2024-02-23
Stellantis scippa all’Italia i furgoni elettrici
Il colosso ex Fiat ha deciso di produrre i nuovi mezzi nello stabilimento inglese di Luton grazie ai cospicui finanziamenti statali stanziati da Londra. È la prova che il diktat dell’azienda al nostro Paese è ormai iniziato: senza soldi pubblici, addio fabbriche.Tragedia nel centro di Pratola Serra, operaio ucciso mentre provava a riavviare l’impianto. Aperta un’inchiesta.Lo speciale contiene due articoli.A guardare oggi a Stellantis verrebbe da pensare che il colosso franco-italiano guidato dall’ad Carlos Tavares stia facendo la questua nei vari Paesi europea nella speranza di trovare i migliori sussidi.È il caso, ad esempio, di quanto avvenuto in Inghilterra, nello stabilimento di Luton, non lontano da Londra. Vauxhall, marchio di Stellantis che in Italia è conosciuto come Opel, inizierà a produrre la sua gamma di furgoni elettrici di medie dimensioni nel Regno Unito per la prima volta a partire dal prossimo anno, nell’ultimo esempio di «reshoring» della produzione (cioè di riportare la produzione in casa) delle case automobilistiche britanniche.Vauxhall ha infatti annunciato ieri che avvierà la produzione di una serie «limitata» di veicoli a batteria destinati prevalentemente al mercato nazionale presso il suo stabilimento di Luton. In dettaglio, inizialmente Stellantis investirà circa 10 milioni di sterline per aggiornare l’attuale linea di produzione di veicoli alimentati a diesel, ma la conversione completa della fabbrica verso i veicoli elettrici dipenderà dall’esito dei colloqui con i ministri sul sostegno statale per finanziare la transizione.«Se da un lato questa decisione dimostra la fiducia di Stellantis nello stabilimento, dall’altro questo primo passo nella sua riqualificazione verso un futuro completamente elettrico richiede che il governo britannico stimoli una maggiore domanda nel mercato dei veicoli elettrici e sostenga i produttori che investono nel Regno Unito per una transizione sostenibile», ha dichiarato Maria Grazia Davino, responsabile di Stellantis nel Regno Unito. Insomma, ancora una volta, il gruppo frutto del matrimonio tra l’ex Fca e Psa chiede aiuto a un governo per stimolare l’acquisto dei suoi prodotti. Nusrat Ghani, ministro dell’Industria e della Sicurezza economica, ha accolto con favore l’annuncio: «Questo è un ulteriore voto di fiducia verso l’economia britannica e una notizia entusiasmante che dimostra che il nostro piano per l’industria automobilistica sta funzionando».D’altronde, Stellantis ha ottenuto circa 30 milioni di sterline di sostegno statale nel 2021 come parte di un investimento di 100 milioni di sterline per trasformare l’altro stabilimento britannico di Ellesmere Port in un impianto per la produzione di veicoli elettrici. L’impianto nel nord-ovest dell’Inghilterra produce furgoni elettrici di piccole dimensioni. A casa di Sua Maestà, del resto, i ministri hanno promesso centinaia di milioni di sterline di sostegno statale alle case automobilistiche internazionali per una serie di progetti, tra cui una gigafabbrica di batterie per il gruppo Jaguar Land Rover e nuovi modelli elettrici di Nissan e Bmw. Per intenderci, lo stabilimento di Luton, che impiega circa 1.500 persone, l’anno scorso ha prodotto poco più di 90.000 furgoni con motore a combustione. I nuovi modelli elettrici - Vauxhall/Opel Vivaro Electric, Peugeot E-Expert, Citroën ë-Dispatch e Fiat Professional E-Scudo - dovrebbero rappresentare inizialmente circa un decimo della produzione del sito. Inoltre, va ricordato che l’azienda è il più grande produttore di furgoni d’Europa e rappresenta circa la metà del mercato britannico dei furgoni elettrici. Attualmente, però, importa dalla Francia tutti i furgoni elettrici di medie dimensioni destinati al mercato britannico. Stellantis, proprietaria di diversi marchi automobilistici tra cui Opel, Peugeot, Citroën e Fiat, dal canto suo aveva già detto che avrebbe cercato di localizzare la produzione britannica se la Brexit avesse portato a tariffe doganali tra la Gran Bretagna e l’Ue. Così è stato. In base a un accordo siglato l’anno scorso, a partire dal 2027 saranno applicate tariffe alle esportazioni di veicoli elettrici tra il Regno Unito e l’Ue, a meno che non contengano alti livelli di componenti di provenienza nazionale. Inoltre, l’azienda sta pianificando di passare a una linea di auto completamente elettriche entro il 2030 in Europa, seguita da furgoni a un certo punto nel decennio che partirà dal 2030. L’annuncio di Stellantis è l’ultima spinta all’industria automobilistica britannica, dopo che l’anno scorso le aziende, tra cui Bmw e Jaguar Land Rover, hanno promesso 24 miliardi di sterline di nuovi investimenti, più del totale complessivo dei sette anni precedenti.In tutto questo l’Italia dove si colloca? I due grandi stabilimenti di Pomigliano d’Arco e Mirafiori continuano a boccheggiare andando avanti a singhiozzo con lo stabilimento del lusso di Grugliasco voluto da Sergio Marchionne venduto come fosse un monolocale in periferia.Ancora di recente la Fiom, attraverso le voci di Michele De Palma e Samuele Lodi chiedono a Tavares azioni concrete come investimenti in ricerca progettazione e produzione con le missioni produttive per tutti gli stabilimenti in tempi chiari. Ma l’unica verità è che non c’è nulla di certo e che, in assenza di sussidi statali, le fabbriche italiane del gruppo sono a rischio.