2025-01-04
Più premi e partecipazione agli utili. Le buste paga lievitano di 1.500 euro
Sono aumentati del 15% i contratti integrativi: coinvolti oltre 5 milioni di lavoratori.Rinnovare i contratti scaduti e aumentare la produttività delle aziende. Se questi sono i capisaldi del governo Meloni per rimpolpare gli stipendi degli italiani, gli ultimi dati pubblicati in un report dal ministero del Lavoro danno una bella iniezione di fiducia alla strategia adottata dall’esecutivo. Alla fine del 2024 infatti ci ritroviamo con 18.963 contratti di secondo livello attivi, un incremento quasi del 15% rispetto all’anno prima, con un importo medio dei premi che supera i 1.500 euro. In soldoni vuol dire che più di 5 milioni di lavoratori hanno firmato accordi con le loro aziende che in qualche modo prevedono bonus legati alla produzione, pacchetti di welfare aziendale, partecipazione agli utili delle aziende ecc, senza contare che in diversi casi queste opzioni vengono cumulate. Tant’è che delle quasi 19.000 intese attive, 15.316 si propongono di raggiungere obiettivi di produttività, 12.041 di redditività, 9.525 di qualità, mentre 1.721 prevedono un piano di partecipazione e 11.418 misure di welfare aziendale. Tanti numeri rischiano di confondere, ma il concetto è chiaro. Negli ultimi anni le politiche per incoraggiare la contrattazione di secondo livello (aziendale o territoriale) hanno iniziato a dare i frutti sperati soprattutto grazie alla leva fiscale. Da inizio 2023 infatti sui premi di risultato e sulla partecipazione agli utili dell’impresa è applicata un’aliquota agevolata del 5% (dimezzata rispetto al precedente 10%) che nell’ultima legge di bilancio è stata prorogata anche per il prossimo triennio. Ci sono dei paletti (il massimale è stato posto a quota 3.000 euro lordi) sui quali è possibile «lavorare», ma i dati del ministero guidato da Marina Calderone ci dicono che il meccanismo sta funzionando. Anche perché va ricordato che per ottenere le agevolazioni fiscali è necessario riscontrare un miglioramento oggettivo e concreto dei risultati aziendali rispetto all’anno precedente, altrimenti è impossibile applicare l’imposta sostitutiva del 5%. Il governo Meloni non è certo il primo esecutivo che punta a rafforzare il secondo livello della contrattazione, ma per anni la particolare conformazione del sistema industriale del Paese ha rappresentato un ostacolo. Un tessuto imprendit oriale composto per più del 90% da piccole e medie aziende ha maggiori difficoltà a portare avanti politiche di contrattazione decentrata che per forza di cose richiedono la presenza di una rappresentanza sindacale forte e preparata a trattare con l’azienda. Eppure i numeri ci dicono che anche tra le Pmi gli accordi integrativi stanno crescendo. I contratti territoriali, che riguardano per la gran parte imprese di piccola dimensione, si sono avvicinati a quota 3.500, più 26% rispetto ai 12 mesi precedenti. Non male. Restando sulle dimensioni aziendali, i dati del ministero dicono anche che il 49% delle aziende che ha firmato un contratto di secondo livello ha un numero di dipendenti inferiore a quota 50, il 36% maggiore di 100 e il 15% compreso fra 50 e 99. Più nel dettaglio, se l’analisi passa ai settore di attività economica, non si può non notare che il 61% dei contratti depositati si riferisce ai servizi, il 38% all’industria e solo l’1% all’agricoltura.Poche le sorprese invece sulla distribuzione territoriale dei contratti attivi. Che quasi un terzo degli accordi (per la precisione 5.237) premi la Lombardia rientra nella normale dinamica economica del Paese, così come era prevedibile che alle spalle della locomotiva lombarda si piazzassero l’Emilia Romagna (3.180 contratti) e il Veneto (2.112 intese). Più giù invece Campania (553), Puglia (340) e Sicilia (267), a testimonianza di quanto lavoro ci sia ancora da fare.
Pedro Sánchez (Getty Images)
Alpini e Legionari francesi si addestrano all'uso di un drone (Esercito Italiano)
Oltre 100 militari si sono addestrati per 72 ore continuative nell'area montana compresa tra Artesina, Prato Nevoso e Frabosa, nel Cuneese.
Obiettivo dell'esercitazione l'accrescimento della capacità di operare congiuntamente e di svolgere attività tattiche specifiche dell'arma Genio in ambiente montano e in contesto di combattimento.
In particolare, i guastatori alpini del 32° e i genieri della Legione hanno operato per tre giorni in quota, sul filo dei 2000 metri, a temperature sotto lo zero termico, mettendo alla prova le proprie capacità di vivere, muoversi e combattere in montagna.
La «Joint Sapper» ha dato la possibilità ai militari italiani e francesi di condividere tecniche, tattiche e procedure, incrementando il livello di interoperabilità nel quadro della cooperazione internazionale, nella quale si inserisce la brigata da montagna italo-francese designata con l'acronimo inglese NSBNBC (Not Standing Bi-National Brigade Command).
La NSBNBC è un'unità multinazionale, non permanente ma subito impiegabile, basata sulla Brigata alpina Taurinense e sulla 27^ Brigata di fanteria da montagna francese, le cui componenti dell'arma Genio sono rispettivamente costituite dal 32° Reggimento di Fossano e dal 2° Régiment étranger du Génie.
È uno strumento flessibile, mobile, modulare ed espandibile, che può svolgere missioni in ambito Nazioni Unite, NATO e Unione Europea, potendo costituire anche la forza di schieramento iniziale di un contingente più ampio.
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