato in una versione più avanzata. Oltre al simulatore, il fisiologo triestino ideò la campana pneumatica, un apparecchio dotato di una pompa a depressione in grado di riprodurre le condizioni atmosferiche di un volo fino a 6.000 metri di quota.
Per quanto riguardava le capacità di reazione e orientamento del pilota in condizioni estreme, Herlitzka realizzò il simulatore Blériot (dal nome della marca di apparecchi costruita a Torino su licenza francese). L’apparecchio riproduceva la carlinga del monoplano Blériot XI, dove il candidato seduto ai comandi veniva stimolato soprattutto nel centro dell’equilibrio localizzato nell’orecchio interno. Per simulare le condizioni di volo a visibilità zero l’aspirante pilota veniva bendato e sottoposto a beccheggi e imbardate come nel volo reale. All’apparecchio poteva essere applicato un pannello luminoso dove un operatore accendeva lampadine che il candidato doveva indicare nel minor tempo possibile. Il secondo simulatore, detto a telaio basculante, era ancora più realistico in quanto poteva simulare movimenti di rotazione, i più difficili da controllare, ruotando attorno al proprio asse grazie ad uno speciale binario. In seguito alla stimolazione, il pilota doveva colpire un bersaglio puntando una matita su un foglio sottostante, prova che accertava la capacità di resistenza e controllo del futuro aviatore.
I simulatori di Amedeo Herlitzka sono oggi conservati presso il Museo delle Forze Armate 1914-45 di Montecchio Maggiore (Vicenza).
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