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/stellantis-scippa-italia-furgoni-elettrici-2667347318.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="tragedia-nel-centro-di-pratola-serra-operaio-stritolato-dal-macchinario" data-post-id="2667347318" data-published-at="1708672764" data-use-pagination="False"> Tragedia nel centro di Pratola Serra. Operaio stritolato dal macchinario Aveva da poco ripreso a lavorare alla manutenzione di un impianto nel reparto Basamento motori dopo il turno serale di mercoledì quando, alle 7.50 di ieri mattina, quel macchinario che conosceva come le sue tasche ha cominciato a stringere la sua morsa attorno al suo corpo, schiacciandolo. E nessuno ha visto nulla. È morto così, nello stabilimento Fma Stellantis di Pratola Serra, in provincia di Avellino, dove si producono i motori Fiat, Domenico Fatigati, 52 anni di Acerra, dipendente da 30 anni di una ditta esterna, la Ms automazioni di Foggia. La sua qualifica da tecnico manutentore meccatronico esperto e, a dire dei colleghi di lavoro, anche molto prudente, sembra confliggere con l’accaduto. È morto mentre i soccorritori del 118 provavano inutilmente a salvarlo. Lascia tre figli. Poco dopo le 8 i carabinieri erano già nello stabilimento, insieme agli ispettori del lavoro e ai funzionari dell’Asl che dovranno ricostruire la dinamica dell’incidente. La Procura di Avellino ha aperto un fascicolo. Le indagini, coordinate dal procuratore Domenico Airoma, sono state affidate al pm di turno Luigi Iglio. Il macchinario e l’area dell’incidente sono stati sequestrati. Le organizzazioni sindacali hanno subito deciso di incrociare le braccia, proclamando uno sciopero dei lavoratori per tutta la giornata di ieri. Coincidenza, proprio ieri, ad Avellino, il sindacato aveva organizzato un presidio per manifestare contro le morti bianche e, in particolare, per ricordare Isidoro Di Lorenzo, che ha perso la vita solo pochi giorni fa cadendo da una scaffalatura in un deposito farmaceutico di Monteforte Irpino. Per le organizzazioni di categoria, quello di Pratola Serra è «l’ennesimo morto legato alla catena degli appalti e dei subappalti». E ovviamente uno degli aspetti che le indagini giudiziarie dovranno chiarire è proprio questo. La società foggiana lavorava da tempo per Fca ed è stata riconfermata da Stellantis. Ma il dettaglio che ha colpito in modo particolare chi indaga è un altro: gli investigatori hanno subito sentito chi era al lavoro nelle vicinanze del punto in cui si è verificato l’incidente e nessuno di loro è stato in grado di riferire elementi utili alla ricostruzione dell’accaduto. Il loro racconto comincia dall’allarme e dai soccorsi. È stato uno degli operai dello stabilimento, infatti, ad accorgersi dell’incidente e a urlare di fermare il macchinario. La prima ipotesi investigativa, per ora, è questa: un ostacolo avrebbe impedito lo scorrimento della catena di montaggio dell’area Basamento motori, il meccatronico avrebbe individuato l’incaglio ma, mentre cercava di eliminarlo, il macchinario sarebbe ripartito cogliendolo di sorpresa. Un trauma all’addome potrebbe aver quindi compromesso organi vitali, uccidendo Fatigati. Ma sarà l’autopsia a stabilire le cause della morte. Di certo c’è che Fatigati dopo il turno di ieri sera era tornato a casa ad Acerra, affrontando tre quarti d’ora di viaggio. E lo stesso ha fatto ieri mattina per tornare nello stabilimento. Chi lo conosceva lo descrive come un padre di famiglia con la testa sulle spalle e anche come molto rigoroso e attento sul lavoro. Qualcosa, insomma, deve non aver funzionato. Anche perché, fanno notare gli attivisti sindacali interni allo stabilimento, le catene di montaggio hanno dei sistemi di sicurezza che dovrebbero impedire incidenti gravi. Fatigati, però, è rimasto stritolato. Il pm Iglio ha effettuato subito un sopralluogo nello stabilimento. Le prime audizioni dei testimoni, coordinate proprio dal magistrato, sono avvenute sul posto. E non si esclude il ricorso a dei consulenti tecnici. I vertici del gruppo Stellantis, tramite un portavoce, hanno espresso «profondo cordoglio e vicinanza ai familiari» di Fatigati, ribadendo che, per quanto di competenza, l’azienda sta «collaborando attivamente» con l’autorità giudiziaria e con le forze dell’ordine che stanno effettuando le indagini.
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