2021-03-05
Sputnik bussa all’Ema per dividere l’Europa
Vladimir Putin (Sefa Karacan/Anadolu Agency via Getty Images)
L'Agenzia del farmaco avvia la revisione dell'antidoto di Vladimir Putin. A chiederne l'accesso nel mercato Ue è un'ex azienda tedesca e ora russa. L'obiettivo è usare le fiale come leva geopolitica. La Commissione: «L' ok non garantirebbe i contratti». Matteo Salvini apre all'India.Il comitato per i medicinali umani (Chmp) dell'Ema ha avviato una revisione continua del vaccino Sputnik V sviluppato dal Centro nazionale di epidemiologia e microbiologia Gamaleya in Russia. A presentare la richiesta - si legge nel comunicato dell'Agenzia europea del farmaco - è stata un'antica azienda tedesca poi diventata di proprietà russa, la R-Pharm Germany GmbH, che ha così attivato la cosiddetta rolling review necessaria per consentire all'Ema di valutare i dati non appena saranno disponibili per decidere se i benefici superano i rischi. «La revisione continuerà fino a quando non saranno disponibili prove sufficienti per la domanda formale di autorizzazione all'immissione in commercio», aggiunge l'Agenzia.«A seguito dell'approvazione dell'Ema, saremmo in grado di fornire vaccini a 50 milioni di europei a partire da giugno 2021», ha dichiarato Kirill Dmitriev, capo del Russian direct investment fund (Rdif), il fondo sovrano russo che ha finanziato la scoperta del vaccino e si occupa della commercializzazione all'estero. Il problema però sono i tempi della pratica. Se consideriamo, ad esempio, il vaccino della Johnson&Johnson, la rolling review è stata presentata il primo dicembre dell'anno scorso e il via libera dell'Ema potrebbe arrivare il prossimo 11 marzo. Parliamo quindi di tre mesi e mezzo per un prodotto, tra l'altro, che ha dato ottimi risultati in una fase 3 molto approfondita. E comunque meno discussi rispetto a quelli pubblicati a inizio febbraio dalla rivista Lancet, riportando dell'analisi effettuata in 25 ospedali e policlinici della città di Mosca da cui si evince che lo Sputnik è efficace al «91,6%» ed è «sicuro». Non solo. La richiesta presentata ieri all'Ema in realtà sono due, perché lo Sputnik V è costituito da due componenti che comprendono diversi virus appartenenti alla famiglia degli adenovirus, Ad26 e Ad5 (quindi sono state presentate richieste separate per ciascun vettore virale).Di certo, si moltiplicano i Paesi dove lo Sputnik viene registrato anche alla luce dei tagli alle forniture da parte dei produttori Ue. Secondo dati ufficiali, aggiornati a febbraio, il vaccino russo è disponibile in più di 40 Paesi. In Europa, le autorità ungheresi hanno autorizzato la somministrazione del vaccino russo bypassando l'Ema, mentre Vienna, Praga e Zagabria potrebbero a breve seguire le sue orme. Serbia, Bosnia, Montenegro, Bielorussia e San Marino sono gli altri Paesi del Vecchio continente a essersi già rivolti a Mosca. Per far fronte agli ordini, si stanno quindi moltiplicando in parallelo gli accordi per iniziare a produrre il vaccino fuori dai confini nazionali attraverso accordi con case farmaceutiche. In Europa questo non potrebbe avvenire per mezzo della R-Pharm Germany GmbH, che ha avviato la rolling review. In quanto è specializzata in produzione esclusiva di medicinali e integratori in forma solida. Ma l'azienda è licenziataria dei vaccini Astrazeneca per Russia, Ucraina e un pezzo di Medio Oriente. E sta per avviare la sperimentazione di un mix tra il vaccino Astrazeneca e lo Sputnik con l'obiettivo di potenziarne i rispettivi effetti. La fase 3 di questo progetto finirà a novembre, quindi si presuppone che il prodotto sarà di seconda generazione. Nel frattempo, però, queste operazioni possono servire a Vladimir Putin anche come strumento geopolitico: da una parte Mosca può sfruttare la combinazione tra Sputnik e Astrazeneca per entrare nel mercato internazionale guadagnando in termini di reputazione (la stessa Angela Merkel si era dichiarata disponibile a dare il suo sostegno se le regole vengono rispettate). Dall'altra, l'obiettivo di Mosca può essere quello di aumentare il numero di Stati europei che, come l'Ungheria di Orbán, facciano approvare lo Sputnik dalle agenzie del farmaco nazionali. Incrinando la strategia unica della von der Leyen dopo aver, per altro, già spaccato il fronte del cosiddetto gruppo di Visegrád (l'accordo di cooperazione politica che riunisce Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia). Dalla Ue le reazioni continuano a essere sono fredde: «È bene chiarire che anche se un vaccino viene approvato dall'Ema, non vi è alcun obbligo per la Commissione di includerlo nei propri contratti», ha precisato ieri il portavoce della Commissione europea, Eric Mamer. «È prematuro dire se il produttore di Sputnik avrà la capacità di rispettare i criteri» fissati per entrare nella strategia vaccinale europea, ma «non basta rispettare questi requisiti per entrare nel portfolio di fornitori di dosi dell'Ue», ha aggiunto Stefan de Keersmaecker, portavoce della Commissione per la Salute, sottolineando che la scelta «spetta anche agli Stati membri».In Italia, intanto, si muove a tutto campo uno dei principali sostenitori dello Sputnik, ovvero il leader della Lega, Matteo Salvini. Che dopo aver avuto un confronto con il governo di San Marino, ieri ha incontrato Neena Malhotra, ambasciatrice dell'India in Italia. «Nuova Delhi ha offerto collaborazione all'Italia, mettendo a disposizione supporto tecnologico, dosi del vaccino Astrazeneca prodotto proprio in India» nello stabilimento di Serum. Salvini ha chiesto documentazione per approfondire il tema, «riservandomi di parlarne direttamente al presidente del Consiglio», ha scritto su Facebook. Le scorte dei vaccini che già abbiamo intanto aumentano, così come è destinato ad aumentare il flusso di nuovi arrivi nelle prossime settimane. Quindi, mentre va avanti la caccia di altri rifornimenti, la parola d'ordine deve essere una sola, ovvero fare il maggior numero possibile di iniezioni.
Il presidente di Assoprevidenza Sergio Corbello (Imagoeconomica)
Il presidente di Assoprevidenza Sergio Corbello: «Dopo il 2022 il settore si è rilanciato con più iscritti e rendimenti elevati, ma pesano precariato, scarsa educazione finanziaria e milioni di posizioni ferme o con montanti troppo bassi».