2018-10-20
Moody's declassa l'Italia. Come fare investimenti con questo spread
Nella notte l'agenzia di rating abbassa il livello di affidabilità del nostro debito pubblico a Baa3: l'ultimo gradino prima del livello non investment. Spread verso 400? Al riparo con yen, dollari oppure titoli a scadenza breve. Gli esperti: «Ok a prodotti esteri, ma bilanciati per evitare i rischi del cambio». Sì a obbligazioni italiane, però a durata ravvicinata.I bond delle aziende sono più stabili ma garantiscono rendimenti minori. I privati subiscono meno scossoni: vale per Esselunga e per chi opera in settori lontani dallo Stato. Esposte, invece, le banche e le assicurazioni. In caso di differenziale a 400 le rendite di Tim, Enel ed Eni in impennata.Alberto Borgia, presidente di Aiaf: «Niente effetto sui mutui, attenzione ai fidi. Prestiti più cari alle imprese allontanano gli investitori internazionali e spingono a delocalizzare».In Borsa spunta il listino per chi scommette contro le azioni tricolori. Etfplus propone strumenti speculativi dedicati a trader esperti che fanno guadagnare grazie alle difficoltà del Belpaese. Lo speciale comprende quattro articoli.La parola spread è ormai sulla bocca degli italiani da qualche anno a questa parte, ma non sempre è chiaro di cosa si tratti. Quindi, cominciamo dicendo che per spread si intende il differenziale di rendimento fra due titoli: in questo caso, il differenziale di rendimento fra Btp e Bund, rispettivamente i titoli di Stato italiani e tedeschi. Il motivo per cui si prende a riferimento il decennale tedesco sta nel fatto che tale titolo viene considerato un esempio di strumento senza rischi. Pertanto, più il prezzo dei nostri titoli (di fatto un prestito che i risparmiatori fanno allo Stato) scenderà rispetto ai loro omologhi tedeschi e più basso sarà il loro valore sul mercato. Quindi, per invogliare i risparmiatori a comprare titoli che valgono meno (e dunque più rischiosi), lo Stato dovrà offrire maggiori rendimenti, indebitandosi ancora di più. L'agenzia Moody's tha tagliato nella notte il rating dell'Italia a Baa3 da Baa2 con outlook stabile. La decisione è legata a un «cambio concreto della strategia di bilancio, con un deficit significativamente più elevato rispetto alle attese». Alla base della decisione c'è la mancanza di una coerente agenda di riforme per la crescita, e questo implica il prosieguo di una «crescita debole nel medio termine'». Lo afferma la stessa agenzia nella nota, sottolineando che i piani del governo non rappresentano un ''coerente programma di riforme'che può spingere «a mediocre performance della crescita su base sostenuta».Per tutti questi motivi lo spread oscilla. Il motivo per cui si assiste all'innalzamento di questo indicatore è legato dunque al rischio creditizio del Paese, ossia al timore che gli investitori hanno di non veder ripagato il proprio investimento nel debito pubblico italiano. «Negli ultimi giorni lo spread ha risentito del braccio di ferro tra Italia ed Europa e la volatilità potrebbe avere oscillazioni ancora maggiori di quelle fin qui registrate», spiega alla Verità Francesco Pilotti, responsabile ufficio studi di Soldiexpert scf, società di consulenza indipendente. La domanda che si pongono tutti appare dunque chiara: è possibile investire nelle care vecchie obbligazioni senza incorrere nelle oscillazioni dello spread italo-tedesco? «La maggior parte degli operatori fugge dal rischio e cerca di liquidare le posizioni che tendono a far oscillare maggiormente il valore del loro portafoglio», spiega Pilotti. Ma in realtà il modo esiste, eccome. La soluzione è «operare sempre sull'obbligazionario ma con titoli che non risentono delle oscillazioni dello spread: si tratta di titoli che hanno sottostanti in dollari statunitensi, in franchi svizzeri e in yen giapponesi», dice. Attenzione, però. Ciò non significa che questi titoli siano esenti da rischi. «Un eventuale investimento in queste attività può comportare perdite dal punto di vista valutario. Inoltre è da considerare anche il rischio di un eventuale rialzo dei tassi di interesse, un tema piuttosto caldo soprattutto negli Stati Uniti dove, in queste settimane i rendimenti obbligazionari americani hanno superato anche il 3,2% proprio per il timore di un incremento dei tassi».