2021-07-01
Strage a Lampedusa per colpa dei barconi. E l’hotspot dell’isola è di nuovo al collasso
Barcone a Lampedusa (Ansa)
Morte otto donne, una era incinta. Il sindaco protesta con Draghi. Un carabiniere in servizio coi migranti contrae la variante delta.Otto bare attendono la sepoltura dopo l'ispezione cadaverica. Sarà il prefetto di Agrigento a scegliere quale cimitero ospiterà le vittime dell'ultima tragedia al largo di Lampedusa. Delle otto donne morte annegate, una era incinta. In mare ci sono ancora una decina di dispersi e alcuni di loro, stando al racconto dei superstiti, sarebbero bambini (due probabilmente). In 46 invece sono stati salvati grazie all'intervento delle motovedette della Guardia di finanza. Cinque naufraghi sono stati rianimati dai medici del Cisom, il Corpo italiano di soccorso dell'ordine di Malta, che si trovano a bordo delle motovedette. «Hanno avuto paura. Il mare era mosso, l'assetto nautico imbarcava acqua ed era senza dispositivi di sicurezza. Al momento dell'avvicinamento delle due motovedette della Guardia costiera le vittime si sono sbilanciate. È ipotizzabile che le donne fossero in una posizione sfavorevole sul barcone, forse non sapevano nuotare e una volta cadute in acqua sono andate giù», ha spiegato il procuratore Luigi Patronaggio, che su quella che verrà ricordata come la tragedia delle donne ha aperto un fascicolo, al momento contro ignoti, per l'ipotesi di naufragio e di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Con molta probabilità sulla barca c'erano anche gli scafisti, al momento non identificati. Hanno caricato i passeggeri subsahariani in un porto della Tunisia. E su di loro si sono concentrati gli investigatori. Perché i primi responsabili del disastro, insieme ai basisti che hanno organizzato il viaggio della morte con una barca da otto metri e 60 persone a bordo, sono loro. Impedire quella partenza avrebbe evitato la tragedia. Ma in Italia c'è ancora chi gioca a guardare il dito al posto della luna. Il solito Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra italiana, è convinto che «se ci fosse stata una missione europea o italiana di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, se le navi delle Ong non fossero bloccate da una burocrazia ottusa, se Draghi e il suo governo non finanziassero i trafficanti libici, oggi non saremmo qui a piangere altri esseri umani sacrificati dal cinismo di una politica ingiusta e sbagliata». «Servono soccorsi nel Mediterraneo da parte dell'Ue», ha twittato Medici senza frontiere. La solita solfa per fare da sponda alle Ong è stata offerta da Laura Boldrini: «Serve attivare subito un programma europeo di ricerca e soccorso nelle acque del Mediterraneo». Mentre il sindaco di Lampedusa, Totò Martello, chiede un incontro al presidente Mario Draghi: «Cos'altro deve accadere per far capire all'Italia e all'Europa che così non si può andare avanti». Di morti già se ne contano diversi dall'inizio dell'anno. «Più gente metti sui barchini e sui barconi nelle mani degli scafisti, più gente condanni a morte», ha commentato il leader della Lega Matteo Salvini. Che ha ricordato anche: «Da ministro ho l'orgoglio di aver dimezzato il numero dei morti». Poi ha lanciato una stilettata a Luciana Lamorgese: «Il ministro dell'Interno faccia quello che fanno Francia, Spagna, Grecia, Malta e Slovenia, difenda il diritto e la legalità. Faccia insomma il ministro dell'Interno». «Sappiamo tutti che gli sbarchi e le morti continueranno per tutta l'estate», ha affermato Massimiliano Iervolino, segretario dei Radicali italiani. Da Fratelli d'Italia, invece, è intervenuto Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera: «Impedire la partenza dei barconi della morte significa salvare esseri viventi e stroncare il traffico di nuovi schiavi. Significa costringere la comunità internazionale a regolamentare i flussi a monte, impedendo la carneficina». L'altro dramma dell'accoglienza, invece, si sta consumando nell'hotspot, che viene svuotato e torna a riempirsi in tempi record. La scorsa notte sono approdati in 256, con quattro diversi sbarchi. Tre imbarcazioni sono state soccorse al largo, la quarta, con sei tunisini a bordo, è riuscita a raggiungere il porto. All'alba ne è arrivata un'altra, con 101 passeggeri. E ora nell'hotspot ci sono 670 ospiti (la struttura è tarata per contenerne 250). Ma anche a Crotone, in Calabria, sono arrivate due barche a vela con a bordo, rispettivamente, 80 e 99 migranti. Sono state individuate al largo e condotte in porto. Due scafisti sono stati fermati. I passeggeri sono stati sottoposti a tampone. Come a Lampedusa. Nel centro specializzato di Palermo, invece, hanno accertato la presenza di 31 pazienti contagiati dalla variante delta, 14 di loro sono sbarcati a Lampedusa (gli altri provengono da Regno Unito e Portogallo). La variante delta ha colpito anche un carabiniere non vaccinato, che dopo aver fatto servizio con i migranti a Lampedusa era rientrato a Roma. È tornato a Lampedusa in aereo il 22 giugno e al momento dell'atterraggio presentava qualche sintomo. È risultato positivo al tampone eseguito nello scalo di Punta Raisi. Ora è in quarantena nel Covid hotel di Palermo. L'Asl sta tracciando i passeggeri del volo. E anche i commilitoni che hanno avuto contatti con lui sono stati individuati. Dieci di loro sono finiti in quarantena. Maurizio Senise, segretario regionale del Coisp, sindacato di polizia, ha subito denunciato: «Il personale presente sull'isola è alloggiato in camere doppie in barba a ogni norma sul distanziamento sociale». Ma questo è solo uno dei problemi che tiene in ansia chi è esposto per tutelare l'ordine pubblico nell'isola degli sbarchi.
