2025-03-16
Beffa francese sui chip: c’è un uomo dell’Eliseo pronto per guidare Stm
Nicolas Dufourcq (Getty Images)
Il Mef chiede l’uscita dell’ad Chery (e del cfo Grandi), ma al suo posto può arrivare un manager di Bpifrance.Vai a fidarti di questi francesi. L’Italia porta avanti da anni una partnership strategica con Parigi in uno dei settori cruciali per l’industria del futuro: la produzione dei semiconduttori. I chip che dovrebbero rendere sempre più avveniristiche le auto delle prossime generazioni e aumentare le performance dell’intelligenza artificiale. Stm, l’azienda controllata con quote paritetiche dalla Cdp transalpina (Bpi) e dalla Cassa depositi e prestiti italiana, però se la passa male. I conti del 2024 sono stati pessimi: ricavi in calo del 23%, utile netto che sprofonda del 60. L’organico dovrebbe essere ridotto del 6% con implicazioni in termini di tagli e di cassa integrazione per i siti di Agrate e Catania. E negli Stati Uniti è partita una class action contro il gruppo e i suoi vertici per informazioni fuorvianti legate all’andamento del business e all’improvviso profit warning che lo scorso luglio ha fatto crollare le quotazioni del titolo. Soprattutto il Mef lamenta un mancato rispetto dei patti e delle promesse. Il Tesoro ritiene di non essere stato informato per tempo e di non aver avuto voce in capitolo sulla decisione di ridimensionare gli stabilimenti italiani. Così mette nel mirino la gestione di Jean-Marc Chery. Il manager che ormai guida l’azienda dal maggio del 2018, è accusato di aver spostato l’asse verso Parigi. Ma non solo. Perché secondo il governo anche Lorenzo Grandi, il cfo che avrebbe dovuto rappresentare la parte italiana nel rapporto con Chery alla fine si è appiattito sull’ad. Insomma i vertici dell’azienda vanno cambiati e sembra che non abbia sortito l’effetto voluto la recente intervista rilasciata dallo stesso Chery al Sole 24 Ore. L’ad, che per rafforzare la sua posizione ha evidenziato gli investimenti su Catania, ha detto di non essere al corrente di richieste che riguardassero la sua persona, di voler continuare a puntare forte sull’Italia e ha smentito numeri (i suoi) alla mano la scarsa attenzione per il Belpaese. Pare che il Mef non l’abbia presa benissimo. Ma siamo sempre a livello di indiscrezioni. Sta di fatto che il giorno dopo il caso ha voluto che sullo stesso giornale di Confindustria uscisse un articolo molto ben dettagliato secondo il quale l’esecutivo sarebbe pronto a sfruttare i poteri di veto per bloccare le delibere del board di Stm e le nomine, avvalendosi delle prerogative previste dai patti parasociali. Per il Mef il rapporto di fiducia con Chery e Grandi si è rotto in modo insanabile e quindi serve un ricambio. Certo, ma chi arriva? La Verità ha avuto conferme sul nome di Nicolas Dufourcq (lo rilanciava ieri La Stampa), il presidente di Bpifrance, la banca pubblica francese controllata da Cdc (omologa transalpina di Cdp) e dallo Stato. Dufourcq è presidente del consiglio di sorveglianza di Stm e ha fatto tutta la trafila dei manager di Stato di Parigi, laurea al Sciences Po e alunno della École nationale d’administration (Ena). Nulla di deciso, ma è una candidatura molto importante. Insomma uscirebbe un manager francese e ne entrerebbe uno dello Stato francese. Vero che ormai con Jean-Marc Chery è diventata una questione personale, ma è altrettanto vero che in una recente intervista a Les Échos, Dufourcq aveva definito l’idea che la Francia fosse nettamente favorita in Stm come una «contro-verità». Non proprio di buon auspicio.
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