«In un contesto di elevata incertezza politica come quello che sta vivendo oggi l'Italia», dice alla Verità Gianluca D'Alessio, responsabile di Fia asset management, «sarebbe opportuno diversificare geograficamente il portafoglio obbligazionario, investendo nei titoli di Paesi politicamente più stabili esposti al rischio di default: fra questi, oltre ai soliti Germania e Stati Uniti, vi sono i Paesi del Nord Europa», sottolinea. «Dal momento che molte di queste strategie non sono facilmente accessibili al segmento retail (quello dei risparmiatori più comuni e che non riguarda gli investitori professionali, ndr), il consiglio rimane quello di affidarsi a gestori seri ed esperti, approfittando dei numerosi fondi ed Etf a disposizione dell'investitore medio, con bassi costi di gestione e di transazione».Il punto, però, non è solo cosa comprare, ma anche l'approccio da seguire per continuare a dormire sonni tranquilli. «Per ridurre al massimo i rischi», dice D'Alessio, «è sconsigliabile adottare un approccio “buy and hold" (compra e attendi, ndr), soprattutto su titoli con scadenze lunghe, i quali sono maggiormente sensibili a un rialzo dello spread. Una soluzione potrebbe essere quella di prediligere titoli obbligazionari garantiti (almeno parzialmente) da un altro asset: in questo caso parliamo di asset backed securities», spiega. «Un altro espediente potrebbe essere quello di investire in titoli a tasso variabile, in modo da proteggere il titolo da variazioni nel rating creditizio dell'emittente».Senza incorrere in eccessivi tecnicismi, basti dunque sapere che le obbligazioni governative italiane sono diventate molto volatili, quindi l'approccio da cassettista non può andare più bene. Del resto, non è un caso se sul mercato siano giunti molti prodotti tra fondi ed Etf che hanno proprio questo scopo: limitare il più possibile l'effetto ottovolante dello spread Btp Bund. Ci sono i fondi di Amundi, Ishares, Lyxor oppure, per chi non riesce a dire di no al reddito fisso governativo, le obbligazioni danesi e svedesi. Certo, nulla a che vedere con i rendimenti azionari. Ma si tratta in tutti i casi di prodotti stabili e che nella peggiore delle ipotesi cedono qualche punto percentuale. Gianluca BaldiniINFOGRAFICA!function(e,t,n,s){var i="InfogramEmbeds",o=e.getElementsByTagName(t)[0],d=/^http:/.test(e.location)?"http:":"https:";if(/^\/{2}/.test(s)&&(s=d+s),window[i]&&window[i].initialized)window[i].process&&window[i].process();else if(!e.getElementById(n)){var a=e.createElement(t);a.async=1,a.id=n,a.src=s,o.parentNode.insertBefore(a,o)}}(document,"script","infogram-async","https://e.infogram.com/js/dist/embed-loader-min.js");<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/spread-verso-400-al-riparo-con-yen-dollari-oppure-titoli-a-scadenza-breve-2613630402.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="i-bond-delle-aziende-sono-piu-stabili-ma-garantiscono-rendimenti-minori" data-post-id="2613630402" data-published-at="1757618748" data-use-pagination="False"> I bond delle aziende sono più stabili ma garantiscono rendimenti minori Cosa succederebbe ai Bond corporate italiani se lo spread - il differenziale di rendimento tra Btp decennali e Bund tedeschi - dovesse continuare a salire, arrivando a toccare quota 400? Per tracciare un quadro, spiega Attilio Capella, operatore esperto del mercato obbligazionario di Cfo sim, «l'analisi storica non ci è di grande aiuto, questo in considerazione principalmente degli interventi straordinari e in particolar modo del programma Cspp (Corporate sector purchase program), parte del quantitative easing attuato dalla Bce. Quindi», prosegue Capella, «è preferibile prendere in considerazione