Mahmoud Abu Mazen (Getty Images)
(Guardia di Finanza)
I Finanzieri del Comando Provinciale di Varese, nell’ambito di un’attività mirata al contrasto delle indebite erogazioni di risorse pubbliche, hanno individuato tre società controllate da imprenditori spagnoli che hanno richiesto e ottenuto indebitamente oltre 5 milioni di euro di incentivi per la produzione di energia solare da fonti rinnovabili.
L’indagine, condotta dalla Compagnia di Gallarate, è stata avviata attraverso l’analisi delle società operanti nel settore dell’energia elettrica all’interno della circoscrizione del Reparto, che ha scoperto la presenza di numerose imprese con capitale sociale esiguo ma proprietarie di importanti impianti fotovoltaici situati principalmente nelle regioni del Centro e Sud Italia, amministrate da soggetti stranieri domiciliati ma non effettivamente residenti sul territorio nazionale.
Sulla base di tali elementi sono state esaminate le posizioni delle società anche mediante l’esame dei conti correnti bancari. Dall’esito degli accertamenti, è emerso un flusso finanziario in entrata proveniente dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE), ente pubblico responsabile dell’erogazione degli incentivi alla produzione di energia elettrica. Tuttavia, le somme erogate venivano immediatamente trasferite tramite bonifici verso l’estero, in particolare verso la Spagna, senza alcuna giustificazione commerciale plausibile.
In seguito sono state esaminate le modalità di autorizzazione, costruzione e incentivazione dei parchi fotovoltaici realizzati dalle società, con la complicità di un soggetto italiano da cui è emerso che le stesse avevano richiesto ad un Comune marchigiano tre diverse autorizzazioni, dichiarando falsamente l’installazione di tre piccoli impianti fotovoltaici. Tale artificio ha consentito di ottenere dal GSE maggiori incentivi. In questi casi, infatti, il Gestore pubblico concede incentivi superiori ai piccoli produttori di energia per compensare i maggiori costi sostenuti rispetto agli impianti di maggiore dimensione, i quali sono inoltre obbligati a ottenere l’Autorizzazione Unica Ambientale rilasciata dalla Provincia. In realtà, nel caso oggetto d’indagine, si trattava di un unico impianto fotovoltaico collegato alla stessa centralina elettrica e protetto da un’unica recinzione.
La situazione è stata segnalata alla Procura della Repubblica di Roma, competente per i reati relativi all’indebita erogazione di incentivi pubblici, per richiedere il sequestro urgente delle somme illecitamente riscosse, considerati anche gli ingenti trasferimenti verso l’estero. Il Pubblico Ministero titolare delle indagini ha disposto il blocco dei conti correnti utilizzati per l’accredito delle somme da parte del GSE e il vincolo su tutti i beni nella disponibilità degli indagati fino alla concorrenza di oltre 5 milioni di euro.
L’attività della Guardia di Finanza è stata svolta a tutela del corretto impiego dei fondi pubblici al fine di aiutare la crescita produttiva e occupazionale. In particolare, l’intervento ispettivo ha permesso un risparmio pari a ulteriori circa 3 milioni di euro che sarebbero stati erogati dal GSE fino al 2031 alle imprese oggetto d’indagine.
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Viktor Orbán e Giorgia Meloni a Roma (Ansa)
Giorgia Meloni (Getty Images)