2025-01-11
A Starmer tocca il ballo dello spread. Fondi in fuga dalle sue ricette folli
Male i titoli di Stato: il Gilt a dieci anni è arrivato a 4,93%, il record dal 2008. I mercati temono che sia l’ora della stagflazione. Gli investitori scappano perché avversano le politiche green e le scelte dell’esecutivo.Una crisi costruita su misura dagli errori del governo. Per questa ragione in Gran Bretagna il primo ministro laburista Keir Starmer potrebbe andare a casa prima del tempo. Non sarebbe nemmeno la prima volta. Anche Tony Blair e Boris Johnson, pur avendo vinto le elezioni con ampie maggioranze, furono costretti a lasciare a metà mandato a causa della caduta di popolarità. Proprio questi precedenti rendono meno credibile la ricostruzione pubblicata dal Financial Times secondo cui Elon Musk starebbe complottando per arrivare al ribaltone. La sponda principale della congiura sarebbe Reform Uk, il cui fondatore, Nigel Farage, però non gode più dalla fiducia del patron di Tesla. Musk, dunque, oltre a trovare il grimaldello per abbattere Starmer sarebbe a caccia del killer. L’avrebbe trovato nella figura di Rupert Lowe, deputato di Reform Uk. Tutto molto complicato. Soprattutto perché del complotto di Musk denunciato dal Financial Times non ci sono evidenze. Si vedono invece gli errori di Starmer. A cominciare dalle politiche green. A denunciarle è addirittura la Banca d’Inghilterra sostenendo che i costi della transizione hanno fatto esplodere il prezzo dell’energia mettendo all’angolo il sistema produttivo britannico.I mercati hanno perso progressivamente fiducia nelle capacità del governo laburista di guidare il Paese fuori dalla palude economica. Così i rendimenti dei titoli di Stato a dieci anni, i Gilt, sono arrivati al 4,93%, un picco che non si registrava dal 2008. Gli investitori, preoccupati per la sostenibilità del debito, hanno iniziato a vendere. Le difficoltà non si limitano ai mercati obbligazionari: anche la sterlina ha sofferto, scivolando a 1,224 dollari, il livello più basso dal novembre 2023. Un segnale evidente della sfiducia crescente nei confronti dell’economia britannica. Quali le cause del terremoto?La manovra preparata dal cancelliere dello Scacchiere Rachel Reeves, non ha certo accresciuto la popolarità del governo. La legge di bilancio, infatti, contiene un pacchetto da 40 miliardi di sterline sotto forma di aumenti di tasse e tagli di spesa.Sono misure difficili da implementare che amplificano la sfiducia nei confronti dei titoli di Stato britannici. Il rischio si chiama stagflazione che combina crescita economica fiacca e pressioni inflazionistiche forti. Una situazione che l’Italia in anni passati ha ben conosciuto. La decisione, di cui si parla in queste ore, di non aumentare le tasse ma di ridurre la spesa pubblica potrebbe essere una risposta troppo timida per affrontare un’emergenza che, come previsto da molti economisti, rischia di compromettere la sostenibilità economica del Paese nel lungo periodo.Il panorama odierno ricorda da vicino quanto accaduto nel 1976, quando il Regno Unito si trovò costretto a chiedere aiuto al Fondo monetario internazionale per fronteggiare una crisi del debito che minacciava di travolgere il Paese. Allora, l’inflazione era al 25% e i mercati obbligazionari si erano schiantati sotto il peso della sfiducia dilagante. Oggi, pur con tutte le avvertenze del caso, i punti di contatto sono molti: un debito pubblico in aumento, una crescita economica debole e una sfiducia crescente nei confronti delle politiche fiscali del governo.L’analisi di Martin Weale, economista ed ex membro del comitato di politica monetaria della Banca d’Inghilterra, non esclude la possibilità di un irrigidimento fiscale con tagli e tasse proprio come accadde negli anni Settanta, per rassicurare i mercati. Ma potrebbe non bastare: la crisi economica internazionale, alimentata dalla forza del dollaro, sta infatti accelerando i problemi fiscali interni al Regno Unito.Se il governo non trova una via d’uscita rapida, il rischio è che i capitali in uscita dal Paese finiscano per cercare rifugio altrove. Nel contesto globale, il Regno Unito sembra essere in una posizione di crescente debolezza. L’isolamento che Londra ha sempre ritenuto un valore sta presentano il conto. Il Regno Unito è troppo piccolo per reggere la competizione con i tre blocchi che ormai dominano l’economia globale: l’Unione europea, gli Usa e la Cina. Londra deve decidere da che parte stare. Considerando la ferita della Brexit non restano che gli Stati Uniti. E in questo senso allacciare buoni rapporti con Musk potrebbe anche essere una buona idea.Mentre altre nazioni, come l’Italia, riescono a mantenere una certa stabilità e a conquistare la fiducia degli investitori come testimoniato autorevolmente dalla Bce oltre che dai mercati, il governo britannico fatica a far fronte alle proprie sfide. La crescente sfiducia dei mercati e l’aumento dei rendimenti dei titoli di Stato sono il risultato di politiche che non sono riuscite a rispondere adeguatamente alle emergenze globali e interne. Se Starmer non agirà con determinazione, il rischio di una crisi come quella degli anni Settanta potrebbe diventare una realtà. Anche senza il presunto complotto di Musk.
Volodymyr Zelensky (Ansa)