questi ultimi pochi mesi, che hanno visto l'acuirsi del rischio Italia a partire da maggio con l'insediamento dell'attuale governo». Nello studio realizzato per La Verità, Capella ha preso in esame l'andamento dei rendimenti di alcuni tra i più importanti corporate bond italiani - Telecom Italia, Eni, Enel, Atlantia ed Esselunga - in relazione all'andamento dello spread, a partire dall'insediamento del nuovo governo e passando dal giorno in cui è stata annunciata dalla maggioranza l'intenzione di portare il rapporto deficit Pil al 2,4%, fino a tracciare un quadro ipotetico dei rendimenti nel caso in cui lo spread toccasse quota 400. Come spiega Capella «i corporate bond da noi analizzati subirebbero in negativo lo spread Btp/Bund a quota 400 punti base, seppur in maniera diversificata. È da considerare che il rischio Paese deve venire associato a quello del singolo emittente, questo tenendo conto del settore di appartenenza e di quanto incide il business della società emittente nel contesto italiano. Ulteriori considerazioni tengono conto delle diverse situazioni, dalle aste 5G per Telecom Italia alla gestione del crollo del ponte Morandi di Genova per Atlantia, incidendo sulla crescita del margine di interesse da riconoscere e che si andrà a sommare all'allargamento visto in questi ultimi mesi per effetto del rischio Italia, mentre emittenti appartenenti a settori ritenuti più difensivi, vedi Esselunga, o di qualità come Eni hanno assorbito l'allargamento dello spread verificatosi sui titoli governativi». Ciò premesso, per gli investitori obbligazionari «il terreno è pieno di insidie e mine, perché ad agitare i mari non ci sono solo la situazione italiana e lo spread in salita, ma anche un rialzo quasi generalizzato dei tassi d'interesse. E questo significa un calo dei prezzi», sottolinea Salvatore Gaziano, strategist di Soldiexpert scf. «In questo momento storico le imprese vengono considerate più affidabili degli Stati; per fare un esempio, da maggio, mentre il Btp con scadenza 2023 ha perso quasi il 9% il bond emesso da Esselunga con la stessa scadenza è rimasto invariato. Il titolo di Stato oggi rende il 2,51% annuo mentre l'obbligazione Esselunga di uguale scadenza lo 0,64%. I titoli obbligazionari meno toccati dallo spread sono ora quindi quelli sui quali lo Stato italiano ha meno influenza diretta e che operano in settori non troppo a rischio contagio finanziario. E sono anche quelli più resilienti in caso di recessione. Inutile dire che il rendimento offerto da questi “rifugi sicuri" può essere però negativo, come per esempio accade con le obbligazioni della Nestlé che pagano di fatto un rendimento negativo. E questo senza contare l'effetto inflazione». In ogni caso, come nota Fabrizio Fiorini, responsabile investimenti e vicedirettore generale di Ubi Pramerica, «l'eventuale allargamento dello spread rappresenta un problema soprattutto per i titoli di banche e assicurazioni: le banche sono poi i canali di trasmissione sull'economia reale, quindi ci troviamo in una situazione in cui la tensione sugli istituti produce meno credito per il consumo e un credito più costoso per quanto riguarda le aziende. In questo contesto queste ultime, se decidono di sbarcare sul mercato secondario con un'emissione obbligazionaria, sono costrette a ragionare sullo spread: il rischio creditizio va aggiunto a quello della nazione. Quindi lo spread che si allarga non ha vincitori, ma solo perdenti: tra questi le banche sono chiaramente quelle più in difficoltà, seguite dalle assicurazioni». Per Fiorini, «se l'allargamento dello spread si ferma il problema resta confinato all'Italia, ma se il differenziale continua a crescere i problemi si diffonderanno anche altrove. La Spagna e alcuni altri Paesi hanno resistito finora perché il mercato ha percepito questa dinamica come locale, ma se dovesse peggiorare si creerebbe una situazione di sofferenza anche per gli altri titoli di debito corporate: tra questi gli high yield soffrirebbero