2021-11-17
Stop di Taipei alle iniezioni per i ragazzi
Taiwan sospende la somministrazione della seconda dose di Pfizer nella fascia tra 12 e 17 anni dopo i casi di miocarditi e pericarditi. Cautela anche a Hong Kong, nel Regno Unito, in Svezia e in Danimarca. Da noi, invece, è vietato avere dubbi.In Australia ci sono 10.000 richieste di risarcimento per effetti avversi. Le cause dovute ai sieri potrebbero costare allo Stato fino a 33 milioni di euro. Lo speciale comprende due articoli. I bambini italiani tra i 5 e gli 11 anni potrebbero cominciare ad essere vaccinati contro il Covid già entro Natale. Ad annunciarlo qualche giorno fa era stato il professor Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, mentre ieri l'Ema ha spiegato che darà il suo parere definitivo su questa procedura entro il 29 novembre. La sensazione è che sarà positivo, per seguire forse anche il comportamento di altri enti regolatori, come la Food and drug administration, che ha approvato il vaccino Pfizer per i piccoli a fine ottobre. Dopo il loro benestare, il governo Biden ha avviato la sua campagna e l'obiettivo è quello di immunizzare 28 milioni di giovani americani, cui verrà dato un terzo della dose somministrata agli adulti. Un progetto condiviso anche dall'Australia, che sta valutando la proposta di Pfizer e potrebbe a breve dedicarsi a raggiungere i circa due milioni e 300.000 piccoli che hanno meno di 11 anni. Considerate queste prese di posizione, il sentiero potrebbe apparire segnato, ma in realtà la prospettiva di vaccinare anche i più piccoli continua a suscitare contrasti e disaccordi nei principali Paesi del mondo. Ci sono infatti nazioni che si stanno opponendo alla campagna sui bambini e pensano di rimandarla, mentre altre hanno addirittura deciso di sospendere temporaneamente anche quella rivolta ai ragazzi più grandi. Segno che la prudenza è d'obbligo e che la corsa al vaccino a tutti i costi potrebbe trasformarsi in un boomerang. L'ultimo governo a ribellarsi a questa tendenza è stato quello di Taiwan, dove il Central epidemic command center ha deciso di aspettare a distribuire la seconda dose di vaccino Pfizer ai bambini tra 12 e 17 anni, nel timore che ci possano essere problemi di effetti collaterali. A spaventare sono stati in particolare i sintomi di miocardite e pericardite, gravi infiammazioni del cuore, che sono comparsi in 16 ragazzini di Taiwan, dopo che era stata somministrata loro la seconda dose del vaccino. Secondo una ricerca americana, del resto, il pericolo di una reazione negativa che porti a queste patologie è dieci volte superiore con la seconda dose di vaccino. Quindi perché somministrarla, si sono chiesti gli esperti di Taiwan, che hanno preso due settimane di tempo, per esaminare meglio gli ultimi casi e stabilire se ci sia davvero una relazione causa-effetto. È molto probabile che gli scienziati nella loro valutazione metteranno diversi elementi sul piatto della bilancia. Anzitutto il fatto che la seconda dose può generare - anche se in casi rari - scompensi a livello cardiaco destinati anche a durare; secondariamente che i ragazzini forse non ne hanno neppure bisogno, dal momento che, anche se contagiati, di rado si ammalano in modo serio e poi non risulta che diventino portatori del virus più di quanto non lo siano le persone vaccinate. Infine, ci sarebbe il timore che somministrando il vaccino si impedisca ai ragazzini di sviluppare in modo autonomo gli anticorpi e quindi di arrivare all'immunità di gregge che viene guardata come l'unica vera possibilità per uscire dalla pandemia.Perplessità che probabilmente frullano anche nella mente dei governanti di altri Paesi che stanno mettendo il freno alla campagna vaccinale sui minorenni. Ad esempio, Hong Kong, che ha stabilito la sua politica e ha deciso di somministrare solo una dose a coloro che hanno tra 12 e 17 anni, oppure il Regno Unito, che ha preso una decisione analoga. Anche nei paesi scandinavi prevale la contrarietà, perché Svezia e Danimarca sono convinte che il vaccino non vada offerto ai piccoli, in ragione della minore incidenza di malattia grave in comparazione agli eventi di reazione avversa. Il mondo scientifico e politico si trovano su due fronti opposti, ma anche i cittadini non sono così rilassati. Secondo un sondaggio recente, solo un quarto dei genitori americani spera che i loro piccoli vengano immunizzati in fretta. Gli altri hanno riserve o paure, soprattutto per il rischio di effetti collaterali, dalle miocarditi fino alle conseguenze sulla fertilità e lo sviluppo in età puberale. L'Accademia americana di pediatria ha persino realizzato un video per tranquillizzarli, ma l'esitazione resta la norma per la maggior parte delle famiglie. Di fronte a Paesi che nicchiano, fanno marcia indietro, chiedono ulteriori conferme, però, ci sono nazioni che non vogliono perdere tempo. In Austria, ad esempio, le prenotazioni per i più piccoli sono cominciate da qualche giorno, mentre la Slovacchia ha già avviato da inizio settembre la vaccinazione dei bambini