2024-10-26
Lavori lumaca, Regione sbugiardata
Sentenza del Tar sulla cassa di espansione di Ca’ Lolli, attesa da 20 anni: per i giudici concesse ai privati che dovevano fare le bonifiche nell’area due proroghe illegittime.Una nuova tappa si aggiunge alla complicata storia della cassa d’espansione Ca’ Lolli a Tebano, lungo il fiume Senio, il cui iter di realizzazione è stato avviato nel 2005, quasi 20 anni fa, e a oggi risulta ancora incompiuta. Il Tar ha rigettato il corso dei concessionari privati per l’estrazione della ghiaia che si sono visti negare l’ennesima proroga nel 2018. In questo modo, però, la sentenza sbugiarda l’operato della Regione e del Comune di Faenza nel concedere le precedenti tre proroghe, da cui potrebbe perfino derivare un danno erariale. Ripercorriamo un attimo la vicenda. Il primo accordo quadro per la realizzazione delle tre casse di espansione lungo il fiume Senio, in una località di 70 ettari individuata a Tebano (frazione di Faenza), risale al 2005. Nel 2006 arriva il progetto esecutivo: concessionari privati potranno coltivare l’area ed estrarre e commercializzare la ghiaia ivi presente - molto ricercata nel settore edilizio - in cambio della costruzione degli invasi. Nel 2010 viene firmata la convenzione finale tra il Comune di Faenza e due società che si sono aggiudicate i lavori, a cui vengono date cinque anni di tempo, con al massimo 12 mesi di proroga, per restituire la terra con le casse arginate. Passati i cinque anni, le due aziende chiedono la prima proroga in ragione della sopravvenuta crisi del mercato immobiliare e il Comune, nonostante non figuri tra le cause previste, la concede. Lo stesso schema si ripete negli anni successivi, così da cinque anni si passa a otto, al termine dei quali i lavori sono fermi a metà: le arginature non ci sono e, delle tre casse ipotizzate, ne è stata realizzata soltanto una.Nel 2018, alla richiesta della quarta proroga, si mette di traverso la Regione, allora guidata da Stefano Bonaccini, che invece fino ad allora aveva avallato tutti i rinvii. Uno dei suoi dirigenti dà parere negativo «a fronte della rilevanza strategica che tale tipologia di opera assume a livello regionale rispetto agli obiettivi di sicurezza idraulica dei territori di valle». Le due concessionarie si sono difese dicendo che i Comuni non avevano nominato i tecnici amministrativi per il collaudo delle opere e che mancava un referente per la realizzazione. Il Tar non ha smentito queste affermazioni - ma d’altronde non era suo compito farlo -, però ha rigettato i ricorsi, aggiungendo che le «reiterate proroghe concesse» dal Comune di Faenza e dalla regione Emilia Romagna erano contro la legge. Regione che dal 2018 ha disposizione 8,5 milioni di euro sbloccati dalla Corte dei Conti per la realizzazione dell’opera ma, dopo sei anni, ancora non si muove una foglia.La sentenza del Tar potrebbe anche rendere più complicata l’escussione da parte del Comune di Faenza delle fideiussioni concesse all’inizio dei lavori, per un totale di 2,17 milioni di euro, perché le compagnie assicurative potrebbero appellarsi alle illegittime proroghe concesse. Soldi con cui, per altro, forse si sarebbero potute portare a termine le opere. Nell’ultima alluvione di settembre il Senio è esondato ancora, allagando questa volta Cotignola. «Se la cassa di espansione Ca’ Lolli, progettata vent’anni fa, fosse stata realizzata, questo paesino non sarebbe andato sott’acqua», ha dichiarato alla Verità Stefano Bertozzi, consigliere comunale di Faenza per Fdi, il quale intende integrare l’esposto presentato lo scorso giugno in cui denunciava alla Procura la vicenda. «La sentenza del Tar», ha spiegato, «conferma l’illegittima concessione della seconda e della terza proroga da parte del Comune di Faenza e il silenzio colpevole della Regione. Serve necessariamente un’assunzione di responsabilità, chi ha sbagliato paghi».
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