più di tutti gli altri, perché a quel punto verrebbero percepiti come asset rischiosi nel comparto obbligazionario. Se lo spread dovesse salire l'effetto sarebbe quello di un sasso gettato in un lago che crea cerchi concentrici nell'acqua: il problema più grosso è nel punto dove cade il sasso, ma via via che ci si allontana un impatto, anche se minore, si verifica comunque. E se si continuano a gettare sassi sempre più grossi, le onde aumentano e finiscono non solo per arrivare più lontano, ma anche per impattare maggiormente su ciò che è vicino». Chiara Merico <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem3" data-id="3" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/spread-verso-400-al-riparo-con-yen-dollari-oppure-titoli-a-scadenza-breve-2613630402.html?rebelltitem=3#rebelltitem3" data-basename="alberto-borgia-niente-effetto-sui-mutui-attenzione-ai-fidi" data-post-id="2613630402" data-published-at="1757618748" data-use-pagination="False"> Alberto Borgia: «Niente effetto sui mutui, attenzione ai fidi» Lo spread ha sfondato la soglia dei 300 punti. Ora si attendono le mosse della Commissione europea contro la legge di bilancio. La Verità ne ha parlato con Alberto Borgia, presidente di Aiaf, l'Associazione italiana per l'analisi finanziaria. Lo spread salirà ancora oppure scenderà? «Ritengo che lo spread rimarrà stabile fino alla discussione della manovra sul tavolo europeo (e potrebbe esserlo fino alle elezioni europee). Lo spread in seguito potrà subire degli scossoni se il totale delle spese (come ad esempio quelle relative agli investimenti, al reddito di cittadinanza, alle pensioni, eccetera) non avrà una controparte nelle entrate e nella garanzia che il debito venga successivamente ripagato. Il livello potrà subire delle oscillazioni dovute anche ai tassi a cui gli investitori, privati e i grandi fondi, saranno disposti a comprare il debito pubblico in futuro». Quali gli effetti per l'Italia come Paese e come mercato? «Mi aspetterei che dopo tanti anni ci sia una politica per l'industria che consenta il ripristino di nuove realtà produttive basate in Italia. Oltre alla certezza del diritto o degli incassi, è necessario che le realtà produttive possano poter pagare il denaro con gli stessi tassi applicati ai loro concorrenti. Se lo spread restasse a livelli elevati, le realtà italiane indebitate pagherebbero rispetto ai concorrenti circa 2 punti in più, subendo quindi una penalizzazione nella concorrenza. Lo spread quindi è una variabile importante nel momento in cui si decide un investimento a debito: questo, oltre a incidere sulla permanenza di imprese italiane sul nostro territorio, può scoraggiare investitori stranieri dall'operare in Italia. Una vera politica industriale in Italia manca purtroppo da parecchi decenni». Fino a oggi quali sono stati gli effetti per i risparmiatori? «Se si parla di risparmiatori che si sono affidati a gestioni o a prodotti professionali, gli effetti sono stati assorbiti, sapendo che in queste situazioni “cash is the king", ossia che la liquidità in queste situazioni premia. Vi sono stati però recenti fatti isolati - come la questione degli aumenti di capitale iper diluitivi delle banche o la questione relativa alle concessionarie infrastrutturali - che hanno obiettivamente determinato per il risparmiatore situazioni di forte disagio e perdita. Per quanto riguarda il risparmiatore comune che si muove in autonomia sui mercati, è paradossalmente difficile capire quali sono stati gli effetti, tenendo presente che chi si è affidato a prodotti strutturati di risparmio gestito ha probabilmente optato per strumenti con un'esposizione diversificata sui mercati esteri e non per il debito pubblico italiano. Il debito pubblico italiano, infatti, al 30 maggio 2018 era detenuto per il 32% da stranieri, per il 27% dalle banche, per il 16% dalla Banca d'Italia, per il 19% da fondi e assicurazioni e solamente per il 6% da italiani privati». C'è davvero stato un aumento del costo