tra 5 e 11 anni, come ha fatto del resto Cuba. In Cina, il vaccino Sinovac viene offerto ai piccoli che siano fragili o vulnerabili ormai da settimane. Da settembre, poi, anche il Cile e la Cambogia hanno iniziato la campagna di immunizzazione sui piccoli dai sei anni in su, mentre da agosto gli Emirati Arabi usano per i loro bambini tra i 3 e i 17 anni il vaccino Sinopharm. Un altro Paese che da due settimana ha avviato l'immunizzazione sui piccoli è l'India, che coinvolge la fascia di età tra i 2 e i 18 anni e usa il vaccino locale Bharat Biotech's Covaxin. La nazione che ha abbracciato senza alcuna remora la campagna di immunizzazione per i minorenni è infine il Costarica, che è anche il primo Paese al mondo ad aver reso obbligatorio il vaccino contro il Covid proprio come quello contro la poliomielite o il morbillo. Il governo ha siglato un accordo con Pfizer per acquisire 3,5 milioni di dosi: un milione e mezzo saranno riservate ai cittadini tra cinque e undici anni, con una campagna a tappeto che inizierà a marzo.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/stop-di-taipei-alle-iniezioni-per-i-ragazzi-2655748200.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="in-australia-ci-sono-10-000-richieste-di-risarcimento-per-effetti-avversi" data-post-id="2655748200" data-published-at="1637104618" data-use-pagination="False"> In Australia ci sono 10.000 richieste di risarcimento per effetti avversi Non ci sono solo miocarditi e pericarditi nei piccoli. Gli effetti collaterali del vaccino contro il Covid sono altri e hanno spesso un impatto pesante. Come sa bene il governo australiano, che rischia di trovarsi costretto a pagare risarcimenti per almeno 33 milioni di euro, nel tentativo di compensare i cittadini che hanno avuto conseguenze negative dopo la vaccinazione. A settembre, la Australia's therapeutic goods administration, che si occupa della sanità, aveva lanciato uno schema di rimborsi per i cittadini danneggiati dal progetto di immunizzazione. Si aspettava numeri significativi, ma non certo la mole di richieste che è arrivata. Fino ad oggi sono state registrate oltre diecimila richieste, per somme che partono da almeno 5.000 dollari australiani (3.228 euro). Un bel numero di casi da rivedere, ma in fondo nemmeno troppi, se si considera che nel Paese sono state effettuate oltre 36,8 milioni di dosi di vaccini tra Pfizer, Astrazeneca, Janssen-Cilag e Moderna e che si sono registrati 79.000 casi di persone che hanno avuto effetti collaterali di qualche tipo. I disagi più frequenti sono stati il dolore al braccio dove è stata fatta la vaccinazione, la febbre, i brividi. Ma tanti cittadini sono stati anche peggio e sono finiti in ospedale, dopo la puntura proposta dal piano di immunizzazione. L'aver trascorso almeno una notte in corsia dopo la somministrazione, è infatti una delle caratteristiche necessarie per poter accedere al rimborso da parte del governo, che nel bando promosso in settembre ha messo bene in evidenza anche alcune altre caratteristiche. Potevano fare richiesta di risarcimento i cittadini che oltre ad essere finiti in ospedale hanno avuto sintomi come un principio di trombosi associato all'uso del vaccino Astrazeneca o miocardite e pericarditi legate alla somministrazione del vaccino Pfizer. Per provare i problemi subiti, questi pazienti dovevano avere la documentazione medica che specificasse la diagnosi e il collegamento con il vaccino; presentare tutti i dati del ricovero e indicare le perdite economiche subite sul fronte lavorativo per colpa di questi effetti collaterali e poi i costi di tipo medico che erano stati sostenuti. Numeri che sono stati inseriti con precisioni nelle domande compilate e che verranno sottoposti ad una commissione speciale, che valuterà le 10.000 richieste pervenute e deciderà chi ha diritto al rimborso e in quale misura, prima di invitare il governo a sborsare il dovuto. Per questi casi si parla di un rimborso di 5.000 dollari australiani, circa 3.328 euro, mentre per ottenere somme superiori, dai 13.000 euro in su, occorre che il paziente sia morto o abbia conseguito una forma di invalidità permanente, che finirà per danneggiare la sua vita e la renderà decisamente più complicata. Una compensazione che secondo alcuni esperti è irrisoria, ad esempio a fronte dei danni subiti da coloro che per un infarto dovuto al vaccino si sono ritrovati con un danno cerebrale o cardiaco permanente. Ma almeno si tratta di un primo passo, cui gli australiani che hanno subito danni gravi potrebbero anche aggiungere una causa legale nei confronti del datore di lavoro, qualora siano stati costretti a sottoporsi al vaccino per mantenere il loro incarico. Secondo il Tga per ora i casi di pazienti che hanno avuto infiammazioni cardiache per via del vaccino sono 288, mentre se ne sono registrati 160 di persone vittime di una trombosi, dopo la somministrazione della seconda dose. Le vittime accertate della campagna di immunizzazione, infine, al momento sono 9: tutti pazienti ultra sessantacinquenni.