dei mutui? «Per quanto riguarda i mutui a tasso fisso, ovviamente no. In linea generale comunque la variazione dei tassi avviene su base trimestrale, quindi è probabile che la ricaduta della situazione attuale si avrà a partire tra la fine del 2018 e l'inizio del 2019. A parte la questione dei mutui, ci sembra che la manovra, non toccando la tassazione sulla prima casa, possa consentire uno sviluppo del mercato immobiliare nel prossimo futuro». Gianluca Baldini <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/spread-verso-400-al-riparo-con-yen-dollari-oppure-titoli-a-scadenza-breve-2613630402.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="in-borsa-spunta-il-listino-per-chi-scommette-contro-le-azioni-tricolori" data-post-id="2613630402" data-published-at="1757618748" data-use-pagination="False"> In Borsa spunta il listino per chi scommette contro le azioni tricolori L'aumento dello spread ha creato allarme: tuttavia non mancano le occasioni per trovare rendimenti, specie per gli operatori più esperti. Come spiega Michele Morra, portfolio manager di Moneyfarm, «la manovra del governo è sicuramente un'operazione rischiosa dal punto di vista finanziario. Gli investitori, tuttavia, dovrebbero affrontare la questione con un'ottica di lungo termine, perché il problema del debito pubblico italiano non è certo una novità». Secondo Morra, «l'attuale situazione, con la volatilità che ne è derivata sia sul comparto obbligazionario, sia sul Ftse mib, ricorda quanto sia sconsigliabile concentrare eccessivamente gli investimenti su strumenti finanziari italiani. I portafogli costruiti in ottica di diversificazione globale hanno dimostrato di reagire piuttosto bene rispetto a quelli con eccessiva concentrazione sull'Italia, quando sia Piazza Affari sia il comparto obbligazionario sono stati soggetti a turbolenze». Inoltre, sottolinea il gestore, «non aiuta certo il fatto che in Italia ci sia la tendenza a utilizzare la leva fiscale per orientare il risparmio verso investimenti locali. Ci aveva pensato lo scorso governo con i Pir e ora sembra volerci provare anche il nuovo esecutivo con i Cir. Crediamo sia un approccio sbagliato: i cittadini contribuiscono già con le tasse a ripagare il debito. Orientare il risparmio verso una concentrazione sul rischio Italia non sembra giustificato e la volatilità conferma questa visione». Secondo Salvatore Gaziano, strategist di Soldiexpert scf, «come società di consulenza finanziaria indipendente preferiamo giocare in difesa nei momenti di tensione e già nelle scorse settimane avevamo consigliato ai nostri clienti di alleggerire soprattutto l'azionario Italia, come di essere sottoinvestiti su azioni e obbligazioni anche extra Italia. E riguardo ai titoli di Stato italiani, i rendimenti offerti per il rischio incorporato ci sono sempre sembrati troppo bassi; l'anomalia non sono i rendimenti attuali offerti oggi, ma quelli schiacciati per effetto delle misure della Bce degli scorsi anni, che erano assurdi». Tuttavia, a Piazza Affari non mancano strumenti per sfruttare l'ascesa dello spread. Come sottolinea il sito Finanza Operativa, per quanti ritengono che il differenziale possa salire ancora il listino Etfplus di Borsa Italiana «mette a disposizione una serie di Etf che puntano su un ribasso del Btp (e di riflesso su un rialzo del suo rendimento): ad esempio il Lyxor Btp daily short ucits etf - Acc, il Boost Btp 10y 3x short daily, e il Boost Btp 10y 5x short daily etp, questi ultimi due addirittura rispettivamente a leva tripla e quintupla». Alla segnalazione segue comunque un invito a «fare attenzione», poiché «si tratta di prodotti da utilizzare prevalentemente per operazioni limitate all'intraday e dedicati a trader e investitori con un profilo di rischio non basso». Chiara Merico
Ecco #DimmiLaVerità dell'11 settembre 2025. Il deputato di Azione Ettore Rosato ci parla della dine del bipolarismo italiano e del destino del centrosinistra. Per lui, «il leader è Conte, non la Schlein».